venerdì 1 maggio 2009

PER IL PRIMO MAGGIO


Ultimamente mi esprimo in versi. Non so, non mi riesce di prosare. Riesco solo a poetare, per quanto le mie poesie non siano un granchè. Però è quello che mi viene da fare, la cosa più naturale. La stessa cosa vale per questo giorno di festa nazionale. Non mi viene nulla da citare se non una poesia di Nino Pedretti, già presente negli ultimi post. Un poeta della mia terra, con il sangue romagnolo, come il mio, con la lingua semplice e il cuore grande.


I VO' TOT


Al véli si zardéin


l'aèreo, i bastimént


i vò i giurnél


la radio, i treni.


I vò un dutòur par lòu


un mèstar par chèsa


un prit spécièl


ch'u i déga al mèssi.


I vò i galétt 'd campagna


la ragaza ad préim péil


ch'la i scréiva al lètri.


I vò éun ch'u i pètna


ch'u i téira sò i calzèun


ch'u i zènda i zigar.


I vò, i vò, i vò.


I vò da néun


ch'ai déma agli òuri ad nòta


e quègli ad dopmezdè,


i vò ch'andéma gubéun


ch'a géma bén


senza spudé te piatt.


I vo ènca e' sentimént


e' Paradéis, la bontà


e l'òs-cia ad dio


i vò la zénta pighéda


in déu sla scrivanea.


I vò t'a i déga ad sè


t'a i bèsa al mèni


t'a i faza da tapèid


quandè ch'i passa.


I vò tot:


e' chèul di burdéll


agli avmaréi


l'aria, i fiòm


i vò quel t'é te còr


i tu sògn


e quel t'a n pò dè vèa.


Da néun i vò tott


e néun a i darém


dla dinamite.


(Per i non romagnoli)


VOGLIONO TUTTO


Le ville coi giardini


l'aereo, i bastimenti


vogliono i giornali


la radio, i treni.


Vogliono un medico per loro


un maestro in casa


un prete speciale


che dica loro le messe.


Vogliono i galletti di campagna


la ragazza di primo pelo


che scriva loro le lettere.


Vogliono uno che li pettini


che tiri loro su i calzoni


che accenda loro il sigaro.


Vogliono, vogliono, vogliono.


Vogliono da noi


che diamo loro le ore di notte


e quelle del pomeriggio,


vogliono che andiamo a schiena curva


che diciamo bene


senza sputare nel piatto.


Vogliono anche il sentimento


il Paradiso, la bontà


e l'ostiadidio


vogliono la gente piegata in due sulla scrivania.


Vogliono si dica loro di si


che si baci loro le mani


che si faccia loro da tappeto


quando passano.


Vogliono tutto:


il culo dei bambini


l'avemaria


l'aria, i fiumi


vogliono quello che hai nel cuore


i tuoi sogni


e quello che non puoi dare via.


Da noi vogliono tutto


e noi gli daremo


della dinamite



Nino Pedretti - Da "Al vòusi"

4 commenti:

  1. Quando ho iniziato a leggere mi sforzavo di capire ma non ci riuscivo giacchè non conosco il dialetto romagnolo. Poi l'ho letta in italiano e mi è piaciuta molto. Ma la cosa buffa è che mi sembrava meglio

    nella sua versione originale e che nel leggerla a voce alta sentivo come una musica nelle mie orecchie. Una strana impressione!

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  2. aldo: il romagnolo è un dialetto molto musicale...e si, io che il dialetto romagnolo lo so, ti confermo che nella versione originale è molto meglio. la traduzione rende l'idea, ma il suono delle parole è diverso, più intenso. traducendo, alcune espressioni non vengono poi rese bene, è fatto di modi di dire dialettali che non rendono bene quello che pedretti rende perfettamente, invece, in dialetto. però tu hai capito lo stesso che era una poesia che meritava di essere letta :) questo è quello che conta!

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  3. Loop: bella davvero! e poi questa non è neanche la più bella che ho letto delle sue. ce n'è una, che a breve posterò, che mi ha fatto piangere da quanto è bella!

    un abbraccio, eh!

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