Ultimamente mi esprimo in versi. Non so, non mi riesce di prosare. Riesco solo a poetare, per quanto le mie poesie non siano un granchè. Però è quello che mi viene da fare, la cosa più naturale. La stessa cosa vale per questo giorno di festa nazionale. Non mi viene nulla da citare se non una poesia di Nino Pedretti, già presente negli ultimi post. Un poeta della mia terra, con il sangue romagnolo, come il mio, con la lingua semplice e il cuore grande.
I VO' TOT
Al véli si zardéin
l'aèreo, i bastimént
i vò i giurnél
la radio, i treni.
I vò un dutòur par lòu
un mèstar par chèsa
un prit spécièl
ch'u i déga al mèssi.
I vò i galétt 'd campagna
la ragaza ad préim péil
ch'la i scréiva al lètri.
I vò éun ch'u i pètna
ch'u i téira sò i calzèun
ch'u i zènda i zigar.
I vò, i vò, i vò.
I vò da néun
ch'ai déma agli òuri ad nòta
e quègli ad dopmezdè,
i vò ch'andéma gubéun
ch'a géma bén
senza spudé te piatt.
I vo ènca e' sentimént
e' Paradéis, la bontà
e l'òs-cia ad dio
i vò la zénta pighéda
in déu sla scrivanea.
I vò t'a i déga ad sè
t'a i bèsa al mèni
t'a i faza da tapèid
quandè ch'i passa.
I vò tot:
e' chèul di burdéll
agli avmaréi
l'aria, i fiòm
i vò quel t'é te còr
i tu sògn
e quel t'a n pò dè vèa.
Da néun i vò tott
e néun a i darém
dla dinamite.
(Per i non romagnoli)
VOGLIONO TUTTO
Le ville coi giardini
l'aereo, i bastimenti
vogliono i giornali
la radio, i treni.
Vogliono un medico per loro
un maestro in casa
un prete speciale
che dica loro le messe.
Vogliono i galletti di campagna
la ragazza di primo pelo
che scriva loro le lettere.
Vogliono uno che li pettini
che tiri loro su i calzoni
che accenda loro il sigaro.
Vogliono, vogliono, vogliono.
Vogliono da noi
che diamo loro le ore di notte
e quelle del pomeriggio,
vogliono che andiamo a schiena curva
che diciamo bene
senza sputare nel piatto.
Vogliono anche il sentimento
il Paradiso, la bontà
e l'ostiadidio
vogliono la gente piegata in due sulla scrivania.
Vogliono si dica loro di si
che si baci loro le mani
che si faccia loro da tappeto
quando passano.
Vogliono tutto:
il culo dei bambini
l'avemaria
l'aria, i fiumi
vogliono quello che hai nel cuore
i tuoi sogni
e quello che non puoi dare via.
Da noi vogliono tutto
e noi gli daremo
della dinamite
Nino Pedretti - Da "Al vòusi"
Quando ho iniziato a leggere mi sforzavo di capire ma non ci riuscivo giacchè non conosco il dialetto romagnolo. Poi l'ho letta in italiano e mi è piaciuta molto. Ma la cosa buffa è che mi sembrava meglio
RispondiEliminanella sua versione originale e che nel leggerla a voce alta sentivo come una musica nelle mie orecchie. Una strana impressione!
aldo: il romagnolo è un dialetto molto musicale...e si, io che il dialetto romagnolo lo so, ti confermo che nella versione originale è molto meglio. la traduzione rende l'idea, ma il suono delle parole è diverso, più intenso. traducendo, alcune espressioni non vengono poi rese bene, è fatto di modi di dire dialettali che non rendono bene quello che pedretti rende perfettamente, invece, in dialetto. però tu hai capito lo stesso che era una poesia che meritava di essere letta :) questo è quello che conta!
RispondiEliminaBella!
RispondiEliminaLoop: bella davvero! e poi questa non è neanche la più bella che ho letto delle sue. ce n'è una, che a breve posterò, che mi ha fatto piangere da quanto è bella!
RispondiEliminaun abbraccio, eh!