martedì 30 settembre 2008


Foto di Leanne...o di kaba...non mi ricordo mica


"This land is mine but I’ll let you rule

I let you navigate and demand

Just as long as you know…this land is mine

So find your home and settle in

Ohhh, I’m ready to let you in

Just as long as we know…this land is mine"


Dido - "This land is mine"


lunedì 29 settembre 2008


SU GLI UCCELLINI IN GABBIA


Io ho un amico di chat che fa lo psicologo. Allora oggi ci siamo messi così, di punto in bianco, a parlare dei miei problemi. Che a me piace un sacco discuterne perchè lui è convinto di avere la famosa "chiave", mentre io faccio di tutto per metterlo in difficoltà...visto che mi ritengo nettamente più furba e sveglia. E' che con la mia psicologa la furba non la posso fare considerando che la pago. Ma con lui me lo posso permettere e alla grande. Allora si parlava del fatto che io non esco molto. Non tanto per le crisi di panico (visto che sto tendenzialmente bene) quanto perchè col mondo fuori io non ho molto da spartire. Lui dice che il non relazionarsi è sintomo di mancanza di autostima. Io dico che di autostima mi sa che ne ho anche troppa, visto che mi ritengo decisamente superiore alla maggiorparte della gente della mia età che vive a questo mondo (pecco forse di superbia? Non me ne frega mica un cazzo!). Allora lui controbatte dicendo che un uccellino in gabbia smette di volare. E qui io ho dato il meglio di me, perchè in merito ho la mia porca teoria.


Primo: se un uccellino si ingabbia da solo avrà i suoi motivi e saranno anche cazzi suoi.


Secondo: dipende da come si trova lui in gabbia. Se nel suo "mondo" ha le sue cose da fare, se coltiva i suoi interessi, se nel suo "mondo", nella sua "gabbia" lui ci sta bene, non vedo dove sia il problema. E' chiaro che, essendosi ingabbiato da solo, ha anche la chiave per uscire, se vuole. Ma se preferisce rimanere in casa a guardarsi un film o a leggere o a fare le parole crociate e se queste cose non gli creano ansia e si sente sereno...qual'è il problema? Dove sta scritto che la felicità o la serenità si trovano nel mondo esterno? Nelle discoteche, negli happy hours, nei ristoranti o nei cinema? Non si sente forse più in gabbia se viene messo in una condizione dove non si trova a proprio agio? Io penso che mettersi in gabbia a volte serva. Per lavorare prima su se stessi, per conoscersi, per pensare a se stessi. Gli altri, il mondo fuori, faranno quello che preferiscono fare. Io, l'uccellino, nel mio "mondo" ci sto anche bene, vi dirò. Che nessuno, neanche chi ha studiato e non sa se non dai libri quello che si prova, può dire cosa sia giusto o sbagliato e quello che mi possa o non mi possa fare bene. In due anni di terapia vera, io sono arrivata ad accettare quello che sono, a non ritenermi "anormale" perchè preferisco fare cose che mi isolino dagli altri, perchè non amo la confusione e quello che amano gli altri. Io, per quanto mi riguarda, sono normale. Quello che faccio, quello che vivo, come lo vivo, è la mia normalità. Voglio dormire una domenica intera d'estante invece di andare al mare? Lo faccio ed è normale. Voglio stare in casa a pulire per tutto un sabato? Lo faccio ed è normale. Do fastidio a qualcuno? No! E allora? Il problema, la vera gabbia, è la società. Io sono più libera di quello che mi vogliano far credere!


1 a 0 per me!


 


 


 

domenica 28 settembre 2008

 


Foto dal web


OGNI VOLTA CHE TE NE VAI







E' che ogni volta che vai via mi sembra che il tempo sia volato. Non rimangono che libri di Benni, Nori, Cornia e Ammaniti sparsi per casa. Il letto sfatto, il cuscino col tuo odore. Ogni volta che te ne vai c'è come un silenzio pesante che aleggia in questa casa. Non sento i tuoi passi, la tua voce, le tue risate. Ogni volta che te ne vai, io lo so che poi torni, che io poi sono qui che ti aspetto, stesso giorno stessa ora. Solo che poi i giorni che devono passare sembrano lunghi, così monotoni, apparentemente eterni. E quando chiudi la porta, quando ti vedo andare via, di schiena, ho come un brivido al fondo del collo. E se non volessi più tornare? A volte me lo chiedo. Che nella vita io lo so che non si sa mai. Ma poi torni su, ti sei scordato gli occhiali, chiaro, a volte mi chiedo se un giorno ti dimenticherai anche la testa, e mi baci, mi saluti di nuovo. E io li, in quel momento, lo so che torni anche la prossima volta e che anche la prossima volta dovrai andare via e che il tempo sembrerà sempre eterno, e che i giorni saranno pesanti e infiniti e vuoti e stanchi. Ogni volta che te ne vai, rimango qui, un po' assente, coi miei pensieri strani e sento che mi manchi, quando ancora sei qui, ma col tuo giubbotto in mano e il tuo zaino, pronto ad uscire. Ogni volta che te ne vai dico che adesso ho un sacco di cose da fare, di film da guardare, di libri da leggere...ma poi mi rendo conto che non mi piace guardare un film senza te. E questo è brutto. Bruttissimo. Perché io ho sempre fatto le cose da sola che da sola io le cose le so fare. Che se voglio posso cucinare solo per me, ad esempio. Ma poi non è la stessa cosa. E allora io per me non preparo il risotto alla zucca, non mi ingegno in elaborate insalatone con dentro di tutto se non ci sei. Eppure mi fa piacere farlo con te che mi guardi mentre taglio le verdure, che commenti, con terrore, i risultati della mia pentolastrafica salvo poi pentirti di quello che hai detto nel momento stesso in cui mangi la prima forchettata di pasta. Ecco...ogni volta che te ne vai, a me tutte queste cose qui, mi mancano sempre.

sabato 27 settembre 2008

Mi sveglio all'alba di sabato, con le sue mani che mi accarezzano i capelli, e lui che mi abbraccia. Mi sveglio piano, con la sensazione di aver dormito abbastanza, senza sentirmi stanca. Lui, vicino a me, con me, in me. Mi alzo e mi affaccio sul terrazzo. Non è freddo questa mattina, ma le nuvole non mi fanno vedere il sorgere del sole se non a sprazzi. Pace. Non sono ancora le sette in questo sabato mattina. Il bar aperto non conta che un paio di insonni avventori, il camioncino dei giornali si ferma davanti all'edicola e l'omino dei giornali lascia i giornali all'omino dell'edicola. Un cane passeggia solo in mezzo alla piazza e il barista gli intima di allontanarsi. Qualche macchina passa, lentamente, senza fretta. E' sabato mattina, la città inizia a svegliarsi, con calma, senza foga. Inizia a farsi giorno per davvero, la mia sigaretta si è consumata, so di fumo e fa un po' schifo fumare di prima mattina, a stomaco vuoto. E mentre tutto ricomincia, come ogni giorno, a muoversi, io vado in bagno, mi lavo i denti e torno a letto. Vicino a lui. E ci riaddormentiamo...piano, senza fretta.

giovedì 25 settembre 2008

AH-MICI


 


Sto prendendo in considerazione l’ipotesi di trasferire i miei gatti dai miei. So che, da un punto di vista etico, la scelta potrebbe non essere delle più simpatiche. Però ci sto riflettendo. Il fatto è che, non tanto per l’impegno (che una volta che gli si pulisce la lettiera e ci si assicura che abbiano da mangiare e da bere, sono a posto), stanno iniziando a diventare un tantino ingestibili. La casa è un macello. Divano da ritappezzare, sedie da ritappezzare, discreto numero di oggetti distrutti, come un vaso di ceramica di Faenza e un orologio in sasso dalla Puglia. Peli ovunque (che, per quanto uno pulisca, non ci sono cazzi…il pelo lo perdono continuamente!). sul tavolo del soggiorno non posso tenere una tovaglia o un centrotavola come si deve, ad esempio. Vetri pieni di zampate e smusate. Basta pulire, ma dopo due minuti tornano così! Vestiti laceri stesi ad asciugare sullo stendino. Finestre senza tende, appositamente tolte a suo tempo. Ecco, queste cose qui. Non che siano cattivi, per carità, ma mi rendo conto che avrebbero bisogno del loro spazio. Anziché farsi le unghie sulla mia bella lampada ormai irriconoscibile, potrebbero avere degli alberi. E poi, diciamocelo, il gatto è cacciatore…e in una casa, cosa cazzo caccia?! Solo che poi ho paura. Lasciarli alla vita di campagna significherebbe lasciarli ad un tenore di vita a cui non sono abituati. Cibo sempre garantito, forse mia mamma li lascerebbe anche stare un po’ in casa…ma se vanno sotto a una macchina?! Se si fanno accoppare dal cane del vicino?! E io? Come la prenderei io se non avessi più nessuno di cui occuparmi? Svegliarmi al mattino senza miagolii, non sentire la Melinda, quando torno in pausa pranzo, che mi dice “Ma Ma”…che sembra davvero mi chiami mamma. Io non so mica se riesco a stare senza. E Willy, che ti guarda, si butta a pancia all’aria e incomincia a frignare perché vuole le coccole. Non lo so se posso fare a meno di questi momenti con loro. E’ un anno ormai che sono con me, un anno che li tratto come se fossero miei figli, che mi sento in colpa quando ho poco tempo da dedicar loro. Eppure, so che starebbero meglio se non fossero sacrificati in 100 metri quadrati di casa. Come rinunciare alla Melinda che si infila sotto le coperte quando sto sul divano  e si mette a dormire sulla mia pancia? Non lo so…e adesso che ci penso, non so neanche se i miei sarebbero disposti a tenerli. Senza contare che ci sarebbe anche una questione di orgoglio in ballo. Sentirmi dire da mia mamma “Te l’avevo detto” non è una delle mie massime aspirazioni. Magari aspetto ancora un po’ a prendere questa decisione, eh.

mercoledì 24 settembre 2008

DELLE RELAZIONI A DISTANZA


 


Ci vuole coraggio. Oggi è venuto da me un ragazzetto che ha poco meno della mia età. E allora, in sostanza, mi ha raccontato che adesso si deve tipo trasferire in Piemonte perché ha deciso di andare a convivere con la sua morosa che sta là. Sono 3 mesi che stanno insieme. E così fanno il grande salto. Lui fa il grande salto. Lascia quello che ha qui per una ragazza che conosce pochissimo e prende una casa in affitto con lei. TRE mesi. E allora capisco che in amore il tempo è davvero relativo. Che ci sono persone che quando prendono una botta non vedono più niente…che a volte ci si ama talmente tanto che si è disposti a rinunciare a qualunque cosa…senza pensarci mica tanto, eh. Ma davvero, ammiro il coraggio. Io non so se ce l’avrei questo coraggio qui. Che una mattina ti svegli e dici “Ok, da domani mollo tutto quello che ho e vado a stare in una città che non conosco, mi devo cercare  un lavoro nuovo, mi devo fare una vita nuova”. Solo che a me verrebbero mille dubbi…del tipo “E se non va?”. “Se alla fine questa mi molla o se io mollo, cosa faccio? Continuo a vivere lì o torno a casa mia?” Eh, sono domande da farsi prima di prendere queste decisioni. Però, ecco, l’amore è l’amore, il cuore è il cuore e al cuor non si comanda, si sa. E dirò anche che mi sono sentita un po’ emozionata per lui perché è bello pensare all’emozione che si prova quando si prende la decisione di condividere la propria vita con qualcuno (magari non per sempre, ma anche solo per un po’), soprattutto in una città che non è la propria. Ammiro davvero chi fa questo genere di scelte, chi è risoluto e deciso e determinato. Io forse lo avrei fatto a 20 anni…adesso non ho più la forza di rischiare. Ma se non si rischia, ahimè, a volte si perdono troppe cose.

martedì 23 settembre 2008

NUN C'HO VOJIA


Voglio solo impalugarmi nella mia coperta di lana. Voglio un paio d'ore di divano e sonno profondo. Voglio solo dormire un po'. Stare ranicchiata li, al caldo, con una tazza di tisana in mano, a guardare un film. Non voglio uscire. Non voglio andare alla convention. Non voglio stare in giro per strada con questa pioggia che mi inumidisce il cervello ( che già fosse sano di suo, almeno!). Voglio un po' di pace, un po' di cazzeggio. Vorrei lui, a condividere quella coperta di lana con me, a condividere quella tisana con me. A condividere un film a caso (magari "La meglio gioventù" che è un po' che ci proponiamo questa maratona ma non ci siamo ancora impegnati). Ecco...solo questo. Vorrei che adesso mi chiamassero e dicessero "Si è allagato il palazzo dei congressi. niente convention. E visto che è tardi, niente lavoro. oggi giorno di festa!". Ma non succede mica, tra un'oretta dovrò partire. Adesso mi vesto, mi metto 10 minuti a riposare gli occhi, finisco di prepararmi e parto. Cornia nella borsa, Nintendo DS nella borsa, blocchetto per gli appunti e penne nella borsa (ma secondo voi prendo appunti?...io scrivo tipo dei post mentre sono li, per passare il tempo!). Un respiro profondo, ansiolitico a canna, e via andare. Si sopravvive a tutto...sono sopravvissuta a peggio.

lunedì 22 settembre 2008

SO' STANCA


Io non so se riesco ad arrivare in cima alla settimana, in realtà non so neanche se riesco ad arrivare in cima a settembre. Oggi è stata una giornata pesantissima. Troppo da fare, davvero troppo, come sempre il desiderio, quando sono da sola, che la mia collega è in ferie, è quello di sdoppiarmi e riuscire a farere tutto. A volte, per lo stress, mi verrebbe voglia di andare  a lavorare in fabbrica. Farò della fatica fisica, ma almeno il telefono non suona seimila volte...abbiamo 2 linee e oggi ne suonavano 3...fate mò voi! E' che io, poi, in questa stagione, vengo anache presa abbastanza male. Che l'autunno mi spaventa sempre un po'...tipo per il fattore depressivo...che questo merita un post a parte che forse riuscirò a scrivere domani pomeriggio durante la convention. Eh si, perchè c'è anche questa bella cosa che domani pomeriggio devo andare tipo a Riccione...non sto bene per niente, non sono in forma, in questi giorni sono ansiosa e mi sforzo di fare le cose...però le devo fare. Ma questa di Riccione non mi ci voleva. Diserto la cena e appena posso me ne vado..mi ripeto che sono solo poche ore...ce la devo fare. Mi porto il Nintendo e da scrivere...è la presenza che conta, mica mi interrogano dopo! E insomma, niente, solo per dire che questi giorni sono un po' così...un po' giù, un po' da voglia di coperta e coccole costanti...vorrei solo riposare. E si che è passato il week end che non è molto, che abbiamo anche dormito un bel po' sti due giorni...eppure non ho le forze, non sto bene. E non è influenza. E cerco di andare avanti...tenermi salda, combattare...perchè io combatto. E menomale che, dopo una giornata così, incappo, per puro caso, in una cosa che mi ha fatto morire dal ridere. Ma questa è una cosa che non si può raccontare perchè non sta bene...dico solo che sono una gran stronza e basta. Perchè di certe cose non si dovrebbe ridere...ma questa a me ha fatto ridere e se non altro mi ha tirato su il morale. Poi, oh, mica faccio del male a qualcuno se rido, eh!  

domenica 21 settembre 2008


Foto dalla rete


D'UN'UGGIOSADOMENICAPOMERIGGIO


Vogliamo tipo parlare del tempo? Parliamone. Perchè adesso ho messo il muso in terrazzo per fumare una sigaretta e non mi sembra mica il primo giorno d'autunno...mi sembra novembre inoltrato. E' che a me sta cosa che non esistono più le mezze stagioni mi sta un po' sulle balle. Non si può passare dal caldo atroce della scorsa settimana a 14 gradi, così. Che dalle maniche corte, senza canottiera, io sono dovuta passare al maglioncino di lana con la maglia a collo alto sotto (temo sempre un po' per la mia gola...e non voglio ammalarmi!). Che poi guardo la mia collega che al mattino, con un freddo porco, ha ancora il coraggio di presentarsi al lavoro con la magliettina corta e a pancia nuda. Come cazzo fa?!...Io vomiterei tutto il giorno se andassi vestita così con sto clima! Ecco, perchè a me l'autunno piace. Che di solito in autunno non è nè caldo nè freddo. Che mi posso mettere delle maglie che a me piacciono un sacco, che in estate è troppo caldo per metterle e in inverno troppo freddo. Quest'anno ho dovuto saltare la fase. Ne ho una hippy, nera, con le maniche larghe, rifinite infondo, che mi da quell'aspetto gotico al quale non vorrei rinunciare, ad esempio. Ma ci rinuncio, che se no mi congelo. Ad ogni modo, bando alle frivolezze. Oggi era una di quelle giornate che partono con un sacco di buoni propositi sulle cose da fare. Da quando questa mattina lui è uscito da casa mia per tornare a casa sua, mi sono data un programma per non sentirne la mancanza...Cazzo devo fare? Mi manca quando va via...porca puttana. Mica ci si può far niente a queste cose qui! E allora ho detto: oggi guardo un bel film. Oggi inizio a leggere il libro che mi ha portato venerdì. Oggi mi metto ad aggiornare l'agenda che sono rimasta indietro di un mese. Oggi faccio un'ora di cyclette, si si...che oggi ne ho una gran voglia e in questa settimana non ho mai avuto tempo. Oggi copio i messaggi (prima o poi sta storia deve finire, lo so. non dite niente!). Oggi dormo anche un po'. Ecco, alla fine ho solo dormito anche un po'. Mica poi così po'. Ho dormito fino alle 6. Allora mi sa che mi rimanga il tempo per farmi il mio bel bagno da domenicapomeriggioinoltrata, con il mio incenso al loto che mi piace un casino, con il mio bagno schiuma e mi rilasso. Che da domani, fino tutto settembre, mi aspettano giorni durissimi al lavoro. E intanto che la vasca si riempie, scrivo un post...che non fa mai male. Ma quando io mi riduco a sprecare il tempo dormendo, un po' mi sento una merda. Poi penso che a dormire il tempo non si spreca mai...e allora va bene così.


Foto dalla rete


FERRO 3


Allora succede che lui dice "Ferro 3 è bellissimo. Dovresti vederlo. Te l'ho messo anche in dvx". Allora succede che io dico "Si, dai. Prima o poi lo guarderò che adesso non ho mica tempo". Poi so benissimo che io, a priori, ho sempre un po' scartato i registi orientali. Mica per una questione razzista, sia chiaro. E' che mi hanno sempre dato quella sensazione di fim mattone, insopportabili e inguardabili se non da un occhio veramente esperto. Allora succede che ieri sera, mentre ci si stava preparando per andare a dormire, su Rai 3 vedo che danno Ferro 3. Busso alla porta del bagno e gli dico "Guarda che danno Ferro 3 adesso su Rai 3". E lui dice "Eh, Ferro 3 è proprio un film da Rai 3. Se non sei stanca magari ne guardiamo un po', se ti va". Non so perchè, ma, stranamente, mi va...vista anche l'ora. E allora inizio a guardare Ferro 3. E io non so se ho mai visto un film così bello prima di ieri sera. Magari ne ho visti di belli, si, ma questo è un bello diverso. La quasi completa assenza di dialogo (che uno magari pensa che sia una palla, e invece a me è volato il tempo a guardarlo), la sensazione che si ha nel pensare che, se prima o poi uno dei due protagonisti dovesse parlare, il film sarebbe rovinato. Ma quando lei parla, alla fine, non rovina proprio niente. L'amore al di là delle parole, della conoscenza tramite le esperienze dell'altro. Amarsi solo guardandosi. Sentirsi senza parlarsi. E poi, va bè, è tutto il film che è costruito bene. Anche solo il fatto di entrare nelle case della gente in vacanza, vivere come se fosse casa proprio e abbandonarla nel momento in cui i proprietari ritornano. E' bello, ecco. E' bello come lui affina le sue capacità di farsi percepire ma di non farsi vedere...è bello a livello di immagini, bello a livello di storia. Bello, bello, bello. Che io, non essendo una critica cinematografica, non intendendomi molto di film, mi sa che non ho molte parole per poter descrivere questo. Però ecco, bello mi sembra l'aggettivo giusto. Non pesante come pensavo me ne sembra un altro. Bello, bello, bello. Tanto che all'inizio ho detto "Si, bello, ma non credo che lo guarderei un'altra volta"...E invece mi sa che lo riguarderei anche. Bello, davvero bello.

sabato 20 settembre 2008

 


Foto dalla rete


MA E' TUTTO VERO?


A volte penso di essermi addormentata lì, stesa su quel prato, seduta sul mio giubbotto di jeans, con il cappuccio della felpa in testa e il libro in mano. Sdraiata in mezzo all'erba, col sole che scompare e riappare tra le nuvole, ad intermittenza. Lì, in attesa del suo arrivo. Mentre aspetto di vedere la sua macchina sbucare dalla curva. A volte penso “ adesso mi sveglio e sono ancora li” . Come se fino ad ora non fosse successo niente, come se non fosse già settembre ma ancora quel sabato di luglio. E se fosse davvero così? Se adesso, all'improvviso, mi svegliassi e scoprissi che lui non è ancora arrivato, che tutto quello che è successo l'ho sognato? Lo stesso post che sto scrivendo ora è un sogno. Come faccio? Se adesso mi sveglio e sono ancora le 10.30 del 12 luglio. Se le nuvole sono sparite, se inizio ad avere caldo, se la sua macchina, poi, non arriva? Come faccio se so quello che ci aspetta e non posso viverlo? Mi sveglio col respiro affannato, un po' sudata, forse con una crisi di panico in atto. Ma non c'è il sole, non sono su un prato. Questo è il mio letto, questa è la mia stanza. Allungo appena il braccio destro, senza voltarmi, forse per paura. Trovo la sua schiena, il suo collo, la sua testa. Mi giro e annuso il suo profumo. Allora no...è tutto vero.

giovedì 18 settembre 2008

LA FRENCI


Ieri sera, mentre tornavo dal lavoro, per radio ho sentito "Stuck in a moment" degli U2. E mi è venuta in mente lei...la Frenci. La mia prof di tedesco del quarto anno di superiori. E mi sono venuti un po' i brividi e anche un po' di nostalgia. Intanto perchè "stuck in a moment" mi ricorda uno strano periodo della mia vita e poi perchè a lei mi ci ero davvero affezionata. Era una fan sfegatata degli U2 e quando è uscito questo album mi aveva fotocopiato tutti i testi e poi ci eravamo messe a tradurli insieme (sapeva anche l'inglese!). E' che aveva 28 anni, era una ragazzina e non son mai riuscita a vederla come una prof. Va bè che lei mi chiamava Vale, va bè che io le davo del tu...una volta, con altre 3 mie amiche, siamo andate al cinema a vedere "the family man" insieme. E lei era come se fosse una di noi e basta. Un giorno, durante una sua ora di lezione, sono ravanata dalla sedia tirandomi dietro il banco e non so quante altre madonne ancora. Lei era diventata bordeax e non sapeva se ridere o se piangere. Con voce tremolante mi ha chiesto "Vale, stai bene?" e, dopo averle assicurato che ero viva e stavo ridendo come una matta, anche lei si è aggiunta al coro ilare dei miei compagni. La Frenci. Che bellina! Una volta una mia amica le ha detto "Frenci, mi piacerebbe averti come sorella"...e lei si era quasi commossa. Era alternativa lei, veniva a scuola in vespa, si vestiva molto easy, era hippy nell'anima la ragazza. Una mattina è arrivata con un vestito stile "casa nella prateria"...da quel giorno ebbe la mia più completa ammirazione! Forte la Frenci. Credo anche che, segretamente, fosse innamorata di un mio compagno di classe. Ogni volta che lo doveva interrogare arrossiva come un'aragosta. Tenera la Frenci. Quando è andata via ho pianto. Ci eravamo scambiati i numeri di cellulare e per un po' di tempo ci mandavamo i messaggini. Un giorno, forse ormai a fine della quinta, mi ha chiamata che ero in biblioteca a studiare..."Vale mi sposo" mi ha detto. Le ho chiesto se per caso non fosse incinta. Al suo matrimonio non sono andata, il giorno dopo avevo l'esame orale. Non l'ho più vista, non l'ho più sentita. Da anni il suo cellulare è disattivato. Peccato. So che è viva, l'ha vista la Vale alla fiera dei fiori...mi manca, a volte. Mi manca tanto. E' strano come certe persone entrino nella tua vita, lascino un segno e poi se ne vadano. E' triste. Ma almeno è cosa buona averle conosciute. Chissà se capiterà mai su questo blog. Chissà se leggerà mai questo post. Vorrei accadesse. Nel caso, per te, La Frenci, questa canzone...che tanto lo so che non hai mai smesso di ascoltarli.



 


mercoledì 17 settembre 2008



Foto dalla rete


MORIRE PRIMA DI INVECCHIARE...


Cantava Gerardina




Quando ero piccola avevo una gran paura di morire. C'era questa cosa che si diceva in giro, tipo che se eri buono andavi in paradiso e se eri cattivo finivi all'inferno...e allora a me questa cosa inquietava parecchio. Mica tanto perché molto probabilmente, visto che facevo sempre dei gran casini, sarei finita all'inferno, quanto per il fatto che avevo un sacco di paura perché sarei stata sola in un posto che non conoscevo. Insomma, a chi mi dovevo rivolgere una volta arrivata li? (ai piani alti o nei sotterranei?). Con chi dovevo parlare? Cosa gli dovevo dire? Io non mi sapevo mica gestire da sola, che quando ero piccola non andavo neanche a fare la spesa. Ecco, per me morire era un po' come andare in un ufficio e non saper cosa fare. A quale sportello mi devo recare? Devo chiedere del signor Pietro? Avevo un terrore assurdo di morire. Adesso? Adesso non è che io cerchi la morte, sia chiaro...anzi, credo di amare molto la vita, nonostante i miei problemi, soprattutto quelli passati. Solo che, a volte me lo chiedo...”e se morissi adesso?”...Mi scoccerebbe un sacco perdere quello che ho. Ho una vita che non mi dispiace. Non è il top, ma basta essere forti e affrontare tutto, no? E' che a volte penso che se dovessi morire non avrei timore. Forse perchè non credo certo nell'inferno e nel paradiso, ma in qualcosa di più spirituale. Credo nella reincarnazione, nella rinascita, nel ricominciare, nel fatto che io non sono qui per la prima volta e di certo non sarà neanche l'ultima. Quello che mi scoccerebbe di più sarebbe ricominciare da capo a ricostruirmi una vita nuova...e forse è anche per questo motivo che tengo molto a quella che ho. L'unica cosa che mi spaventa è invecchiare. Quello si. Quella è una cosa che temo. Io non voglio arrivare ad 80 anni, sorda, cieca, rincoglionita e magari pure zoppicante (che già non sono molto in piano adesso, per dire!). Non che tutti gli ottantenni siano messi così...io ho due nonni, per esempio, che sono in splendida forma per la loro età...ma io so che non arriverò dove sono arrivati loro come sono arrivati loro. Ecco, solo questo...e qui lo chiedo un po' a tutti...quando invecchierò voglio che mi togliate la patente senza che io faccia tanta storie, voglio che mi si metta in un ospizio perchè non voglio rompere le palle a nessuno...e, se possibile, quando mi rincoglionirò più di quanto non lo stia già facendo ora, vi prego, sopprimetemi. Per le modalità “funeralesche”, sappiate che non voglio funzioni, non voglio messe, non voglio niente di religioso. Mi si cremi e basta...e magari, se possibile, si spargano le mie ceneri sul monte Fumaiolo...proprio li, alla sorgente del Tevere...che non saprei trovare posto migliore in cui fare riposare per sempre  le mie stanche ossa.


Post allegro, vero?!  E dire che oggi è venuto fuori anche il sole!





martedì 16 settembre 2008

CON FOGA


 


Ho avuto un periodo in cui facevo tutto con voracità. Nel senso, penso di viverlo ancora quel periodo. In realtà è da un po’ che non posso fare a meno di scrivere, per esempio. Scrivo di continuo, ho la necessità di scrivere su tutto. Cazzate, cose tristi, riflessioni. Su ogni cosa che vedo, che sento, ho bisogno di dire la mia. Per lo stesso motivo, mangio con foga, in questo periodo. Mangio tanto, come se avessi un grosso buco da riempire. Ho come una fame persistente, costante. A volte, se non cercassi di trattenermi, mangerei anche di più. Che non è da me. Non che io sia una che stia sempre attenta, ma, temendo sempre di star male, cerco spesso di non “ingolfarmi”. Adesso non me ne frega niente. Il mio stomaco sta bene…e, forse per il timore di tempi bui, sto facendo scorta di scorpacciate. Visto che l’autunno è alle porte (anzi, pare essere proprio arrivato) e la gastrite è sempre in agguato. Forse, inconsciamente, è come se mi dicessi “approfittane adesso che stai bene. Che domani chissà”. Fumo con foga. Fumo tanto in questo periodo, fumo troppo. E qui non so quale possa essere la spiegazione psichica. Sono tendenzialmente serena, sono contenta. E’ un bel periodo, insomma. Stress poco, anche se di nervoso magari se ne passa…a livello famigliare, a volte, a livello lavorativo altre. E’ come se avessi un’inquietudine interna, come se dentro io non riuscissi a stare ferma. Come se una forza indipendente da me mi smuovesse e mi incitasse a fare fare fare. Come se cercassi degli stimoli. In tutto questo, mi manca il tempo. Di cose da fare ne avrei un sacco. Eppure la sera mi ritrovo a centellinare i minuti, a dividerli tra la bicicletta, tra le telefonate a lui (mi mancano tanto le nostre due ore canoniche estive!), tra le cose da fare in casa, tra la mia fissa di copiare i messaggi (ve l’ho mai detto?...io copio i messaggi, a mano, eh, mica sul pc…che ci metto anche un bel po’. Questo perché non voglio che vada perso nulla, perché voglio ricordarmi tutto). Mi ritrovo a non avere tempo. E quando io non ho tempo mi incazzo. Perché vorrei il tempo da dedicare ai miei hobby, alle cose che mi piace fare, vorrei il tempo per sistemare la mia casa con calma, il tempo per coccolare i miei gatti, il tempo per leggere, il tempo per studiare, il tempo per fare tutte quelle cose che mi ero prefissata in vista della nuova stagione. E non ce l’ho. Porca puttana, io non ce l’ho! E allora mi sfogo così, forse…facendo le cose in fretta, alimentando sempre questo fastidio che sento con la consapevolezza che di tempo, andando avanti, ne avrò sempre meno. Io odio prendere atto di queste cose…non avere tempo mi mette ansia. E oggi non ho preso neanche la mia dose di ansiolitico…e sono anche in fase premestruale…e allora oggi è un giorno nervoso. Anche se mi guardo allo specchio e mi vedo stranamente carina e passabile. Ho i capelli lisci lisci stamattina, gli occhi tendenti al grigio. Mi piace la maglia che mi sono messa. Mi vedo i tratti del viso rilassati, non ho le borse sotto gli occhi…ma questa immagine di me, oggi, non  mi tranquillizza. Quando arriva un po’ di sole settembrino?! Ne ho bisogno.

lunedì 15 settembre 2008

 


LE CANZONI CHE ASCOLTAVO


Per la rubrica delle canzoni della mia adolescenza, oggi posto questo video. Penso di aver consumato l'album all'epoca, anche se ormai stavo entrando quasi nell'età adulta, ma ero ancora abbastanza teen. Se ritrovo la cassetta (perchè allora di cassette campavo) me lo riascolto anche volentieri...era uno dei miei preferiti...e questa, bè, una delle loro canzoni più belle. E visto che ci sono, ho anche voglia di postare il testo.


So cruel - U2 - Achtung Baby (1991)


 



 


We crossed the line

Who pushed who over?

It doesn't matter to you

It matters to me



We're cut adrift

We're still floating

I'm only hanging on

To watch you go down

My love



I disappeared in you

You disappeared from me

I gave you everything you ever wanted

It wasn't what you wanted



The men who love you, you hate the most

They pass through you like a ghost

They look for you, but your spirit is in the air

Baby, you're nowhere



Oh...love...

You say in love there are no rules

Oh...love...

Sweetheart,

You're so cruel



Desparation is a tender trap

It gets you every time

You put your lips to her lips

To stop the lie



Her skin is pale like God's only dove

Screams like an angel for your love

Then she makes you watch her from above

And you need her like a drug



Oh...love...

You say in love there are no rules

Oh...love...

Sweetheart,

You're so cruel



She wears my love like a see-through dress

Her lips say one thing

Her movements something else

Oh love, like a screaming flower

Love...dying every hour...love



You don't know if it's fear or desire

Danger the drug that takes you higher

Head in heaven, fingers in the mire



Her heart is racing, you can't keep up

The night is bleeding like a cut

Between the horses of love and lust

We are trampled underfoot



Oh...love... You say in love there are no rules

Oh...love...

Sweetheart,

You're so cruel



Oh...love...

To stay with you I'd be a fool

Sweetheart

You're so cruel


domenica 14 settembre 2008

http://i203.photobucket.com/albums/aa25/rupali81/Amore.jpg


Foto dalla rete


PENSIERO DI UNA PIOVOSA DOMENICA


E' che a volte abbiamo paura di essere felici. Ci aspettiamo che prima o poi qualcuno ci chieda il conto. Anche se poi, magari, ci chiediamo se, per caso, noi per questa felicità non  abbiamo già pagato in anticipo.


http://www.immobiliare.it/2408018-Loft_Open_Space-in-vendita-Torino.html


Foto dalla rete


SE POTESSI AVERE...


Che a me una delle cose che più piace fare è quella di guardare i cataloghi dell'Ikea. Che in molti la snobbano, forse perchè ti devi comporre tutto te quando torni a casa, ma hanno delle cose che a me non dispiacciono per niente. Che io non ci sono mica mai stata all'Ikea, poi. Ho solo visto i cataloghi e basta. Ma tra poco dovrebbe nascere una sede anche dalle mie parti e mi sa che spenderò parecchio del mio tempo lì dentro. Spendere solo tempo, poi, perchè tanto non ho una casa da arredare. O meglio, la mia casa è già arredata e va bene così...e ringraziare! Però mi piace immaginare. E mentre sfoglio, penso che mi piacerebbe avere a disposizione un intero spazio da arredare. Tipo 200 metri quadrati di capannone. Vuoto, senza pareti, soppalcato almeno per metà. Con finestre enormi a dar luce, coperte con tende colorate e leggere. Tinteggiare le 4 pareti con 4 diverse tonalità, dividere gli spazi con tendaggi in tono con le pareti. Una cucina enorme, magari ad angolo, anche se io cucino poco, ma la cucina è uno degli ambienti di casa che preferisco. Una libreria che si estende per gran parte di un lato della casa. Tappeti e cuscini a terra. Divani e poltrone anche in stili diversi sparsi nei vari angoli. E tavoli, tavolini di vetro, di quelli bassi che ti devi sedere per terra. Un'amaca al centro (questa non è un'idea mia. E' che l'ho vista in un film e mi piaceva). La camera da letto sul soppalco, un armandio enorme, magari anche due. Un letto basso, di quelli in stile orientale, al centro della stanza. Cassettiere, settimini, comò a profusione...un open space da arredare con tutte quelle cose belle che vedo sulle pagine patinate del catalogo. E penso che sarebbe utile chiudere e smettere di fantasticare...che la fantasia delle volte ti rovina. Nel frattempo continuo a tentare col superenalotto...chissà che un giorno quel capannone non possa permettermelo.

sabato 13 settembre 2008

 


Immagine da: "Dolls" Kitano


ALLA FINE


Oggi mi è arrivato un sms del Timspot che diceva “E' finita l'estate”. Dio ti ringrazio! Grazie davvero. Non ne potevo più. In questi giorni l'afa mi ha fatta stare parecchio male. L'afa non mi fa respirare, odio svegliarmi appiccicaticcia la mattina e mi mancano le energie. Adesso no. E' bastata un po' di pioggia fatta bene ed è arrivato l'autunno. Amo l'autunno, anche se mi rende malinconica, amo l'arietta fresca di prima mattina e il fatto di uscire con la felpa e di chiudere la finestra quando vado a dormire. E' finita l'estate. E allora voglio fare il punto di questa strana estate che mi è capitata. E' finita e anche se mi risolleva, da un altro punto di vista, un po' mi dispiace. E' stata una bella estate. Mi ha dato tanto, mi ha regalato cose che non avrei mai pensato. Mi ha dato la bellezza dei boschi e il senso di libertà, mi ha dato una persona a dir poco meravigliosa, nonostante i momenti travagliati a cui abbiamo dovuto far fronte, però adesso ci si è stabilizzati...e a volte la stabilità, nonostante io non la concepisca sempre del tutto, è una cosa che ti fa stare bene. Il punto fermo, l'unica cosa di cui sono certa. Ovvio, per ora. L'estate mi ha regalato l'immagine di lui che mangia il cono gelato...lo sapete che quando lui mangia il gelato è uno spettacolo da vedere?! Si sbrodola peggio dei bambini...ma è per quello che mi piace!...Lui, quando mangia il gelato, si agita anche un po' perchè ha paura di fare brutta figura...e, in effetti, non è che ne esca tanto bene! Ad un certo punto ha anche deciso di buttarlo via perchè era un po' in difficoltà operativa...ma ha resistito, impavido, ha combattuto contro l'amarena che gli gocciolava sulle mani e lo impiastricciava! Ecco, questa è l'ultima immagine che do all'estate di quest'anno...ed è un'immagine che mi piace troppo.

venerdì 12 settembre 2008

 


Et voilà! Io devo smetterla di andare a frugare nei miei cd. Ho trovato una raccolta di musica celtica che neanche so quando ho scaricato. Ieri sera mi è venuta voglia di mettere su il primo cd.  E trovo questa canzone che non mi molla per niente oggi. La sto ascoltando a ripetizione da quando sono arrivata al lavoro e pure in macchina. Ecco. Allora niente, beccatevela anche voi!


giovedì 11 settembre 2008

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=eUBtB4k316A&hl=en&fs=1]


BAUSTELLE - ANDARSENE COSI'




Perchè questa canzone? Così...visto che l'altra sera ho trovato il cd tra la mucchia di quelli della sorella. Gli avevo dato un'ascoltata superficiale e non mi era dispiaciuto per niente. Però poi dopo non lo avevo più ascoltato. E allora l'altra sera l'ho rimesso su e non mi ricordavo ci fosse una canzone così. Mi piace. E visto che domani sera sono in concerto non molto distante da me, posto il video. che poi io al concerto mi sa che non ci vado. Peccato. E' che ci sarà troppa gente e io sono poco in forma in questo periodo e quindi mi sa che eviterò. Senza contare che non so a che ora riuscirò ad uscire dall'ufficio...e fare le cose di corsa non mi piace. Mah, chissà, domani si vedrà.


BAUSTELLE - ANDARSENE COSI'




Perchè questa canzone? Così...visto che l'altra sera ho trovato il cd tra la mucchia di quelli della sorella. Gli avevo dato un'ascoltata superficiale e non mi era dispiaciuto per niente. Però poi dopo non lo avevo più ascoltato. E allora l'altra sera l'ho rimesso su e non mi ricordavo ci fosse una canzone così. Mi piace. E visto che domani sera sono in concerto non molto distante da me, posto il video. che poi io al concerto mi sa che non ci vado. Peccato. E' che ci sarà troppa gente e io sono poco in forma in questo periodo e quindi mi sa che eviterò. Senza contare che non so a che ora riuscirò ad uscire dall'ufficio...e fare le cose di corsa non mi piace. Mah, chissà, domani si vedrà.


Svegliarmi così, con lui che mi abbraccia la schiena, i suoi baci sul collo. Odio alzarmi al mattino, odio la nausea da cambio di stagione che non mi fa respirare appena mi sveglio. Eppure, appoggio la testa sul suo petto e vorrei solo del tempo. Tempo per star li, tutto il giorno, a dormire, scherzare, parlare, fare l’amore. Ecco, svegliarmi così è una cosa bellissima nonostante la nausea. Vederlo far colazione, il suo bacio mentre ci salutiamo per andare al lavoro. E sorriderci, da una macchina all’altra prima di partire. Alla fine, anche se ho dormito poco, anche se non sono in piena forma oggi, mi sveglio bene così. Così…con lui, io e lui. Noi.


mercoledì 10 settembre 2008

IT’S THE END OF THE WORLD


 


Allora questa mattina, mentre venivo al lavoro, ascoltavo la radio. Radio 105, ovvio, che a me Marco Galli mi piace un casino. E allora lui e gli altri speakers parlavano che oggi a Ginevra, alle 9.30, faranno unnonsochecazzo di esperimento. Del tipo che se questo esperimento non funziona, va a finire che saltiamo per aria tutti. Ma c’è solo una possibilità piccola piccola, eh. E si scherzava su sta cosa, che ha fatto ridere anche me. Però poi ho pensato…”e se fosse?”…Tu sei li che cammini per strada o davanti al tuo computer, senti un boato improvviso e…BOOM! Più niente…via, tutti insieme nel buco nero e chi si è visto si è visto. Bè, a questo punto non mi resta che dedicarvi questa canzone…y suerte a todos!


Dal canto mio, vi ho voluto bene!




martedì 9 settembre 2008

 

http://elettronicondivisi.splinder.com/archive/2007-06


Foto dalla rete


AMORE E MALE


Quando tieni a qualcuno, la cosa più importante per te è che quella persona stia bene. E' una cosa che viene istintiva, senza riflessione. “Hai mangiato?” è una delle domande più frequenti che si fanno alle persone che si amano. Questo perché ci si preoccupa per loro. Ci sono volte, però, in cui non basta chieder loro se hanno mangiato. Ci sono volte in cui queste persone stanno male e basta. E tu sei li, che sai benissimo come stanno, e ti sale su un senso di impotenza indescrivibile. Provi a concentrarti sul male, provi a trasmettere energia positiva, e avresti voglia di dire “danne un po' a me di quel male”. Non perché tu sia masochista, ma perché preferiresti soffrire tu piuttosto che vedere soffrire le persone che ami. E' così, non ci puoi far niente. E neanche che tu sia più forte di quelle persone, neanche che tu sappia gestire meglio di loro quel tipo di dolore...solo che, paradossalmente, staresti meglio se il loro male lo avessi tu. E' un concetto sconclusionato e senza senso, lo so...perchè, allo stesso tempo, se quelle persone ti amano, non vorrebbero che tu stessi male. E' un po' un circolo vizioso. E allora cosa si fa?! Ci si tiene la mano, si aspetta insieme che passi. Ci si allea contro il negativo, si fa uno scudo con due corpi. Ci si tiene stretti, ci si guarda negli occhi. Si combatte con tenacia e razionalità. Si prende un respiro profondo e si cammina insieme. L'uno accanto all'altra.


lunedì 8 settembre 2008

http://arabafenix20.spaces.live.com/Blog/cns!8D234525567969FE!501.entry 


Foto dalla rete


E SE...





A volte me lo chiedo. So che non si dovrebbe, ma delle volte mi chiedo cosa sarebbe successo se...Così, tanto per giocare un po'. E allora penso a dove sarei adesso se lui quel giorno non mi avesse contattata e non mi avesse detto che gli piacevano le mie foto. Che poi, quella volta li, non è che avessimo parlato poi tanto. Gli avevo spiegato giusto un po' di cose sui posti in cui le avevo fatte e basta quelle foto. Ecco, non è che ci fossimo detti molto. E poi la cosa era caduta li e non ci eravamo più sentiti. Poi io, così, dopo un mese circa, noto ancora quell'ultima nonché unica conversazione. Allora, presa da non so quale strana forza, visto che a me non piace molto contattare la gente, soprattutto se non si fa più sentire, gli ho scritto, così, giusto per sapere come stava. E da li abbiamo iniziato a parlare un po', a raccontarci le cose, a dirci che entrambi avevamo un blog. E forse, se lui non avesse letto il mio, le cose sarebbero rimaste come erano e basta. Ma lui l'ha letto e io ho letto il suo e sono venute fuori le famose “cose in comune”. E giù a discutere di queste cose, a parlarne, di giorno quando era possibile, di notte, via sms quando era necessario, e tramite messaggi che ci lasciavamo e poi, magari, leggevamo a distanza di ore da quando erano stati mandati. Ecco. Cosa sarebbe successo se tutto questo non fosse accaduto? Se lui non avesse guardato quelle foto o se io non avessi rivisto quella conversazione e non mi fosse venuta voglia di scrivergli ancora. Ci saremmo forse incontrati diversamente? Se era destino che ci incontrassimo, avremmo avuto un'altra opportunità? O forse, prima di quella che ci è stata concessa, già ne avevamo avute e non le avevamo colte? Me lo chiedo perché mi piace pensare che gli eventi siano regolati da qualcosa di più grande di noi. Qualcosa che tira i fili, che muove i pensieri, le nostre azioni, che ci spinge inspiegabilmente a fare cose. Di certo non lo avrei mai visto in una discoteca, non essendo io una frequentatrice. Forse ci saremmo ritrovati in una libreria, di chissà quale paese e chissà perché mi sarei trovata li. L'unico luogo dove avrei potuto trovarlo è un negozio dove lui ogni tanto va e dove io capito di striscio talvolta. E che lui in quel periodo li in quel negozio li ci doveva anche andare e anche io ci dovevo andare che mi serviva una tuta e che poi non sono più andata a prendere. Ma forse ci sarei andata. E magari lo avrei incontrato li, mentre mi aggiravo un po' agitata tra le corsie. E forse gli avrei sbattuto contro, chiedendogli scusa. Lo avrei guardato, mi avrebbe guardata...e poi? Mica gli potevo dire, così, di punto in bianco: “Oh, scusa se ti sono ravanata addosso. Lo sai che ho un blog?”. E allora forse non sarebbe successo niente. Però magari ci saremmo trovati poi in fila alla cassa, io che tamburellavo nervosamente le dita sul mio braccio perchè l'attesa mi snervava e avevo caldo e volevo uscire da li veloce che non ce la facevo a stare in coda. E lui mi avrebbe sorriso perché notava il mio disagio. E magari si avvicinava e mi diceva qualcosa per distrarmi dall'agonia. E ci si metteva a parlare del più e del meno, del tempo, e di scrivere e sarebbero venute fuori anche li le “cose in comune”. E poi? E poi non lo so, lui sarebbe andato verso la sua macchina o mi avrebbe aspettata? E io? Io sarei andata verso la mia macchina o mi sarei lasciata aspettare? Chissà...a volte è così difficile pensare che certe cose siano capitate proprio a noi che non ci accontentiamo di prenderle per quello che sono e di viverle...ci piace scavare, ci piace andare a scoprire il perché. E, più che altro, delle volte mi chiedo come/cosa sarei adesso se tutto questo non fosse successo. Dove sarei adesso? Come starei adesso? Questo no, non riesco ad immaginarlo neanche un po'. Forse sarei la stessa che ero a giugno, farei le stesse foto di allora, leggerei gli stessi libri di allora, vivrei la mia vita di allora, con il cinismo di allora, le mie storielle senza senso di allora, il cuore blindato di allora. Forse non lo voglio neanche sapere come sarei adesso se tutto quello che mi è capitato non mi fosse capitato. Forse sarebbe meglio stare zitte e non farsi domande. E' successo così perché doveva succedere così. Direi che questa come risposta possa bastare.

domenica 7 settembre 2008


http://blog.libero.it/madameEyre/view.php


Foto dalla rete


"Ora che sei venuta, che con  passo di danza sei entrata nella mia vita, le parole mi mancano e la voce, e tacerti vicino già mi basta."

A. Pozzi


 


 

http://campi2008.splinder.com/


Foto dalla rete


PROGRAMMI PER L'INVERNO





Ora è il momento giusto per darsi dei punti di riferimento, degli spunti per andare avanti. Adesso che le ferie sono veramente finite, che non ci sono cazzi, eh, che questa settimana che è passata era l'ultima, che da domani si ricomincia, a testa china e anche di più, che aspetterò i week end con impazienza, che vorrò vedere lui sempre e che invece non sarà sempre possibile, che il tempo inizierà a dare i numeri, che i giorni si faranno più corti, che la vita sembrerà più monotona, ecco, è giunta l'ora di farsi una lista di cose da fare per non andare in letargo e sentirsi vivi. Che a me piace anche un sacco fare delle liste. E poi magari spuntarle, di volta in volta...anche se alla fine non faccio mica mai niente di quello che mi propongo di fare. Ma proviamoci lo stesso.







  1. Cyclette tutte le sere, almeno 40 minuti. Questo perchè, oltre al fattore estetico, sto iniziando ad avare seri problemi di circolazione. E a 26 anni non va bene. Allora ogni sera mi metterò a pedalare guardando la tv. Questo porta inevitabilmente al punto 2




  2. Finire di scaricare alcune serie tv e guardarle mentre faccio la bici. Tra le papabili c'è la quarta di Grey's anatomy che ho finito di sistemare oggi, la settima di Una mamma per amica, l'ultima del Dr.house, la seconda di My name is Earl (con i sottotitoli perchè in Italia non l'hanno mica data!) e magari mi scarico anche un po' di Scrubs come si deve. Nell'eventualità potrei finire di guardare Sex and the city e non mi mancano di certo le 10 serie di Friends. Invasata? Si, forse...ma chi non ha le sue pecche?!




  3. Quel benedetto corso di spagnolo è ancora li che mi guarda in cagnesco. Ci provo, lo giuro...è che ci vuole tempo, ci vuole scienza, ci vuol costanza (ad invecchiare senza maturità...scusate, questa non centra...mi è venuta così la citazione gucciniana!). E io lo metto nell'elenco delle cose da fare, che magari prima o poi mi ci metto d'impegno.




  4. Lui mi ha scaricato un po' di corsi di fotografia...direi che potrei dedicarmi anche a quelli che servono sempre...sempre meglio di un corso di 4 lezioni come quello dello scorso anno dove l'insegnante ci ha detto “è solo questione di culo una bella foto”...ah bè, allora!




  5. Canto. Ritorno a lezione di canto. Che io quando canto mi sento proprio bene e sono contenta. Che il canto è la mia valvola di sfogo e poi a dicembre c'è il saggio e l'adrenalina da saggio per un po' mi fa sentire ben viva. Allora ritorno a scuola.




  6. Imparare a cucinare....no, dai, questa è una stronzata. Potrei anche applicarmi, eh, che non sono mica stupida...è che io e il cibo non abbiamo un gran bel rapporto. Magari, però, potrei iniziare a sfruttare per davvero le padelle strafiche e non limitarmi solo ai risotti. Imparare a fare altro, comunque. Questo si, ci posso provare.




  7. Leggere. Ho un sacco di libri da leggere. Libri che ho comprato durante l'anno e che non ho avuto il tempo di leggere. Intanto finirne uno che è li da maggio...fa abbastanza schifo, ma non mi piace lasciare i libri a metà. Arrivo in fondo e poi giudicherò se era davvero così orrendo.




  8. Studiare. Ho ancora tantissime cose esoteriche da approfondire. E' che le cose io le prendo subito di petto...e poi le lascio li perchè me ne vengono in mente altre. Ma voglio impegnarmi anche su questo fronte...si, lo devo fare.




  9. Programmare viaggi nei posti in cui vorrei andare e in cui ancora non sono andata. E di sicuro non so neanche se ci andrò perchè non ho tempo per andarci...ma pensare di andarci già mi fa star bene. Parigi, la Loira, Barcellona, un tour della Scozia in sidecar e le Highlands. Insomma, queste cose qui.




  10. Dormire. Avrei bisogno di iniziare a dormire almeno quelle 8 ore a notte. Questa non so se sia fattibile, eh...che con tutte le cose che vorrei fare, mi sa che 24 ore non mi basteranno mica....da qualche parte dovrò limare.



sabato 6 settembre 2008

 

PER L'ULTIMA VOLTA





E' finita. Facciamo un respiro profondo ed ammettiamolo. Come tutte le cose più belle, anche questa è giunta al termine. Non bisogna far altro che accettare la cruda realtà e andare avanti. E allora, per l'ultima volta, percorriamo la strada piena di curve, con la radio accesa, cantando io, canticchiando sommessamente lui. Ci fermiamo per l'ultima volta davanti alla casa sul fiume e cominciamo a fantasticare passando l'ultimo tratto del tragitto discutendo su quali numeri giocare al superenalotto da qui ai prossimi vent'anni per potercela permettere. Arriviamo su, in mezzo alla tranquillità, per l'ultima volta. Carichiamo a braccia le nostre belle valige, salutiamo, e ci sistemiamo in stanza. Leggiamo il secondo libro di Benni insieme, “Margherita dolcevita” questa volta, lo finiamo anche. E io mi accorgo, per la prima volta, che all'inizio del volume, c'è l'autografo originale dello scrittore. Come ho fatto non vederlo prima? E decretiamo che, da adesso in poi, tutti i libri di Benni che sono nella mia libreria li leggeremo insieme. Benni, da oggi, è il “nostro” e non più solo il “mio”. Il concetto spaventa, eh...ma, allo stesso tempo, mi mette dentro un senso di completezza...com'è strana la vita, a volte. Per l'ultima volta, scendiamo il sentiero che porta al luogo del nostro primo bacio. E ci sediamo al tavolo di pietra del nostro primo bacio, all'ombra dei faggi, a scattare foto inutili ma per noi importanti. E' l'ultima volta. Lo sappiamo bene, almeno per quest'anno. Allora ci facciamo una promessa. Qualunque cosa dovesse succederci, quel posto sarà il “nostro”. Il mio e il suo. Magari ci andremo soli, ma non ci porteremo mai qualcun altro. Lo so, lo so bene che è una di quelle promesse romantiche e smielose...ma a noi piace troppo tirare fuori stronzate da film ogni tanto. Però io la promessa la mantengo, eh...anche se spero non ce ne sia bisogno. Per l'ultima volta abbiamo l'onore di mangiare i piatti squisiti dell'Ernesta (ha ragione lui. Quella donna è proprio un gran bell'investimento). E poi, per l'ultima volta, lo vedo che da la caccia alle cavallette che entrano in camera tutte le volte che, di sera, apro la porta per uscire sul terrazzino a fumare. E lo fa da vero eroe, eh, senza paura e senza timore alcuno...mi guarda con quella faccia come per dire “Stai tranquilla, piccola. Ci penso io”...E ci pensa lui sul serio...incitato dai miei urletti spaventati e da frasi del tipo “Dai, dai...finiscila” (lo so che una donna dei boschi come me dovrebbe amare tutti gli esseri viventi...ma gli insetti mi fanno impressione e poi non possono pensare di uscirne vivi se entrano in casa!). E per l'ultima volta stenderci sul prato, al sole, anche se c'è un vento che ci fa venire mal di testa e ci fa bruciare gli occhi. E facciamo i bagagli, per l'ultima volta, abbracciandoci di tanto in tanto, come a sostenerci perchè sappiamo che fino ad aprile almeno non potremmo tornare li. E salutare Franco con una stretta di mano, promettergli che ci rivedremo, dirgli di salutare la Federica e la Silvia e sperare che niente cambi da adesso in poi. E scendere di nuovo quella strada, con le curve, con lui che mi dorme accanto, anche se io canto e guido con lo spirito rallysta. E sentire che nonostante la tristezza, nonostante il caldo afoso che ci aspetta a valle, dentro ho un casino di serenità e non voglio che siano i pensieri negativi a portarmela via.



Foto di Leanne



Foto di Kaba



Foto di Leanne



Foto di Leanne



Foto di Kaba

mercoledì 3 settembre 2008


Foto di Leanne


 


IN CHE CASSETTO E' FINITO IL MIO CINISMO?!




Abbiamo un problema...un problema enorme. Una come me non si deve permettere di commuoversi ad un matrimonio. Non si può! Facciamo un bel respiro e analizziamo la cosa, eh...perchè inizio davvero a preoccuparmi. Favorevole o contraria al matrimonio?! Sempre, incondizionatamente, fermamente contraria! Sempre. Almeno al mio di sicuro. Poi gli altri si arrangeranno! Credi o non credi nell'amore eterno?! Ovviamente credo che ogni cosa abbia una fine. Quindi no, non credo nell'amore eterno. Però ammiro chi ci crede. Il problema credo sia questo. Diciamoci la verità. E' un atto di coraggio non indifferente. Ti prendi la briga di vivere con una persona per tutta la vita! Perchè io sembra, eh, ma su queste cosa sono pignola! Lì firmi che gli sarai vicino sempre, nella buona e nella cattiva sorte. E' roba da gente impavida, mica da gente come me. E' che io lo so che nella vita non c'è niente di certo...che anche l'amore finisce, che le storie finiscono. Però, quando vedi qualcuno che ci crede, ti viene anche da pensare che magari potrebbe anche essere che ci siano delle cose che davvero possano durare in eterno. E io l'ho visto nei loro occhi. Appena Sara è scesa dalla macchina e Denis l'ha aiutata tenendole la mano, ho pensato che dopo 10 anni, loro si amavano come il primo giorno. Loro hanno fatto questo cammino l'uno accanto all'altra, inciampando nei momenti bui e rialzandosi sostenendosi a vicenda. Ecco perchè ho pianto. Ho pianto perchè è stato un po' come guardare un film con il lieto fine. Con la scritta “ E vissero per sempre felici e contenti”. Questa volta non mi sono chiesta, però, come mai quel per sempre non me lo facessero vedere Questa volta ho solo pensato che il loro per sempre se lo creeranno. E io non ho dubbi sulla felicità di questa unione (mamma mia...sto parlando come il frate che ha fatto la predica!). Ho pianto perchè vedere lei in abito bianco è stato come vedere mia sorella. Con questi occhioni scuri, l'emozione, il tremore, la felicità che le sprizzava da ogni poro. Il viso teso di suo padre, lo stesso che ci insegnava a suonare il flauto e la chitarra nelle sere d'estate, quando eravamo piccole. E si, cosa devo dire? Mi ha fatto effetto, porca puttana. Un gran effetto. Ero commossa per la sua commozione, ero felice per la sua felicità, ero emozionata per la sua emozione. Poi sarà lei la moglie, mica io. Però è stato bello, davvero. Anche se questi sentimenti teneri che mi vengono fuori in queste occasioni mi fanno paura. Io non avrò mai il coraggio di farlo...perchè non ho la loro fede nel futuro, non ho la loro tenacia e la loro determinazione. Lo so. Però sono contenta che ogni tanto le cose finiscano così...con le lacrime agli occhi mentre tutti applaudono l'evento, con lei che mi guarda e capisce, dopo due ore, che li ci sono anche io e mi dice con aria quasi sorpresa “VALE!!! un attimo e vengo a salutarti”. E anche li ho avuto voglia di piangere...ci siamo allontanate così tanto nel corso degli anni che quasi non avrei pensato che mi avrebbe invitata. E invece...era pure contenta che ci fossi.


E allora niente, cosa dire di più? A parte i miei migliori auguri di un futuro felice, come quello delle favole, appunto. Dove la parola fine non esiste.

martedì 2 settembre 2008

 


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SETTEMBRE







Ed ecco che è arrivato il giorno giusto per scrivere questo post. Oggi che il cielo si è annuvolato ed è rimasta un po' d'afa sopra le case, sopra al panorama della campagna che vedo dalla mia finestra. Si, oggi, decisamente, è il giorno giusto perché è tornato a farmi visita il nodo alla gola e la mia ansia si è fatta tangibile.


Non c'è storia. Settembre a me fa venire una gran malinconia. Sarà perché segna la fine dell'estate (che poi non è che l'estate sia la mia stagione preferita), sarà questa cosa che alle 8 di sera ormai è buio e alle 7 del mattino mi sveglio sempre che ho freddo e vado al lavoro con una felpa. Il problema principale di settembre, però, sono i ricordi. Che uno dovrebbe avere ricordi in ogni stagione, ma quelli più nostalgici, per quanto non lo si voglia ammettere, sono legati a settembre. Se penso a questo mese, la prima cosa che mi viene in mente è l'inizio della scuola. E' assurdo come, dopo anni, io non abbia ancora preso atto che quello è un periodo della mia vita che si è concluso. Eppure non ricordo i settembre degli ultimi sette anni. C'è quest'aria che mi fa pensare solo agli ultimi giorni di libertà. A quando mia mamma, da piccole, cominciava a mandare me e mia sorella a letto prima per abituarci a svegliarci presto la mattina in vista delle lezioni. Mi ricordo le sere dopo cena, quando andavo nel capanno di mio padre e rimanevo li a guardarlo mentre piallava, segava, carteggiava, torniva il legno. Ad ammirare con stupore il magico processo tramite il quale un semplice pezzo di legno grezzo diventava una sinuosa gamba di un tavolo o un pomello piccolissimo e armonioso dell'anta di un armadio. Restavo li, a giocare con i trucioli, sedute sulle macchine da lavoro spente e mi inventavo storie. Facevo finta che fossero delle navi, dei traghetti e giravo il volante fingendo di partire lontano. Poi tornavo in casa, piena di polvere e con addosso il profumo del legno appena tagliato. Essere la figlia di un tornitore, a livello di ricordi, ha i suoi vantaggi! E mia madre, inevitabilmente, si arrabbiava perché ero da lavare di nuovo prima di mettermi sotto le coperte e chiudere le finestre.


Settembre mi ricorda il sole al tramonto che vedevo dal bagno della casa in cui abitavo da piccola. Che non era lo stesso sole che tramontava ad agosto, ma era un po' pallido, stanco, triste. E sentire, il mattino presto, gli spari dei cacciatori nei campi che mi facevano sempre piangere. Non perché mi spaventassero, ma perché sapevo che stavano morendo, in quel momento, un sacco di creature innocenti.


Settembre mi ricorda gli ultimi giorni di fatica per finire il libro delle vacanze, che aveva quell'odore che saprei descrivere solo se lo risentissi di nuovo. E stare al fresco sul terrazzo, chiedendo, di tanto in tanto, aiuto a mia madre. E l'odore del soffritto di mezzogiorno che stava preparando, le cicale che cantavano per gli ultimi giorni, e il sapore delle ultime pesche, dei primi fichi, delle prime more. E Matteo che veniva a giocare con me alle 2 del pomeriggio, le corse nei campi sapendo che sarebbero state le ultime.


Settembre mi ricorda i diari della Smemoranda che compravo già a luglio. Due mesi prima della scuola, cominciavo a scriverci sopra, con penne colorate e luccicanti, poesie e testi di canzoni, i compleanni dei miei amici e, negli angolini, frasi patetiche tipo “Mirko ti amo, sei tutta la mia vita” senza neanche avere un'idea di cosa fosse l'amore e nemmeno la vita.


Settembre mi ricorda il mio viaggio in Galles. La frenesia per la partenza, i preparativi, la mia esigenza estrema di andare via da quello che stavo vivendo, la cena fatta prima di partire con i compagni di scuola sotto il portico di Elisa. E una canzone degli U2 che mi avevano dedicato, e Yellow dei Coldplay e Friends in lingua originale. E Leanne, la mia “mamma” gallese, i discorsi con lei, le serate sulla sua moquette a mangiare schifezze e a guardare Ally Mcbeal.


Settembre per me è l'inizio del letargo. Di giorni passati china in biblioteca perché avevo una gran voglia di mettermi sui libri e di prendere dei bei voti...anche se la spiga durava poco, eh. Della sveglia che suonava alle 6 della mattina, delle camminate, con la mia sigaretta in bocca, per andare a prendere l'autobus, delle cuffie del walkman prima, del lettore cd poi, perennemente nelle orecchie nell'ora di tragitto che mi portava a scuola. E del giubbotto di jeans che mi toglievo quando tornavo a casa, perché all'una faceva ancora caldo.


Settembre mi ricorda i venerdì sera in cui mia nonna veniva a casa nostra per farsi fare i bigodini da mia madre. L'odore della lacca, il vociare sommesso misto al rumore che faceva la tele che proveniva dalla sala. “ A letto presto, bimbe. Che domani vi dovete alzare”. E la coperta pesante sul letto, il pigiama a maniche lunghe, l'odore di naftalina, mia sorella che cadeva in preda al sonno profondo e io che non riuscivo a dormire e guardavo il soffitto nella penombra che faceva lo spiraglio di luce dalla porta socchiusa.


Settembre è la voglia di tornare indietro. Solo per dare una sbirciatina al passato, la consapevolezza che certi attimi non torneranno più. E che quelli che ho vissuto da allora in poi non hanno lo stesso odore.

PER PEDALARE SENZA MORIRE


Che io avevo la serena convinzione che la colpa non fosse mia, ma della bici. Io lo dicevo sempre...è lei che è dura, è lei che è un macinino, è lei che ha le ruote del cazzo, è lei che non funziona. E ne ero convinta, davvero. Tanto che avevo detto che mi sarei comprata una bici decente in questi giorni. Non era un dubbio il mio...no no. Era proprio convinzione. Però, così, visto che non si sa mai, ho preso l'esperto da parte e gli ho detto se poteva vedere con che carabattola ero costretta a pedalare. Lui ha buttato un occhio con sufficienza e la prima cosa che ha detto è stata "mah, a guardare così, non la vedo bene". Un punto per me, ho pensato. Però poi ha deciso di provarla...mentre pedalava faceva strani gesti col capo, tipo a dire che secondo lui non c'era niente che non andasse. "Guarda che non mi sembra abbia niente di strano. Anzi, per i chilometri che fai te, va anche troppo bene" (buttiamo pur su merda a questa ragazza romagnola che già ha pochi stimoli di suo, eh!)..."Devi imparare ad usare i rapporti, però" . Interrogami sui rapporti di qualunque tipo e io ti so rispondere...Ah no, i rapporti della bici, dici..."Quello di sinistra lo usi?"..."Ma quello di sinistra non è li per bellezza?"....Evidentemente no...lui mi guarda con sguardo tenero e amorevole. Mi da una coccola sulla testa e un bacio sulla fronte. Mi spiega cosa devo fare per durare meno fatica in salita. Eppure era tutto così semplice!!...Io non sono tecnica, insomma, facciamocene una ragione. A me piace scrivere, piace cantare, piace leggere...mica ho la testa per queste cose pratiche qui! Però adesso lo so...Le persone ti insegnano davvero un sacco di cose! 

lunedì 1 settembre 2008

I LUOGHI DENTRO






Ci sono paesi che sembrano finti. Quei paesi che quando ci cammini in mezzo ti sembra di vivere dentro ad una favola. Sono quei paesi che non stanno neanche tanto lontano da dove stai tu, che sono a pochi chilometri dalla città. Eppure, sebbene così vicini, sembra di trovarsi in luoghi distanti anni luce. Sono quei paesi che, nonostante si sia già ampiamente superata la soglia del terzo millennio, mantengono quella patina antica e arcana dei secoli andati. Sono quei paesi che basta vederli una volta per amarli. Camminare attraverso le loro stradine, salire i gradini, calpestarne il selciato mai sostituito dall'asfalto. E sentirli, sentirli tuoi e aver voglia di scriverci sopra una poesia. Sono piccolissimi, paesi che neanche si troverebbero sulle cartine...non fosse perchè hanno un castello con una storia alle spalle, con una leggenda che fa anche venire un po' i brividi. Una leggenda che parla di una bambina che una notte scende le scale del castello per recuperare la palla di pezza con cui sta giocando...e non torna più indietro. E ogni 21 giugno, se c'è temporale, si sente la voce di questa bambina che forse chiama mamma e che chiede aiuto.


Sono quei paesi dove ti siedi in un'osteria e ti sembra di essere nella periferia parigina e non sui colli del Montefeltro. Stai li, con l'arietta che ti scompiglia un po' i capelli, che alza l'angolo della tovaglia a quadretti rossi e sparpaglia la cenere di sigaretta dal portacenere. Le foglie degli alberi lasciano che i raggi del sole ti colpiscano a piccoli cerchietti...e in quel momento senti dentro un gran senso di pace, di momento perfetto. Senti che quello è uno di quegli attimi a cui daresti il nome di felicità.


 



Foto di Leanne



 Foto di Leanne



Foto di Leanne



Foto di Kaba



 Foto di Kaba



Foto di Kaba



Foto di Kaba



Foto di Leanne



Foto di Leanne



Foto di Leanne



Foto di Leanne



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Foto di Leanne



Foto di Kaba



Foto di Kaba



Foto di Kaba


 

 ELEGIBO!!!!


Tanto già è settembre. E tutte le volte che viene settembre a me sale su una certa malinconia. E se già ho la malinconia, mi riesce più facile incupirmi quando vedo certe cose. E per certe cose, oggi, intendo il filmino di quando avevo 17 anni e cantavo in un gruppo reggae. 17 anni...9 anni fa. Che detti così, 9 anni, non sono neanche molti. E' che sono i 9 anni di stacco importanti, quegli anni dove proprio si passa dall'adolescenza all'età adulta. Gli anni dove, ahimè, si diventa grandi. Accendo la tv non consapevole di quello che riguardarmi mi possa provocare...eppure è settembre, dovrei già sapere che sarebbe meglio non rischiare oltre. Ma non mi importa. Basta premere play. E io, bè, ovviamente, premo play. E c'è questa ragazza ben piazzata (ero decisamente in carne!), alta poco meno di adesso, con dei capelli biondissimi. Non mi ricordavo neanche che il colore naturale dei miei capelli fosse così chiaro. Questi capelli lunghi che sembravano paglia. E luccicavano...cazzo, che capelli, ragazzi. E stavo li, davanti alla telecamera e me li pettinavo mentre dicevo stronzate all'amica che mi stava riprendendo. Io, gli occhi sempre quelli, le sopracciglia più spesse ma già conciate male, un rossetto orrendo e pesissimo, rosso scuro. Le unghie delle mani dipinte con uno smalto azzurro, azzurro come il fuolard che portavo al collo (che tra l'altro ho ancora!). Ero io. Con la mia borsina peruviana, di quelle che si comprano alle fiere peruviane, con una canottiera abbastanza attillata da mettere in evidenza un po' tutto. Movimenti che certo non erano degni di una principessa, camminare polleggiato e a volte incerto (bè, quel portamento ce l'ho ancora). E ridevo. Quanto cazzo ridevo?! Lanciavo diaframmate sonore e improvvise. Parlavo a macchinetta e dicevo un sacco di stronzate (bè, anche qui non è che sia cambiata molto!). E salire sul palco, con la consapevolezza di vivere tutto come se fosse un gioco, e la voglia di divertirsi e il non temere nulla. E questo senso di leggerezza, di tranquillità, Tanto è settembre, e quella parte di me già di base, in questo periodo mi manca. Che settembre mi ricorda la scuola e mi ricorda me a scuola. E allora, visto che c'eravamo, ho preferito mettere su tutto in una volta. Io...9 anni fa. Io senza pensieri, senza paure, senza crisi di panico, io che non ero depressa, io che ero instabile, si, ma nel modo giusto. Io...che adesso mi preferisco fisicamente ad allora, ma farei volentieri cambio, anche solo per una settimana, con qualche chilo in più e la stessa ingenuità.