lunedì 23 luglio 2007


“SALTATEMPO”


(S. BENNI)


 


Ve l'ho già detto che adoro Benni? Non mi interessa, ve lo dico ancora! Io adoro questo scrittore. Qualcuno mi ha detto che la  sua è una scrittura frivola, da ragazzini...io continuo a ribadire il contrario! Si, scrive bene, linguaggio tranquillo, accessibile, semplice...a me piace il suo stile ma, sopratutto, quello che racconta.


Saltatempo è un bambino che, nel periodo post-Resistenza, riceve, da un dio bizzarro, il dono di poter vedere il futuro. Tutta la storia si svolge fino al 68 marcando i cambiamenti che avvengono nel piccolo paese dove Saltantempo è nato e in tutto il resto del mondo. Il paesino che piano piano si trasforma, i comunisti che rimangono tali e quelli che si vendono ai capitalisti, l'autostrada, nuove costruzioni e tutto si sfascia, la tranquillità si perde. E il mondo in rivolta, la rivoluzione, la morte del che. Saltatempo non solo vede cambiare il panorama intorno a lui, ma anche i vecchi compagni delle elementari. Chi si da alla droga, chi la vende...e la sua bella Selene, il grande amore dell'infanzia, che se ne va per trasferirsi in città, che incontra ancora, che riperde e rincontra...un susseguirsi di fatti storici realmente accaduti, come la strage di piazza Fontana, le occupazioni a scuola. Le ingiustizie, dove il più potente riesce sempre ad insabbiare la verità e il paesano rimane sempre con un pugno di mosche. Triste libro, nella sua semplicità...più di una volta mi sono commossa e, sull'ultima parola, nell'ultima pagine, un brivido...è questo che mi fa capire che un libro mi è piaciuto davvero...Storia di quarant'anni fa, ma ancora tanto attuale. Benni sa rendere l'idea, sa veramente scrivere...ogni suo libro è una metafora di quello che viviamo oggi. E' per questo che lo adoro!


 


“Avremmo potuto far costruire questa fontana a qualche famoso architetto o scultore, ma non l'abbiamo fatto perchè qui nel paese c'era gente altrettanto brava, e col loro lavoro abbiamo fatto una fontana che modestamente lo mette nel culo a parecchie fontane di città.


Avremmo potuto fare un monumento alla resistenza ma io so che non abbiamo bisogno di monumenti per ricordare i nostri fratelli e padri e nonni, il vero monumento è dentro di noi, è la nostra libertà.


Avremmo potuto dedicarlo a un uomo illustre del paese, ma qui siamo tutti illustri e importanti.


Avremmo potuto fare una fontana moderna con uno scaraffone di cemento e di acciaio, ma a edificare scaraffoni ci pensano tutti qua intorno.


Avremmo potuto fare una venere tutta comperta, non abbiamo niente da noscondere, posso anche dirvi chi è la modella, l'operaia Mediga, pardon, Marina Roda, fresca sposa”.


 

Nessun commento:

Posta un commento