
Io lo so che ormai i pochi lettori rimasti di questo blog si saranno stancati di tutte queste poesie che posto. Che poi, fortunatamente, non siano tutte mie, magari è un bene. Ma capisco anche che la poesia annoi...soprattutto quando si è abituati a leggere pezzi di vita vissuta di una persona...una persona che in questo caso sarei io. Non che io non abbia niente da raccontare, c'è una cosa, una cosa che mi fa talmente piangere in questo momento che non ce la faccio a raccontarvela, una cosa che mi fa un gran male e allora tappo i buchi con altre cose. Con queste poesie che a volte sono mie e altre volte no. Tappo i buchi con quelle parole che a me piacciono, che mi fanno ricordare che esiste anche un piacere di vivere. E la poesia è uno dei piaceri per cui vivo. Leggerle, scriverle...fa poca differenza.
E allora ecco, io questa sera ricopio qua sopra, su questo spazio bianco, una delle poesie a cui tengo di più, che ho scoperto poi da poco, ma mi è arrivata dritta dritta al cuore. Capisco che una poesia diventa mia nel momento in cui mi fa pizzicare il naso e lacrimare gli occhi. Capisco che una poesia diventa mia quando la mattina mi sveglio e non posso fare a meno di ripeterne alcuni versi. Questa anche se non l'ho scritta io, è mia. E' sempre del solito Pedretti, perchè adesso sto leggendo la sua raccolta. A dire il vero la raccolta ho già finito di leggerla, ma la tengo lì, in prima fila sugli scaffali della libreria, per andarla a sbirciare, di tanto in tanto, e rileggerne qualche pezzetto.
E' MOND L'è UNA PALìNA CH'LA S'INCRéPA
Nu fé cumè in America ch'i dà e' blètt mi mòrt
parché ch'i faza fighéura te salòt
un gatìn ch'e'mòr sla spònda d'un fòs
l'è la féin d'una stèla.
Un viaz in chèva a e' mònd
l'è gnént paragòun de paralétich
ch'e' va da e' lèt a la scaràna.
Tnémma dacòunt al razi di péss
tnémma dacòunt al mulaighi dla véita.
E' mònd l'è delichèd,
e' mònd l'è una palìna ch'la s'incrépa.
Tnémmal lizìr,
tnémmal sla péunta dal dèidi,
néun ch'a sém quéi
ch'u s tòcca muréi
(Per i non romagnoli)
IL MONDO è UNA PALLINA CHE SI INCREPA
Non fate come in America che danno il balletto ai morti
perchè facciano figura nel salotto
un gattino che muore sulla sponda di un fosso
è la fine di una stella.
Un viaggio in capo al mondo
è niente paragonato al paralitico
che va dal letto alla sedia.
Teniamo acconto le razze dei pesci
teniamo accoto le molliche della vita.
Il mondo è delicato,
il mondo è una pallina che si increpa.
Teniamolo leggero,
teniamolo con la punta delle dita,
noi che siamo quelli
che dobbiamo morire.
Foto dal web