foto dal web
...non è tanto il tempo che passa, ma quello che si porta dietro, quello che trascina con sè. Emozioni, parole, sguardi, persone, sorrisi, momenti. E' quello che non rimane, quello che se ne va. E me ne rendo conto mentre guardo le foto dei miei professori sul sito della mia scuola. Il mio adorato prof di tecnica turistica che ancora ogni tanto mi viene da pensarlo. Le gite. Il terrore delle interrogazioni. Le cartine nell'aula a gradoni di geografia. La prof di geografia, col suo sorriso tirato che sembrava rifatta. Le ore di storia, quelle di italiano. Le ore di Dante. A me piaceva tanto la Divina Commedia. Intervenivo sempre quando la prof di lettere spiegava la Divina Commedia. Mi piaceva. Era facile. Era facile perchè avevo "l'inferno" usato e per ogni canto avevo la parafrasi già fatta dal suo precedente possessore. Alzavo sempre la mano quando facevamo i canti de "l'inferno". E infatti la prof non mi ha mai interrogata. Le ore di diritto passate a fumare in cortile in primavera e in bagno in inverno. Per me diritto era di un'inutilità indescrivibile. Non ci capivo una mazza. Mi impegnavo, eh. La prima settimana dell'anno prendevo anche gli appunti...poi smettevo perchè tanto era inutile. Eppure ho sempre preso almeno la sufficienza. E i panini al bar, le chiacchiere col barista, le battute, l'odore di pizzetta riscaldata nei corridoi, le bidelle che spazzavano, il viavai sulle scale, le briciole sul pavimento. "Mi presti l'accendino?". "Cavolo, ma l'ora dopo abbiamo algebra?! Te hai studiato? Perchè oggi mi sa che interroghi. Mi fai copiare?". "E stasera cosa facciamo? Andiamo a ballare?" "Ovvio che andiamo a ballare. Solito posto. Ci porta tuo babbo, ci viene a prendere il mio" "Si, però digli di venire un po' più tardi. L'altra volta ci aspettava già alle 2." E la campanella che suona e di corsa tutti in aula. Il mio banco, quello infondo, nell'angolo vicino alla finestra, da dove vedevo il mare. In burrasca in inverno. Calmo in primavera. E verso giugno, se ti affacciavi, vedevi già i turisti tedeschi in costume e si sentiva un caldino che ti faceva capire che ormai si era arrivati alla fine. Che un altro anno era andato. E le lezioni di ginnastica si facevano in spiaggia, a fare il lancio del disco o a correre...correre...io dopo due minuti mi ero già imboscata e mi fumavo la mia sigaretta in santa pace. E chiedersi quanto sarebbe durato, chiedersi perchè il tempo passasse così lento, perchè i giorni non arrivassero mai alla fine. E invece alla fine ci sono arrivati. E alla fine accorgersi che ci sono troppe cose che non ti puoi portare dietro. Che ci sono solo i ricordi a farti compagnia ogni tanto. A farti scendere una lacrima. Che ci sono giorni che mentre li vivevi non ti sembravano neanche belli. E adesso che non li vivi più ti sembrano i più belli che tu abbia mai vissuto. La sveglia delle 6 la mattina. Le corse per non perdere il pullman. Scendere una fermata prima per passare in tabaccheria. Il respiro profondo prima di salire le scale. Bussare alla porta e sapere che li avresti trovati già tutti attenti a seguire la lezione del prof scocciato per il tuo ritardo. I compiti alle 3 del pomeriggio. Studiare fino a quando se ne aveva voglia. Se se ne aveva voglia. E alla fine accorgersi che...
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