Io non ci penso mai. O meglio, cerco di non pensarci. Se c'è una cosa che non mi piace fare, è pormi delle domande del tipo "da dove veniamo? dove andiamo? cosa siamo?" e tutte quelle menate li. Il fatto è che però ogni tanto ci penso. Perchè da strega quale sono, da credente nella reincarnazione, la risposta è abbastanza semplice. Stiamo vivendo questa vita per evolverci e viverne un'altra successiva per evolverci ancora di più, fino al raggiungimento di un'evoluzione totale che ci porti a non essere più carne ma solo spirito ed arrivare, finalmente, alla pace eterna. Il problema è che non sono solo una straga. Sono anche una donna realista. E da donna realista, ultimamente, la risposta che mi viene da dare è "Viviamo sostanzialmente per niente". Non mi si prenda per la solita cinica o per la solita pessimista. Io non sono nè cinica nè pessimista. Come ho detto, sono realista. Obbiettiva. In fin dei conti, le uniche prove concrete, sono quelle che abbiamo sotto gli occhi adesso. Poi uno può credere nel paradiso o nell'inferno, uno può credere nella reincarnazione, uno può credere in quello che vuole dopo la morte, in un qualche premio, in una qualche ricompensa. Ma tutto quello che di certo c'è, è che il fine ultimo della vita è la morte. Partendo dal presupposto che sto parlando un po' troppo spesso di morte, però ecco, non so se vedete, lo faccio anche abbastanza serenamente, io non la temo...o meglio, non la temo più, un po' di angoscia spero che mi sia concessa in questo contesto...e forse anche un po' di comprensione da parte di voi lettori. E magari anche un po' di riflessione da parte vostra. Non è che voglia portarvi al suicidio, però, ecco, mi piacerebbe discuterne un po'...perchè poi, a ben pensarci, uno si fa un mazzo tanto una vita, uno si sveglia alle 7, per 40 anni, tutte le mattine escluse le domeniche e i giorni di ferie, uno si fa un mazzo tanto per riuscire ad arrivare alla fine del mese, per pagare tutte le bollette, per saldare l'affitto, per pagare la rata del mutuo. Uno mette al mondo dei figli, si sposa, uno cerca di avere una casa decente, una vita decente, almeno. Uno si costruisce, piano piano, ogni giorno, un pezzo del suo futuro...per arrivare dove? Lì...sempre lì. Non si scappa, non se ne esce. Per arrivare alla fine. Che a questo punto, ogni tanto, ti viene anche da pensare "speriamo che allora questa fine arrivi presto". E a questo proposito mi viene da pensare ai suicidi. Come fai a biasimarli? Benchè ci si ripeta spesso che la vita è fatta di cose bellissime " ma guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto, hanno inventato il mare. "...certo, insomma, è vero, eh. Mica che la vita sia solo una mondezza. Io, per esempio, non disdegno la mia vita. Mi piace, lo rifarei. Per arrivare però dove? Alla fine. Insomma, parliamoci chiaro. Tutto questo arrabbattarsi per sopravvivere, tutto questo sacrificio, o tutte le cattiverie, tutta la smania di avere, di possedere, di arrivare, di realizzarsi...quando poi alla fine non rimarrà niente, se non una bella frase su un necrologio per ricordare quello che siamo stati. Mi si permetta, ma la cosa mi sconforta un pochino. E per quanto si facciano epiche imprese, per quanto si cerchi, in vita, di lasciare qualcosa di nostro anche dopo la nostra dipartita (si pensi ai grandi artisti, ai poeti, ai pittori, ai cantautori, sempre vivi negli anni, nei secoli), rimane sempre il fatto che fiscicamente non rimaniamo noi. Io almeno non rimarrò di sicuro. Non lascerò che qualche ricordo, qualche foglio scritto, qualche poesia che non leggerà nessuno, qualche foto di me. E io? Io, semplicemente, cesserò di essere.
Sia ben chiaro, sono serena, eh...queste sono solo riflessioni. Ma io sono serena.