C'è un'atmosfera particolare la vigilia di Natale. Un'atmosfera di ricordi, di pace e di silenzio. Se c'è una cosa che amo è andare a cena dai miei, mangiare del pesce che sicuramente mi farà male e metterci, verso le 22, a spacchettare i regali. Regali che quest'anno io ho fatto davvero con con poco entusiasmo. Ma non è questo che mi interessa. Perchè quello che mi piace di più in questa notte è sentire mia mamma che ad un certo punto dice “Adesso che siamo qui, con tutte queste cose, in una casa, dopo aver mangiato, possiamo anche pensare a chi non ha niente”. E si commuove. Lo fa da quando la conosco. Ma non ha ancora capito che il suo pensiero non farà star meglio quelle persone lì! Quello che mi piace di più la notte di Natale è sistemare il tavolo da tutte le carte dei pacchetti. Vedere mia mamma che si trucca, mia sorella che si spruzza il profumo nuovo, mettersi il cappotto elegante e andare a messa. Mentre io me ne torno a casa e spengo tutte le luci. Quando facevo l'albero, mi piaceva rimanere sul divano con i bagliori intermittenti che illuminavano la stanza. Adesso mi copro bene, vado in terrazzo e fumo una sigaretta. E c'è odore di neve. C'è la piazza piena di macchine, la chiesa davanti casa mia gremita di gente. E mi immergo nel silenzio di questa notte. Il freddo che mi irrigidisce le mani, i pensieri che danzano lenti come le canzoni del coro che arrivano sommesse. E allora scatta la malinconia. Scatta il ricordo di quando, da piccola, andavo alla messa di Natale con mio babbo e mia mamma. La chiesa di campagna gelida, il presepe in un angolo, vicino alla porta d'entrata. Scatta il ricordo del sonno che mi intorpidiva mentre il prete faceva la predica e l'addormentarmi in macchina mentre tornavamo a casa. Ma una volta arrivati, mi promettevo sempre che quella notte sarei rimasta sveglia. Così, quando i miei andavano a dormire, io sgusciavo da sotto il piumone, mi mettevo la mia coperta di lana sulle spalle e spiavo dal buco della serratura aspettando Babbo Natale. E c'era quell'atmosfera calda di stufa carica per durare tutta la notte, una sensazione di battito cardiaco accelerato ad ogni rumore. L'emozione. Poi gli occhi non reggevano più e mi arrendevo alla stanchezza tornando a letto. Alle 7 mi svegliavo, piano piano, strisciando sui piedi per non fare rumore, aprivo la porta con il cuore a mille sbirciando dalla fessura. E se non ci fossero stati doni? E se sto benedetto omone vestito di rosso fosse stato ancora lì? La luce dell'alba scopriva le ombre. Il piatto coi biscotti e il bicchiere di vino, lasciati sotto l'albero la sera prima, erano vuoti. Un sacco di iuta, con un nastrino rosso a chiuderlo e la scritta “Buon Natale” appoggiato al muro. La mia corsa per andare ad aprirlo e i miei strilletti “Mamma, babbo, venite a vedere cosa c'è sotto l'albero!”. La mia ingenuità. La mia innocenza.
e poi mi dici che non sei profonda...bimba mia, per forza che ti commuovi quando guardiamo i film o se pensi alle tue cose passate...i ricordi sono i pagliacci più grandi, capaci di farci ridere e piangere...e tu dentro sei zeppa di pagliacci...è un complimento eh...buon natale:)
RispondiEliminakaba: io questa cosa dei pagliacci la prendo come un complimento si...che mi piace pensare di avere dentro un sacco di pagliacci con le loro facce tristi che ogni tanto fanno qualcosa che mi fa anche ridere. io non sono mica tanto profonda...mi piiace ricordare...e mi piace anche lasciarmi coccolare un po' dalla malinconia!
RispondiEliminabuon natale a te...
:-)
RispondiEliminaCiao, un caro saluto.
ciao loop!!! passato delle buone feste?!...spero di si, eh. un caro saluto a te :)
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