Foto dal web
Nevica in controluce. Nevica sul tetto nero dello stabilimento di fronte. Sulla piazza pare piova solo, ma nell'alone di luce dei lampioni, chiari pallini bianchi stanno scendendo a raffica. Nevica, anche se non attacca. E mi viene in mente un anno di tanto tempo fa, quando aveva fatto tanta di quella neve che le scuole erano chiuse e facevi fatica ad uscire di casa. Ricordo che bardata bene, con la salopette, i doposci e la giaccavento, ero riuscita a convincere mia mamma a farmi andare fuori a giocare con Matteo. Così, correndo a fatica, mi sono spostata verso il cancello e sono sprofondata con mezza gamba, spaventandomi anche un po'. Quella sera, io e i miei, Matteo e i suoi, siamo andati a fare una passeggiata. E c'era un cielo di un blu intenso, limpido, gelato. E una luna grandissima, piena, che sembrava disegnata, finta, che rifletteva il suo chiarore sul manto di neve che ricopriva le strade, gli alberi, i fossi. E non si sentivano rumori, solo i nostri passi che scricchiolavano e nuvolette di fumo che ci uscivano di bocca. Quella notte, per tornare a casa, non avevamo avuto bisogno di torce. Tutto era delineato, chiaro anche se addormentato sotto una coperta bianca e freddissima. Ma il bello era quello...sapere dove ci si trovava anche se non si vedeva.
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