Il passero solitario (storia breve)
Dove sono finiti gli altri?!...Temo di essermi attardato un po' durante il volo. Lo sapevo che non dovevo fermarmi a parlare con quel papavero, ma mi sembrava un po' triste, e a me non piacciono i fiori tristi. Bè, avrò perso il gruppo, ma almeno ho tirato su il morale a qualcuno. Adesso non mi resta che rimettermi in cammino e ritrovarli. Dunque dunque, se non sbaglio andavano verso sud...vediamo...si, dovrebbe essere da quella parte! Ma, cos'è questo rumore che sento?.......No!! Una macc........
Eccomi. Steso qui, sull'asfalto duro. Con una zampa rotta, un'ala spezzata, gli occhi chiuisi. Stravolto. Mi gira la testa, non sento più il becco, ho freddo. La sua voce mi desta un poco, quel tanto che basta per farmi capire che forse ancora non sono morto. “Mamma, corri. Hanno investito un uccellino”. Piange, si dispera. E' preoccupata per me e neanche mi conosce. E io che non riesco neanche a dirle qualcosa. Si avvicina, mi solleva piano e sento che dice, tra le lacrime, “E' vivo, respira ancora! Posso portarlo dentro?”. Qualcuno le dice di no. Mi mette nell'erba del fosso. Mi appoggia lì. Tira un po' di aria e mi riprendo un pochino. Non abbastanza per poter ricominciare a muovermi, salutarla e ripartire. Rimane li con me, mi accarezza l'ala malata. Mi da un po' fastidio, ma non glielo faccio sapere. Non vorrei mai ci rimanesse male. Mi coccola, mi parla. E sento che dice cose tipo “non morire. Non devi morire. Dai, ce la fai.” Lei sa cosa devo fare, sa che devo tornare a volare, sa che le mie ali possono portarmi lontano. Forse mi invidia anche un po'. Sta li, con me. Mi porta dell'acqua con una siringa, un po' di pane bagnato e mi sento già meglio. Mi muovo, apro gli occhi, e sento che lei sorride, soddisfatta e sollevata. Continua a darmi conforto la sua presenza ma la chiamano e deve tornare in casa. Mi sussurra piano “Adesso rimettiti in sesto. Non ti abbandono. Tra poco torno a vedere come stai”. So che ha pensato a me ogni secondo che abbiamo passato lontani. Io ho pensato a lei. E l'ho pensata ancora più forte quando il freddo è tornato a penetrare nel mio corpicino un po' scassato. E ho pensato a lei quando il sonno si è impossessato di me con prepotenza, senza che io riuscissi ad opporre resistenza. Ho pensato che non mi importava che il mio gruppo si preoccupasse di non trovarmi più. Ho pensato solo che l'unica cosa che non volevo fosse che lei piangesse. Ho pensato che prima di andarmene definitivamente, avrei voluto ancora sentire la sua voce. Arriva, si affaccia tra le foglie...la sento lontano, ma ancora la sento. Il mio cuore si è fermato, il mio respiro anche. Ma la sua voce la posso udire. Dice “E' morto”. Va via, senza lacrime, senza far trasparire il suo dolore. Ma io lo so che soffre. Perchè per pochi istanti ha creduto davvero di potermi salvare.
cavolo mi fa piangere
RispondiEliminasi e' davvero una storia tristissima..poi per una come me che x gli animali farebbe qualsiasi cosa...ho le lacrime agli occhi...
RispondiEliminami ha fatto più
RispondiEliminapiangere viverla:(