domenica 5 dicembre 2010

IN TRENO










"Un viaggio lungo una rotaia" - Mulino sul pallone. Foto di Leanne



Erano anni che non prendevo il treno. Che poi, a me piacciono quei treni coi posti larghi o, al limite, quelli con le carrozze e gli scompartimenti. Che se uno è fortunato, entra nel suo scompartimento e non trova nessuno. E così rimane lì, bello tranquillo e chi si è visto si è visto. Io non l'avevo mica più l'abitudine ai treni. Che adesso, poi, sono anche cambiati. Intanto hanno anche la presa della corrente. Che te entri e vedi tanti giovani di oggi, gli imprenditori di domani, che stanno lì, col loro bel computerino portatile e si occupano di business e guardano facebook. Mi viene male, davvero. Perchè per il corridoio passano coglioni in doppio petto che parlano di affari al cellulare e avverto il loro stress. Mi viene male perchè la badante brasiliana non sta zitta un attimo, ha due telefonini e riceve e fa chiamate in continuazione per tutta la durata del viaggio e io non faccio che chiedermi quanta cazzo di gente conosce questa qui che ride e chiacchiera senza alcuna sosta e, nella maggior parte dei casi, senza prendere fiato!

Gente che scende, gente che sale, e sapere di essermi seduta in un posto che non è quello che mi avevano assegnato. Il brivido dell'illegalità, insomma!

Che poi, avendo il nonno capostazione, che di treni ne ha visti passare e ne ha presi parecchi, che poi, essendo cresciuta tra binari e fischi di locomotive impazzite, io dovrei avere abbastanza il gene del viaggio su rotaie. E invece non ce l'ho. Cosa devo dire, il viaggio in un treno pieno di gente mi fa venire un po' di nausea. Anche se, piano piano, mi rilasso e mi lascio incantare dal paesaggio che mi sfreccia accanto. 

E comunque, non sono solo i treni che non sono più quelli di una volta, ma gli stessi viaggiatori che ci salgono non hanno più l'aria poetica che ricordavo. Anche se c'è sempre il vecchietto col cappello che legge l' "Unità", la nonnetta col barboncino o la studentessa assorta, inghiottita da un libro di filosofia, non hanno più le stesse facce, gli stessi occhi profondi di chi si appresta al gusto del viaggio


2 commenti:

  1. Mi piace il tuo modo fresco e leggero, ma allo stesso tempo profondo, con cui hai stesso questa pagina quasi di diario! Complimenti, mi hai trasportato nel tuo mondo, e non ho avuto difficoltà a vedere visivamente ciò di cui parli. Scrivi in un modo che trasporta.... dove vuoi tu!

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  2. marghy: ciao, benvenuta e grazie di cuore...il far vedere le cose come le si vede usando solo le parole (anche se ogni tanto io ci metto un po' di foto che non guastano mai! :)) è uno dei motivi per cui ho iniziato a scrivere qui. e sapere che qualcuno riesce a vedere come vedo io mi fa un immenso piacere. grazie ancora. 

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