domenica 29 agosto 2010

LA PROSIVENDOLA






"Ho preso in braccio Clara. Si è divincolata. Voleva camminare da sola. Sola davanti . Conosceva la strada che portava agli appartamenti di Sant'Inverno. Io e Rabdomant dovevamo soltanto seguirla. La seguimmo. Fu come se una giovane sposa passasse in rivista l'intero esercito dei carabinieri. I carabinieri si mettevano sull'attenti e chinavano il capo. Piangevano il lutto della sposa. Nevicava sull'esercito dei carabinieri. Poi toccò ai Celerini con il moschetto ai piedi vedere la sposa farsi largo tra i loro ranghi. Dopo aver allegramente pestato i prigionieri in rivolta, adesso sentivano battere il cuore nel casco. La sposa non guardò nè gli uni nè gli altri. La sposa fissava la grande porta grigia. La porta si aprì da sola sul cortile della prigione. Al centro del cortile, un pianoforte a coda bruciava lentamente tra le sedie rovesciate. Un fumo dritto lo mandava al cielo. I berretti degli agenti di custodia caddero al passaggio della sposa. Qualche baffo fremette. Il dorso di una mano asciugò una lacrima. Ora la sposa scivolava nei corridoi di una prigione così silenziosa che la si poteva credere abbandonata. Bianca e sola, la sposa fluttuava come un ricordo dei vecchi muri: intorno a lei, i mobili sembravano rovesciati da sempre, e le foto strappate disseminate sul pavimento (un flautista dal viso inclinato, il pugno di uno scultore intorno al ferro dello scalpello...un cestino della carta straripante di appunti straordinariamente puliti, scrittura fitta, cancellature tirate con il righello) sembravano foto vecchissime. Fluttuante e silenziosa, la sposa percorse i corridoi, si inerpicò su scale a chiocciola, attraversò gallerie fino a quando la porta che era la meta del viaggio non le si parò dinnanzi e una vecchia guardia dagli occhi arrossati e dalle mani tremanti non tentò di fermarla: - Non deve, signorina Clara...
Ma lei respinse la guardia ed entrò nella stanza. C'erano degli uomini in giubbotto di pelle che prendevano misure, altri, con un pennellino tra le dita, spolveravano millimetri, c'era un medico di un pallore da moribondo, e c'era un prete in preghiera, che si stagliò subito, camice accecante, pianeta spiegata, stola sventolante, tra la sposa e quello che aveva deciso di vedere. Lei respinse il prete con meno riguardi di quelli usati con la guardia e si ritrovò sola, assolutamente sola questa volta, davanti a una forma distrutta. Era una cosa contorta, rappresa. Il corpo mostrava le ossa. Non aveva più volto. Ma sembrava ancora gridare.
La sposa contemplò a lungo quel che era venuta a vedere. Nessuno degli uomini presenti osava anche solo respirare. Poi, la sposa fece un gesto di cui tutti i presenti, dottore e prete compresi, dovettero cercare di capire il mistero fino alla fine dei loro giorni. Mise davanti all'occhio una piccola macchina fotografica nera, sorta non si sa come da tutto quel biancore, fissò ancora un istante il cadavere torturato, poi ci fu il crepitio di un flash, e un bagliore di eternità"

Da: "La prosivendola" - Daniel Pennac


3 commenti:

  1. leggerne uno solo non ha senso...ti tocca prenderli tutti e 6 quelli della saga malaussene...bellissimi fino adesso i primi tre (la prosivendola è il terzo). consiglio vivamente. tra l'altro li trovi nell'edizione economica di feltrinelli...te la cavi con poco! :)
    un bacio, tigrottina bella!

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