"Il fatto è che, vedi, questa volta, sono tutto occupato a morire. Lo so, detto così, alla prima persona singolare, è una cosa da non crederci, eppure, a rifletterci bene, è sempre alla prima persona singolare che si muore davvero. Ed è una cosa piuttosto inaccettabile, bisogna riconoscerlo. I giovani che senza paura partono per le crociate guerriere mandano sui campi di battaglia soltanto la loro terza persona. A Berlino! Nach Paris! Allah Akhbar! Mandano l'entusiasmo a morire al posto loro, un terzo imbottito di una carne che essi non sanno essere la loro. Muoiono nell'ignoranza di se stessi, con la loro prima persona rubata da idee contorte che hanno la faccia di Teston.
Muoio, Loussa, te lo dico in tutta semplicità, muoio. Questo apparecchio davanti a cui ti estasiavi è semplicemente una dialisi ultimo grido, una novità che, in un certo senso, io sto sperimentando, che mi funge da reni, i due reni che Berthold mi ha fregato. (Un incidente motociclistico, a quanto pare, un ragazzo e una ragazza, la schiena del ragazzo ha urtato contro il bordo del marciapiede e gli si sono spappolati i reni. Urgenza. Gli servivano due reni, Berthold ha preso i miei). Muoio come molti altri per essermi imbattuto in un benefattore dell'umanità: Berthold! E se almeno mi avesse fregato solo i reni, Loussa, non hai idea di quel che si possa sottrarre ad un corpo settimana dopo settimana senza che nessuno se ne accorga! I tuoi cari continuano a venirti a trovare, anche i tipi chiaroveggenti come Thérèse o il Piccolo, e non si rendono conto di niente. Sono davanti a un sacco che viene svuotato sotto i loro occhi, ma il sacco continua a essere loro fratello. "Benjamin vivrà fino all'età di novantatre anni..." Al ritmo in cui Berthold mi saccheggia, mi chiedo cosa resterà di me, a novantatre anni. Un'unghia, forse? Allora Clara, Thérèse, Jérémy e Louna, Verdun e il Piccolo continueranno a venire a trovare l'unghia. Dico sul serio, vedrai, anche tu, Loussa, verrai a trovare l'unghia, ti ostinerai a insegnarle il cinese, le parlerai della tua Isabelle, le farai delle belle letture, perchè tutti quanti voi, tu e la mia famiglia, ormai non venite più a trovare il fratello, ma la fraternità, non più l'amico (l'amico, pengyou in cinese) ma l'amicizia (youyi), non è più una persona fisica ad attrarvi in questo ospedale, ma la celebrazione di un sentimento. Allora, necessariamente, la vigilanza si abbassa, non ci si pone più degli interrogativi di ordine medico, si bevono le spiegazioni dei dottori, ("Si, ha avuto un piccolo problema renale, abbiamo dovuto metterlo in dialisi peritoneale"), e l'amico va in estasi davanti al bell'aggeggio: "Di un po', carina questa macchina che ti hanno attaccato!". E le urla dei miei reni quando Berthold me li ha strappati, anche quelle erano carine, perdio?
Ci siamo, Loussa, mi ero ripromesso di morire serenamente, felice di essere smembrato a vantaggio della specie, ed ecco che invece comincio a innervosirmi, ma cazzo, insomma, ti sembra normale che mi freghino i reni solo perchè uno stronzissimo figlio di papà che ha voluto far colpo sull'amichetta facendo rombare il suo millecinque possa continuare a pisciare tranquillo? Lo trovi giusto, io che non ho mai voluto prendere la patente, io che odio i centauri, questi monomaniaci su due ruote, tutti suicidi, che mettono in pericolo la vita dei miei piccoli, trovi normale, che mi tolgano i polmoni, si, i polmoni, i prossimi nella lista di Berthold, per trapiantarli su un agentucolo di borsa che si è beccato il cancro dei cancri a forza di darci dentro con le sigarette per riuscire a metterla meglio in culo al prossimo? Io che non fumo! Io che la metto nel culo solo a me stesso!...Se almeno trapiantassero il mio uccello su un amante ideale che avesse perso il suo in una mandibola troppo innamorata, non so, o la pelle delle mie chiappe per restaurare un Botticelli, al limite, ma Loussa, il caso vuole che io sia saccheggiato a vantaggio dei saccheggiatori... Sono saccheggiato, Loussa, sono saccheggiato vivo, pezzo dopo pezzo, trasformato in macchine che si fanno passare per me, che la gente visita al posto mio, muoio, Loussa, perchè anche se ognuna delle mie cellule ha qualche miliardo di anni di evoluzione alle spalle, muore lo stesso, smette di crederci e muore, e ogni volta è una piccola morte singola, una prima persona che si spegne, un pezzo di poesia che se ne va..."
Da: "LA PROSIVENDOLA" - Daniel Pennac

sabato 25 settembre 2010
LA MORTE E' UN PROCESSO RETTILINEO
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Già sai come la penso a proposito di questo autore :)Dany
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