RACCONTO BREVE
Ahi! Ho sbattuto ancora! Cavolo, ma perché non riesco mai a prendere le misure?! C'è lo spazio dove posso passare e c'è il vetro...e io, immancabilmente, becco sempre il vetro! Una volta o l'altra ci rimango secca, lo so, lo sento! Mi rimetto in sesto, mi stiracchio le ali che si sono stropicciate per l'urto e, questa volta, prendo bene la mira e entro. Questa casa è enorme! Chissà dove si è nascosta la mia mamma. Eppure ho visto che è entrata qua dentro. Il vento incominciava a tirare e fuori faceva un po' freddo. Si è rifugiata qui...si, ma dove? Solo una stanza di questo appartamento è un mondo intero! “Mamma, mamma!! Dove sei?”...niente, nessuna risposta. Meglio che incominci a cercarla. Volo piano, sforzandomi di non fare rumore. Non voglio farmi notare. So che gli umani sono esseri immondi e, se non stiamo attente, finiamo schiacciate prima ancora che possiamo rendercene conto. Oddio, e se fosse successo anche a lei? La mia mamma è forte, astuta e svelta, ma gli uomini hanno tantissimi modi per debellarci, e non sono tranquilla per niente! Sento dei passi e mi nascondo dentro un vaso. Spero solo che nessuno, inavvertitamente, lo chiuda! Spio dal bordo del mio nascondiglio e vedo una specie femminile di umano. Si guarda intorno, sospetta. Solo allora mi rendo conto che le mie alette tremano e fanno rumore. “Smetti, stupida. Smetti...questa ti ammazza se non te la finisci di fare casino!”. Mi calmo, respiro e cerco di placare il tremore. Ho paura. La femmina di uomo non se ne va e ha una di quelle grandi palette in mano che per noi sono solo simbolo di cattivo presagio! Non voglio morire!! Prima devo trovare la mamma. “Mamma, mamma. Dove sei?”. Ma niente. La donna se ne va. E io mi riprendo un po' dopo la paura passata. Esco circospetta, mi guardo bene intorno e inizio a girare per tutta la stanza. Nessuna traccia di lei. Passo da una porta che mi fa entrare in una stanza più stretta, ma con tante altre porte in cui poter cercare. Strilli di cuccioli umani! Odio quei cosi piccoli! Sono peggio degli umani veri. Sono capaci di inseguire una mosca per ore e lasciarla morire di fatica! Mi nascondo sopra la cornice di un quadro, sperando che non mi notino. Da li ho una visuale di mobili, mobiletti, oggetti vari dove può essersi nascosta la mamma. Ed è proprio li, vicino ad una statuetta bianca, forse di ceramica, che la vedo. Finge di dormire! Io l'ho sempre detto che è una mosca scaltra. “Mamma, mamma. Sono qui. Ti ho trovato!”...”Mamma. Mamma!!”...ho un tuffo al cuore. Non risponde. Non mi guarda. Le ali le si muovono piano, a scatti. Adesso che la guardo bene non mi sembra molto in forma. “Mamma, dai svegliati!”...Apre piano un occhio e sembra che mi sorrida. Non dice niente, ma io capisco tutto. Mi guarda ancora un po' e io le metto un'ala sopra alla testa per farle capire che ho capito. Respira per l'ultima volta. E io non ho mai avuto così tanta voglia di piangere come adesso. Me l'hanno portata via! Ho un mondo da affrontare e lo dovrò fare da sola. La spingo piano sotto qualcosa che sembra un centrino ricamato. La lascio li, sperando che quella sepoltura sia più degna di un giro nello scarico. Ne ho sentite tante di mosche finite così.
“Ciao mamma” sussurro piano. E tra le lacrime lascio quel luogo di morte e disgrazia. Devo farmi forza. Devo farcela anche da sola.
Ahi, ho sbattuto ancora! Non imparerò mai!
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