Un po' di tempo fa mi hai chiesto se mi stessi dando abbastanza amore. Cos'è l'amore, mi sono chiesta allora...come me lo sono chiesta altre volte, del resto. Come si fa a quantificare se una persona ti da abbastanza amore oppure no? Ho provato a ragionarci sopra, a pensare a cosa volesse dire amare. Amare...questa parola strana di cui si sono riempiti la bocca poeti, cantanti e scrittori. Amare. Tu mi ami e io lo so. Lo so anche se in quanto ad affetto e a parole sei molto parco. Non è che ti sbilanci tanto, diciamo. Ma ci sono cose, le cose che fai, le cose che capisci di me che mi fanno pensare che si, tu mi dai abbastanza amore. Di natura sei un egoista, eppure se ti chiamo mentre dormi perchè ho una delle mie crisi ci sei, mi sostieni e mi fai compagnia. Cerchi di farmi ridere quando sono giù, e se di notte vedi che non riesco a dormire e mi rigiro nel letto, sento che appoggi la tua mano sulla mia schiena e mi fai una carezza. Questo per me è amore, è abbastanza amore. E' abbastanza nel momento in cui so che posso contare su di te, in cui so che ci sei e anche se fisicamente non sei sempre presente perchè non è che due persone possano stare appicciacate per tutti i giorni della loro vita, tu ci sei. E anche se un giorno dovessi decidere di non esserci più, perchè capisco perfettamente che io non sono una persona facile a cui stare vicino, ci sarai lo stesso. L'amore abbastanza. L'amore basta. Basta a far sì che io voglia continuare a rimanere. La prima cosa che mi chiedi al mattino è "come stai?"...per me questo è abbastanza amore. Ti preoccupi se ho dormito bene, se ho dormito senza incubi, se per un giorno sono tranquilla. Tu mi ascolti, ascolti le ore e ore di lamentele che ho da sputare, le mie incazzature, la mia voglia di cambiare e la mia difficoltà a farlo. Tu vai a fare la spesa quando io non riesco a farlo. Mi accompagni quando da sola non riesco ad andare avanti. Qualcuno potrebbe chiamarla dipendenza...io lo chiamo amore. E pensare che pensavo di essere io quella che si prendeva cura di te. Guardo indietro a questi tre anni e capisco che se qui c'è uno che si è preso cura dell'altro sei, invece, tu. Grazie, allora. Grazie per questo abbastanza amore che mi dai ogni giorno. Nei piccoli gesti che fai. E anche se mi dici "ti amo" solo dopo che a dirlo sono stata io, non ha la benchè minima importanza. Io ti amo. Tu mi ami. Lo sappiamo. Dirlo ha una valenza superficiale che a quelli come noi non fa certo differenza.

lunedì 25 luglio 2011
L'AMORE ABBASTANZA
martedì 19 luglio 2011
PER LA CIRLY 22.12.2002
"Se fossi qui adesso saresti accucciata in fondo al letto, accanto ai miei piedi. Ho dovuto appoggiarci un libro per compensare la tua assenza. La coperta è troppo leggera senza te sopra.
Ti hanno portata via e, come quando ero piccola, ho così tanta voglia di piangere che rimarrei sveglia tutta la notte. Ti aspetterei fuori dalla porta se fossi certa di vederti tornare. Ma non sei Lessie e ti riporterebbero via. Sento una fitta acutissima allo stomaco e ho voglia di guardare le tue foto. Sembra impossibile che a 20 anni mi metta a piangere ancora per un gatto. Ma fai parte della mia vita, mizin, e non mi scorderò mai di quando mi sono presa cura di te quando eri piccola. Mi manchi da morire e vorrei che fosse davvero così. Vorrei davvero morire. Senza te, che col tuo musino umido mi venivi a svegliare al mattino, non sarà più un buon giorno.
Torna, piccolina, senza farti vedere. Ho un regalo di Natale per te nascosto nell'armadio. Voglio vedere che faccia farai quando scoprirai cos'è. "
A te, Cirly, che sono passati gli anni, che poi ti sei fatta grande, e io per un po', anche se non eri a casa mia, ti ho vista lo stesso. A te, Cirly, che poi qualcuno ti ha portata via e io non so dove tu sia finita, che i mesi, i giorni, si sono portati via il suono dei tuoi miagolii eppure non ti ho mai dimenticata. A te, piccola, per tutti i gatti che sono passati dopo di te, che non hanno preso il tuo posto, che ho provato lo stesso amore ma in modo diverso. Per te, Cirly, per ogni minuto che abbiamo passato insieme e per ogni minuto che ci è stato tolto. A te, solo a te.
giovedì 14 luglio 2011
CUORE DI CANE
Che poi cane...come si farà a chiamare cane un musino così. Io non lo so. Come non so come si faccia ancora oggi, che siamo già nel 2011, un millennio di progresso, di sensibilità (tecnicamente) ad abbandonare un esserino indifeso. Io non ho parole. E non è che sia la prima volta che non le ho. Su facebook sono iscritta a tantissimi gruppi animalisti e vedo ogni giorno foto di animali maltrattati, abbandonati e lasciati morire che ormai ci sono abituata, anche se poi, secondo me, alla fine, non ci si abitua davvero mai. Ma per me era quasi la prima volta oggi perchè quegli occhi non li vedevo in fotografia, ma dal vivo, li avevo lì davanti, li sentivo dentro come un pugno allo stomaco quei due occhi lì. Non mi ero neanche fermata per lui, ma per un altro cane, un cane che, scendendo per la via che dall'agriturismo in cui eravamo porta al paese, sbandava da una parte all'altra della strada e rischiava di farsi investire. Abbiamo accostato nella piazzola dove c'è la fontana e abbiamo aspettato che ci raggiungesse per vederlo da vicino e poterlo fermare. Niente, aveva paura ed è tornato indietro. Mentre eravamo lì, una coppia di anziani che si abbeverava alla fonte, ci ha fatto presente che con loro c'era un altro cane, che stavano provando a dargli da mangiare ma non ne voleva sapere. Lo guardo. Ha un viso dolcissimo e si lascia accarezzare. Chiamo il canile. Mi chiedono un po' di informazioni, faccio presente che i cani sarebbero due ma di uno si sono perse le tracce e dico che rimango lì aspettando il loro arrivo. Io e il cane ci sediamo vicini. Lui steso, io seduta sul muricciolo con i sassolini che mi pungono il sedere. Lui sospira, di sospiri profondi, sento tutta la sua tristezza, la paura e la solitudine. Tutto in un colpo solo. Lo sento mentre respira a scatti eppure sta buono, non se ne va. E' stanco. Forse stanco di cercare qualcuno che gli voglia bene. Stiamo lì, in attesa che qualcuno venga a prenderci. Ci facciamo le nostre chiacchiere, io cerco di consolarlo, gli parlo a voce bassa e gli faccio presente che vicino all'orecchio ha una zecca e ha la pancia tutta sporca e infangata. Cucciolo...forse non era neanche troppo giovane eppure per me gli animali sono sempre cuccioli. Ad un certo punto, preso da non so quale raptus, alza la testa e si mette ad ululare. Avete presente il dolore!? Ho sentito tutto il dolore del mondo in quel verso, tutto il male che aveva dentro e non ce l'ho più fatta. Ho pianto. So che non è saggio e forse neanche normale, ma non sono riuscita a trattenermi. L'ho accarezzato ancora un po', gli ho detto di stare calmo che si sarebbe risolto tutto. Ci siamo accucciati insieme, e siamo rimasti ancora un po' lì...lui con i suoi respiri profondi e rassegnati. Io con la mia sigaretta in bocca il cuore a pezzi. Ad un certo punto sono arrivate le due ragazze del canile. Sarei stata anche tutto il giorno con lui ad aspettare, non mi pesava, non mi pesava proprio per niente. Ma loro sono arrivate. Una si è avvicinata con la corda per tenerlo fermo. Lui ha avuto paura e si è rifugiato dietro la mia schiena. Ho dovuto accarezzarlo e fargli capire che si poteva fidare anche di loro e non solo di me. Gli hanno trovato il microcip e senza che io avessi il tempo di rendermene conto perchè intanto l'altra ragazza stava tirando giù i miei dati, lo hanno caricato sul furgone e lo hanno portato via. Ho sentito qualcosa rompersi dentro, uno scricchiolio fortissimo, come qualcosa che si schianta e non si riaggiusta. Nel viaggio di ritorno mi sono fatta un sacco di domande...aveva capito che lo capivo? Perchè si avvicinava a me appena lo chiamavo e agli altri no? Aveva capito che sentivo? Sentivo dal primo all'ultimo rumore che faceva la sua anima. Cosa sarà adesso di lui? Tornerà dal suo padrone? Un padrone che magari non lo aveva abbandonato ma che comunque è stato troppo incosciente fino ad arrivare a perderselo in giro? Era scappato? Stava male dove stava? Qual'era la storia di quel cane che mi ha preso il cuore fino a farmelo in centomila pezzi? Io queste cose non le so. Però mi piace immaginare che adesso sia in una cuccia, al fresco in questa serata torrida. Mi piace pensare che sia davanti alla sua bella ciotolina di acqua fresca e croccantini. Mi piace pensare che stasera, prima di accucciarsi per dormire un sonno profondo, pensi a me...anche solo per un attimo, e al bene che gli ho voluto.
lunedì 4 luglio 2011
Mi sto seriamente chiedendo perchè non scrivo più. Forse non ho più niente da dire, forse mi sono placata, ho tranquillizzato l'animo, l'ho sedato, si è calmato. Forse, invece, sto solo cercando di ignorarlo per campare decentemente. Eppure, se si ha un tarlo dentro, come si fa a fare finta di niente? E' strana questa cosa, il non avere cose da dire mi spiazza. Come sarebbe strano, nello stesso modo, guardarmi dentro e capire di non avere crucci, piccoli esserini malefici che mi rosicchiano dentro...dove sono finiti?! Possibile che io stia davvero bene? Possibile che io sia serena e non me ne sia ancora resa conto? Possibile che...possibile un cazzo. Forse mi è solo passata la voglia.