sabato 12 giugno 2010

IL TEMPO E LA SUA RELATIVITA'


 






Ho trovato la soluzione del tempo. Ora, io premetto sempre che di certe cose me ne intendo poco. Tipo, in questo caso, devo premettere che mi intendo poco di scienze e fisica, suppongo. Non ho mai studiato fisica, anche se era una delle materie dei primi due anni di superiori. Ma credo che, adesso come adesso, poco importi. 
Ho la risposta al tempo che passa troppo velocemente. Se è vero che, prendendo esempio da Dante, il mezzo del cammin di nostra vita era circa di 30 anni e, conseguentemente, l'età media di prospettiva di vita era di 60 e, se è vero che oggi, come ci vogliono fare credere, arriveremo a 120 anni, non è perchè la scienza (o Berlusconi) hanno trovato l'elisir di lunga vita. E' perchè hanno dimezzato i calcoli dei secondi in un minuto. Mi spiego meglio. Chi ci dice che lo spazio tra un secondo e l'altro può essere calcolato in questo modo? 1 / / 2?. Potrebbe anche essere calcolato così: 1 / / / / 2. Quindi, in un minuto potrebbero esserci 120 secondi e non 60. Di conseguenza, un'ora sarebbe composta da 120 minuti e in una giornata avremmo sempre 24 ore, ma calcolate con i secondi più lunghi. Quindi, gira e rigira, avremmo 48 ore a disposizione per giorno. Le 8 ore lavorative diventerebbero 16, ma è anche vero che, alla fine, quelle per noi stessi passerebbero a 32. Raddoppiando il tutto, a questo punto, a 30 anni ci ritroveremmo a dimostrarne 60 e a 60, 120. La scienza non ha fatto altro che aumentare la velocità di centrifuga della terra semplicemente del doppio di un secondo. Se la terra gira il doppio di un secondo, noi viviamo il doppio degli anni. In sostanza, non siamo noi che non sappiamo organizzare il nostro tempo, ma è il tempo che non è più quello di una volta. E viviamo nell'illusione di campare più a lungo. Non è vero. Io, oggi, per esempio, avrei già 56 anni...e adesso capisco molte cose!


sabato 5 giugno 2010

VIVENDO AFFACCIATA










Sono 18 anni che vivo tra il cemento. 18 anni che mi affaccio sulla stessa piazza e guardo la gente passare. Quante persone ho visto! Donne cariche di buste della spesa che uscivano dal supermercato, padri coi bambini nel carrello e ragazzi di colore davanti alle porte a vendere calzini e cerotti. Ho visto un bambino fare la carità per giorni e una volta gli ho portato un'arancia e gli ho sorriso facendogli una coccola sulla testa. Ricordo ancora i suoi occhi lucidi. 
18 anni sono tanti e di eventi ne succedono. Ho visto ripavimentare la piazza, mattone per mattone, e gli alberi intorno alla fontana fiorire e risfiorire ogni anno. Ho visto partiti di destra e di sinistra fare propaganda sotto tendoni bianchi, e i colori delle loro stupide bandiere. Ho osservato i vecchietti seduti sulle panchine, ogni pomeriggio, col caldo e col freddo, dal dopo pranzo a prima di cena. Li ho visti e poi non li ho visti più, sostituiti da altri vecchietti. Ho visto una coppia di anziani, per anni, camminare tenendosi sempre per mano. E adesso vedo solo lui. Da qui ho visto pullman partire per le gite della parrocchia, carichi di valige e di divertimento. Ho visto gli autobus della scuola riportare i bambini a casa, bambini che sono diventati ragazzi e, senza che me ne rendessi conto, sono diventati uomini che oggi parcheggiano auto truccate in questa stessa piazza. 
Ho sentito le campane della chiesa di fronte suonare ogni giorno, ad ogni ora. Ho visto il bar cambiare gestione, il fiorista diventare tabaccheria. Ho sentito pianti, grida, risate, chiacchiere, rumori di motorini. 
Ho accolto le rondini ad ogni arrivo di primavere, e le ho salutate con l'ultimo giorno d'estate. Ho ascoltato la musica nelle sere di luglio, quando ogni occasione era buona per fare del rione una piccola città. Ho guardato bambini stendere tutti i loro giochi per terra e fare il mercatino dei piccoli. Li ho visti correre, li ho sentiti giocare. 
Da qui, da questo balcone, ogni giorno, per 18 anni, io ho semplicemente visto il mondo. 



martedì 1 giugno 2010

SENSAZIONI











Scivola il paesaggio, snodandosi dal finestrino al ritmo di Struggle for Pleasur, enon si sentono rumori, non si sentono odori. Solo il mondo al di là del vetro. Con un cielo che diventa mare, un cielo fatto di nuvole che diventano pesci alla luce del giorno che muore. E cala il sole, lasciando che un altro giorno finisca, nascondendo il volte alle cose. La musica continua a battere il tempo, il tempo che come il panorama oltre l'autostrada corre via veloce, sempre più veloce e si lascia alle spalle erba, volti, il piacere di una giornata passata con gioia e allegria. Scandisce il tempo che vola, come il gabbiano sulle luci che si accendono sul lungo mare, mentre si sente solo un respiro, solo la voglia di continuare a viaggiare e continuare a vedere, continuare a librarsi al di là di ogni pensiero e ogni congettura. Scorrere, sull'asfalto liscio, con l'aria che sbatte sui vetri e il cuore tranquillo.