
Io non sono una da ricorrenze. Non lo sono mai stata. Io sono una di quelle persone a cui non piace avere l'obbligo di fare le cose, e le ricorrenze pare che ti obblighino a farle. Io le cose voglio farle quando mi va. Tipo che per i giorni dei morti, credo che fosse una vita che non andavo più al cimitero. Però oggi ci sono andata, anche perchè la nonna è morta da qualche mese e non sta bene non andarla a salutare per i morti. E poi mi andava. Così le ho portato una composizione di orchidee bianche e rosa. Piccolina ma comunque bella. Non le ho neanche detto niente. Ho appoggiati i fiori davanti alla fotografia e le ho fatto un sorriso. Che poi io non lo so le cose che si devono dire ad un morto. Ci avete mai pensato? Portiamo i fiori, facciamo due chiacchiere e poi? Facile per noi che siamo vivi sentire queste cose. Ma loro sono morti. In quei loculi, alla fine, c'è rimasto solo un corpo e qualche vestito. E loro mica ci sentono. Comunque, fatto sta, che il cimitero dove è sepolta mia nonna è grandissimo e bellissimo. Abbiamo anche la tomba di Pantani, per dire. Che io non so neanche dove sia, però so che c'è. Così, visto che non piove e c'è un po' di sole, penso che aggirarmi per le stradine di ghiaia del cimitero, in mezzo ai tombini e alle cappelle delle famiglie più ricche, sia un buon modo per festeggiare halloween. Mica niente di così orrido o spregevole. A me camminare nel cimitero, sinceramente, piace. C'è questo silenzio surreale, ci sono lapidi vecchissime, foto in bianco e nero di persone morte quasi un secolo fa. Mausolei impressionanti, che se solo avessi avuto la macchina fotografica con me e non ci fosse stata tanta gente non avrei esistato a fotografare. E si vedono ragazzi giovani, morti chissà come e chissà perchè. Tombe di bambini stracolme di pupazzi, cuori, e lacrime di madri che hanno perso tutto. La sensazione di essere anche troppo fortunati ad essere arrivati a quasi 30 anni, la sensazione di essere, invece, molto lontani ai 95 anni della signora coi capelli bianchi della foto nella croce di fianco. E camminando lì in mezzo, tra nomi, date e fotografie sgranate, penso che la vita e la morte siano divise da un filo sottile. Basta un semplice respiro a capire che una persona è viva. Basta un semplice non respiro a capire che non lo è più. E lo sa anche il vecchietto davanti a me, mentre esce dal cancello di ferro, si gira verso le anime, si toglie il cappello con una mano e con l'altra saluta. Non si fa il segno della croce, saluta con la consapevolezza che non passerà molto tempo da qui a che anche lui riposerà in pace per l'eternità.