sabato 27 giugno 2009


Nascono,


dal nulla,


dalla punta dei tetti,


dal fumo dei camini accesi.


Nascono


e rimangono sospese


per giorni e giorni.


Vagano incessanti,


tormentando i sonni


vibrando nell'aria.


Nascono,


da un soffio,


dalla brezza di maggio,


da un temporale d'estate.


Nascono e non escono.


Restano in bilico


tra la culla della mente,


la carta e l'inchiostro.


Passeggiano avanti e indietro


per le strade dell'anima.


Parole che si mischiano,


si intrecciano,


cambiano di posto,


si eclissano


nei meandri reconditi,


nel profondo.


Giocano, si nascondono,


lanciano sassi


infrangono vetri.


E poi,


un giorno,


all'improvviso,


fiumi in piena,


fluiscono leggere,


facili, potenti.


Scorrono


nitide e marcate,


alcune gaie


altre imbronciate,


portando con loro


dolore noia inquietudine


in grumi di sangue denso.


Nascono, escono, giocano


e su un foglio muoiono


le poesie



Foto dal web

domenica 21 giugno 2009

LA PSICO DICE "COMPITO A CASA: SCRIVI UNA LETTERA ALLA VALENTINA DI 5 ANNI"...E IO SCRIVO UNA LETTERA ALLA VALENTINA DI 5 ANNI

"Cara Valentina, il tempo non fa il suo dovere e a volte peggiora le cose". Io non lo so se questa la conosci. E' una canzone di Max Gazzè. E no, non la conosci, perchè da dove sei tu, Max Gazzè ancora questa canzone non l'ha scritta. Da dove sono io, invece, in un futuro di 22 anni distante da te, Max Gazzè ha scritto questo pezzo. E dice proprio così "Il tempo non fa il suo dovere e a volte peggiora le cose". Ironico, non trovi? Soprattutto perchè ci sono proverbi che del tempo, al contrario, parlano molto bene. Tipo che si dice che sia un gran dottore o che sistemi tutto. Vorrei poterti dire che è così. E invece sono più d'accordo con Max. "Il tempo non fa il suo dovere". Che poi parlare di questa cosa del tempo con te, è stupido. Per te il tempo è un amico. A volte lo detesti perchè vorresti passasse in fretta e invece ti sembra cammini troppo lento. Per te il tempo è solo relativo. Tu hai bisogno che il tempo passi, hai la smania di crescere, voglia di scoprire, di diventare grande. E dalla tua vita ti aspetti chissà cosa. E ogni novità ti emoziona. Un gioco inatteso per il tuo compleanno, l'arrivo di un fratellino, le domeniche al mare col babbo, o il budino al cioccolato che la mamma ha nascosto in frigo. Come si fa a parlare di tempo con te? E come si fa a dirti che tra qualche anno lo detesterai? Lo vedrai correre, sempre più veloce, lo vedrai passare davanti ai tuoi occhi e a volte avrai la forza e il fiato per correre al suo passo, altre volte sarai così stanca che non riuscirai a stargli dietro. Adesso corri più veloce di lui. La tua mente, i tuoi sogni, vanno al di là del tempo. Ora hai un obbiettivo: diventare grande. Perchè diventare grande per te vuol dire guadagnarsi la libertà. La libertà dalle imposizioni di mamma e papà, il non avere più regole da seguire e creartene delle tue. Hai l'obbiettivo della scuola. Almeno per i prossimi 13 anni ti dedicherai a qualcosa con la sesazione che quegli anni non finiscano mai. Avrai i 14 anni, il motorino, i primi amori, i primi pianti, i primi baci. E i grandi ti diranno che quelli sono gli anni più belli della tua vita e di non sprecarli. Ma tu non ci crederai. Avrai la smania di diventare maggiorenne, di prendere la patente, di poter votare, e crederai di essere diventata grande. Ma per i tuoi genitori non sarà così. Quindi avrai ancora meno libertà di prima, avrai litigate continue e discussioni. Avrai ancora qualcosa per cui lottare. E avrai anche emozioni. Perchè ancora tutto ti sembrerà una scoperta. Ma, ad un certo punto, ti fermerai a riflettere sulla tua vita. Guarderai quello che hai ottenuto, quello a cui sei arrivata. L'indipendenza, un amore, un lavoro (che non sai per quanto durerà ancora, visto che dovresti almeno lavorare 40 anni...e ti sembravano tanti 13 anni di scuola?!?!), qualche amica, qualche interesse che per la tua indole inconcludente non porterai mai a termine, qualche libro da leggere sotto l'ombra di un albero in primavera. E non mancherai di chiederti, spesse volte, "Tutto qui? E adesso cosa faccio? Adesso dove vado?". E anche se la vita ogni giorno ti regalerà delle cose belle, come un tramonto, un prato verde o la neve che cade, spesso ti chiederai quale sia il suo scopo. E ci saranno domande come "Se tanto alla fine si deve morire, perchè vivo?". Piccola Vale, io vorrei tanto potertelo dire adesso, vorrei lasciarti questa risposta adesso che hai 5 anni, in modo che tu possa crescere con consapevolezza e vivere serenamente. La risposta io non l'ho trovata, però. Non ancora. Spero di trovarla, non mi arrendo. Un motivo per cui si vive ci deve essere. Magari a te andrà meglio. Magari la troverai da sola. C' è una canzone di Guccini (che tu ancora non conosci, ma che sono certa ti piacerà quando lo ascolterai) che dice "Ma il tempo, il tempo chi me lo rende, chi mi da indietro quelle stagioni". Ecco, questa è la mia visione del tempo. E non voglio che anche tu cresca così. Quindi, quando ascolterai questa canzone, quando alla fine Guccini dice "Il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita", fammi un favore...tu non gli credere. Tu smentiscilo. Uno scopo trovalo.

lunedì 15 giugno 2009

POST NEGATIVO...NEGATIVO FORTE

Non è uno stato temporaneo. Non è una cosa che ti capita un giorno e poi il giorno dopo stai bene. E' una cosa che dura da un po', più di un mese adesso che ci penso. Che poi io non sono una persona positiva, almeno, non quando sto male io. Quando stanno male gli altri sono sempre con la frase pronta, con la pacca sulla spalla a dire che tutto passa, che tutto si supera. Quando sto male io no. Io per me queste cose non le so dire. Perchè forse a volte ho come la sensazione che questa cosa non passerà mai. La chiamo cosa perchè non saprei come chiamarla altrimenti. "stato d'animo" non mi piace. Cosa. Cosa può andare bene. Cosa è una parola indefinita...e io sento qualcosa di indefinito. Una cosa certa però in tutto questo c'è. Non starò mai bene. E non è un modo per farmi compatire, un modo per farmi fare coccoline sulla testa. Non le voglio coccole sulla testa. Voglio solo respirare. E non respiro. ho provato a cambiare posto, ho staccato per una settimana dal lavoro. Non è servito. Mi sono immersa in posti magnifici e non ho avuto la forza di visitarli. Ho pianto. Ero in mezzo a colline colorate, profumi indescrivibili di vino, boschi, lavanda e miele. Eppure era come se fossi nel posto peggiore del mondo. Volevo tornare a casa. E anche una volta tornata a casa la cosa non è cambiata. E non era con chi ero. E non era dov'ero. Era solo che si può essere anche in capo al mondo, ma se non si sta bene con se stessi non si sta bene con nessuno e in nessun posto. Questo è il problema. non sto bene con me stessa. Perchè? Non lo so perchè. Perchè se lo sapessi non starei qui a parlarne. Cerco di guardare in modo obbiettivo la situazione ma non ce la faccio. Non so nulla. Non sono più nulla. Sto anche valutando l'ipotesi di mandare a culi il saggio di fine anno. Io che avevo iniziato canto per fare i saggi adesso non riesco ad affrontarli. Io non so cos'ho. Questo è quello che mi spaventa di più. Una persona avrebbe il diritto di vivere una vita per lo meno decente, o no? Di essere felice e di riuscire ad apprezzare tutto quello che le sta attorno, o no?! E invece tutto mi appare inutile, tutto mi sembra non avere una valenza. E questo, a mente lucida, mi fa sentire una persona pessima. Ecco. Una persona dovrebbe essere certa che domani andrà bene. Ma domani non andrà bene. Perchè prima andava male, poi è andata bene e allora si sperava andasse sempre bene. Poi, invece, di punto in bianco, tutto è tornato ad andare male. Perchè? Non lo so perchè. Perchè è così. E' una condanna, uno stato a cui non ci si può sottrarre, una cosa a cui non si può dare una spiegazione e con la quale bisogna imparare a convivere. Ma io sono convinta che prima o poi impazzirò sul serio. Impazzerò a tal punto che arriverò ad abbandonare tutto quello che ho, a lasciare persone, lavori, punti fermi. Arriverò a trasferirmi in una soffitta, alla meglio in un eremo. A non voler vedere nessuno. A lasciarmi morire di fame e di sete. Arriverò, una volta arrivata all'apice della follia, a ritrovarmi sola, sola davvero. Sola perchè sarò io a non voler pesare su niente e nessuno. Sola perchè sarà giusto così. Comincerò a bere.  E morirò sola, divorata dai gatti. Come dicevamo io e Mattia tempo fa. Come i poeti maledetti. Impazzirò e di me non rimarrà più niente.

mercoledì 3 giugno 2009


Camminiamo,


un piede davanti all'altro,


passo dopo passo,


piano.


In equilibrio instabile,


sfidando il vento


che dondola la corda


a volte forte


a volte mite.


E stendiamo le braccia


per mantenerci saldi,


ora sbilanciandoci,


ora tornando ritti.


Un piede davanti all'altro,


passo dopo passo,


proseguiamo


con il solo scopo


di arrivare indenni


alla fine del nostro numero,


in questo circo


senza clown


nè spettatori