venerdì 31 ottobre 2008

FELICE SAMHAIN


A voi, streghette, a chi non sa di essere strega dentro ma che strega lo è a tutti gli effetti (e strega io lo intendo sempre in termine positivo), a chi ha scoperto da poco di esserlo, a chi sa chi è, a chi sa quello che ha dentro, a chi è consapevole delle proprie potenzialità. Che questa notte sia una notte speciale, che tutto quello che desiderate si avveri, che quello che avete sempre sperato di "vedere" possiate vederlo. Un augurio a tutte...e a tutti quelli che ci credono, ovvio! :)

giovedì 30 ottobre 2008

RISALENDO


Come tornare in superficie dopo l'apnea. Come tornare a respirare dopo aver trattenuto il fiato per troppo tempo. Prendere aria a pieni polmoni, il battito del cuore torna regolare. Tutto torna regolare. Come uscire di casa dopo una settimana di malattia, come riaprire le porte che abbiamo chiuso a chiave.


Certe cose sono inscindibili. Certe persone sono inscindibili. Persone legate a doppio filo, per volere o per destino. Persone che sono nate per incontrarsi e stare insieme. Niente può dividerle. La cattiveria e l'invidia della gente, il passato, l'orgoglio, la delusione. Niente. Tutto passa. Si torna alla vita.

mercoledì 29 ottobre 2008

RESET...ONLY TIME



Tempo. Solo e soltanto tempo. Basta quello, no? Guarisce ogni cosa. Ho bisogno di tempo. Quanto? non lo so. Resetto, ricomincio da capo, come nuova. Tutto nuovo. Basta cancellare, no? Un colpo di spugna e si va avanti...tempo, però. Solo tempo.

martedì 28 ottobre 2008

DELLE COSE SCONTATE

Ci sono cose di cui a volte non ci rendiamo conto. Viviamo nel nostro mondo, fatto di cose piacevoli e tutto rosato. Siamo felici e certe cose proprio non ci sfiorano. Viviamo così, senza neanche farci quelle domande che le persone razionali si dovrebbero fare. Viviamo così perché la razionalità l’abbiamo persa, il contatto con la realtà l’abbiamo perso…e manco ci sfiorano certe idee. Perché noi si da le cose per scontate. Perché le cose di cui non si parla vuol dire che non esistono. Ma questo vale solo per la nostra testolina bacata e sognatrice, in quel mondo perfetto in cui abbiamo sempre creduto di vivere. Il mondo perfetto non esiste. Le persone perfette non esistono. Bisognerebbe prenderne atto, fare un respiro profondo e andare avanti…visto che perfetti non siamo neanche noi. Ma limpidi si. Trasparenti si. Senza segreti, senza paura di fare vedere chi siamo si. E quando certe cose vengono fuori dopo, ecco, un po’ di amaro in bocca ci rimane. Tutto qui. Quell’amaro che poi passa, che poi si perdona, anche se alla fine non c’è nulla da perdonare. E’ solo che tutti abbiamo un passato che poi è quello che ci ha permesso di essere quello che siamo oggi…solo che quel passato si mischia col presente…e questo è un po’ più difficile da mandar giù.


 


“Did I disappoint you? Or leave a bad taste in your mouth?”….


Bè si, un pochino direi di si.

lunedì 27 ottobre 2008

DOMANI SMETTO


Domani smetto di fumare. Basta spendere tutti quei soldi per rovinarmi la salute. Si si, domani smetto.


 


Domani smetto di prendere la pillola. Tutti quegli ormoni non giovano certo al mio fattore estetico già largamente devastato di suo. Si si, domani smetto.


 


Domani smetto di dire che non ho tempo. Da domani il tempo cerco di trovarlo e di farlo fruttare. Si si, domani smetto.


 


Domani smetto di poltrire. Da domani comincio a fare del movimento serio. Si si, domani smetto.


 


Domani smetto di comprare il muesli al cioccolato con la scusa di mangiarlo per colazione, salvo poi sgranocchiarlo a secco per tutto il giorno! Si si, domani smetto.


 


Domani smetto di guardare la pila di libri sul comodino e continuo a leggerli. Che lasciare i libri a metà è una delle cose che odio di più. Si si, domani smetto.


 


Domani smetto di scrivere assiduamente sul blog. Che un post ogni tanto sarebbe più che sufficiente. Si si, domani smetto.


 


Domani smetto di dire stronzate…si si, ma solo domani.


 


domenica 26 ottobre 2008

SOLO PER UN'ORA IN PIU'

Oggi è il giorno dell'anno che preferisco. Oggi è quel giorno che aspetto per tutto l'anno perchè è l'unico in tutto l'anno dove mi viene regalata un'ora in più. Passo tutti gli altri 364 giorni ad aspettare questo giorno qui dicendo che ho bisogno di un'ora in più perchè ho sempre troppo poco tempo. E allora oggi quel giorno è arrivato e mi sono svegliata alle 9 ma in realtà erano le 8 e così ho pensato di dormire ancora un po'. Ho approfittato della bella giornata e ho camminato per un'ora e mezzo. Sono arrivata a casa che sarebbe stata l'una passata, ma in realtà era mezzogiorno e un quarto. Allora mi sono fatta un bagno, ho preparato il mio risotto funghi/salsiccia/piselli (un po' troppo salato) e ho mangiato. E sarebbero state le due e un quarto e invere era l'1.15. Così ho lavato i piatti, sistemato la cucina e poi non ve lo dico cosa ho fatto nell'ora che è venuta dopo...che saranno fatti miei ogni tanto. E sarebbero state le 5, ma alla fine erano quasi le 4. E così, piano piano il tempo è passato, sembrava andasse lento, il sole cominciava a tramontare. Sarebbero state le 6, ma in realtà erano le 5. Ho preso la mia coperta di lana, mi sono stesa sul divano, la gatta si è accucciata sulla mia pancia e ho iniziato a dormire. Mi sono svegliata che sarebbero state le 7, ma in realtà erano le 6, ho vagato per blog e ho guardato fuori. Questo buio pesto da quasi le 8 quando in realtà sono le 7...e la mia ora in più c'è ancora, è qui che mi dice che oggi è un giorno lungo. Ma mi sale su la tristezza, di questo buio notturno, freddo, del guardare dal terrazzo le finestre con le luci accese dei miei vicini, che sentono ticchettare il loro orologio interno che dice che avrebbero bisogno di mangiare. Ma non si mangia alle 6...e allora attendono, preparano con calma la cena, mi sembra di sentirne il profumo, tra le chiacchiere, la televisione accesa, il calore che si fanno a vicenda. E io sono da sola. E amo la mia solitudine. Ma ho freddo. Allora mi metto un paio di jeans, una felpa più pesante, i calzini di lana e vado dai miei. Che da loro c'è un camino...e in quell'ora in più che mi è stata concessa oggi, cercherò di rimanere un po' meno sola. Che stare da soli non fa sempre bene...che in un giorno con un'ora in più la mia testa lavora un'ora in più...e siccome quell'ora in più è un'ora in più di buio, i pensieri non sono sempre dei più positivi.

giovedì 23 ottobre 2008

RELIGIOSAMENTE

Premessa. Premetto sempre quando parlo di questi argomenti un po’ delicati, perché non voglio assolutamente che nessuno si senta chiamato in causa o quant’altro. Per quanto mi riguarda, ognuno è libero di credere in quello che vuole e di non credere. Questo non vuol essere un post generatore di diatribe e/o scontri. Di discussione si, ben venga, ma assolutamente non voglio che nessuno si senta in qualche modo offeso. E’ solo il mio personale modo di vedere le cose, dalla mia profonda ignoranza in merito all’argomento.


Come dicevo nella premessa, ognuno è libero di credere in quello che vuole…o di non credere. Insomma, a ognuno la sua religione, se vuole seguire un percorso spirituale, e a chi non vuole, faccia come preferisce. Per quanto mi riguarda, io sono più pagana che altro…che detta così suona male…ma di certo non sono cattolica. Anche se ho tutti i sacramenti, mi mancano il matrimonio e l’estrema unzione, ma diciamo che ne faccio volentieri a meno. Mi sto avvicinando a religioni che rispecchiano molto di più il mio modo di vedere le cose anziché quello che i miei genitori hanno cercato di inculcarmi da quando sono nata. A tal proposito, nel caso a qualcuno interessasse, ho trovato questa associazione che propone lo sbattezzo. Ecco, io non posso farlo perché oltre ad essere sbattezzata rischierei anche di essere diseredata…però se volete date un’occhiata. Ad ogni modo, come sostengo sempre, a ognuno la propria libertà di scelta. E’ appunto per questo che non sopporto le prediche, che non sopporto chi la domenica mattina ti viene a bussare alla porta e a chiederti “visto che viviamo in un mondo che sta andando a rotoli, cosa pensa dobbiamo fare noi per fare in modo che ciò non succeda?”. E’ inevitabile che io risponda “credo nella reincarnazione, spero nella prossima vita!”….soprattutto perché so che sono i testimoni di Geova. Nulla in contrario alla loro religione. Liberissimi di credere in quello che professano…liberissimi anche di rifiutare le trasfusioni e tutte quelle cose li. Però ci sono cose di questa religione che io non capisco. Ecco perché vorrei che questo post diventasse luogo di discussione e non di scontro. Per esempio: perché devono venire a bussare facendo certe domande? C’è chi mi dice che vengono per informare, non per convertire…ecco, allora a me viene da dire, che se io voglio essere informata, prendo il mio pc, apro google e trovo tutto quello che mi interessa, per dire. Perché nelle congregazioni (si definiscono così?) se un membro fa qualcosa di sbagliato viene cacciato e non perdonato? E non solo…ma se gli altri membri lo incontrano per strada gli viene anche tolto il saluto? Qualcuno mi ha detto che è perché altrimenti non capisce dove ha sbagliato. Ma sbagliato rispetto a cosa?! Perché se una coppia di membri decide di separarsi vengono messi in mezzo tutti e tutti sanno vita morte e miracoli e cercano di convincerti che la scelta che hai fatto è sbagliata? Saprà bene chi ha fatto la scelta se è giusto o no! E i panni sporchi si lavano in casa propria! Insomma, sono questi concetti di questa religione che io non riesco a concepire. Perché la religione e la vita privata non possono essere due cose separate e a se stanti!? Perché io dovrei rendere conto di quello che faccio a tutti gli altri? Saranno anche cazzi miei, no? E poi io sarò sempre libera di leggere la mia bibbia e interpretarla in chiave “testimone di Geova” come e quando voglio. Che poi che li ci siano tutte le risposte io ho i miei dubbi. Che io mi posso mettere anche a leggere la bibbia se mi va, ma la leggerei come un qualunque testo, di qualunque forma e contenuto. Mica tanto per seguire i suoi principi. C’è chi mi ha detto che li ci sono tutte le risposte. Io sono convinta che tutte le risposte le trovo dentro me. Solo io so quello che mi fa bene e che mi fa male. Solo io decido quello che è sbagliato o giusto, a seconda di quello che sento, che avverto, che percepisco. C’è chi mi ha detto che abbracciando questa religione ha iniziato a vedere la vita in un modo completamente diverso, migliore, pieno di speranze e di gioia. Io, la gioia, me la creo da me. E poi ecco, una cosa che vorrei proprio dire in merito a tutti i tipi di religione…io le chiamerei filosofie, piuttosto…che allora tutto sarebbe più semplice. Non mi piacciono le regole, non mi piacciono i comandamenti, non mi piacciono le imposizioni. Non mi piace la storia del peccato originale, dell’essere nata ed essere frutto di un peccato, per esempio. Io ho la mia Wicca…quella che mi dice che “finché non nuoce a nessuno, fai quello che vuoi”…meglio di così?!

martedì 21 ottobre 2008

AI MIEI PICCOLI

Che ormai tanto più piccoli non sono...Grazie. Grazie per aver aspettato me quella domenica mattina di ottobre di un anno fa. Grazie perchè siete entrati nella mia vita, l'aveta presa e fatta diventare come piaceva a voi. Grazie perchè senza di voi oggi sarei ancora una pignola fissata con la pulizia, sempre dietro a sistemare e a riassettare...grazie, perchè mi fate capire che tanto non ne vale la pena perchè ci siete voi che incasinate tutto! Grazie perchè quel giorno vi siete fatti raccogliere e avete lasciato che mi prendessi cura di voi. Grazie perchè sapete che quando dormo non voglio essere disturbata e allora vi accoccolate ai miei piedi e dormite con me, sotto la coperta. Grazie anche se mi avete distrutto lampade, porte, orologi, divani e quant'altro. Grazie perchè una vostra fusa o una vostra richiesta di coccole mi riempie la vita e mi fa sorridere. Grazie, anche se ogni tanto vi sgrido, mi arrabbio, dico che vi do in adozione se non ve la smettete di fare casino, ecco, sappiate che io senza di voi non potrei proprio starci...e da quando ci siete, di voi non posso più fare a meno. Vi voglio bene.





domenica 19 ottobre 2008

DELLE OCCASIONI PERSE

Allora succede che un giorno, navigando in qua e in là, mi imbatto in un concorso per scrittori e poeti indetto da una casa editrice abbastanza famosa. Allora succede che io inizio a meditare sul fatto di parteciparvi, che mi dico che tanto tentar non nuoce. In realtà non è che fossi convintissima, ma poi, alla fine, ho preso un bel respiro e ho spedito un po' delle mie poesie. Lo scopo del gioco era quello di essere pubblicati se alla casa editrice l' "opera" fosse piaciuta. Nel caso, mi avrebbero fatto sapere entro fine novembre. Se non gli fosse interessato, invece, non avrei più sentito nessuno. E io guardavo la mia casella di posta almeno 10 volte al giorno perchè pensavo mi sarebbe arrivato qualcosa via mail...e invece, venerdì sera, torno a casa e trovo questa busta con dentro lettera e contratto. Mi è preso un colpo. Io non credo molto nelle mie capacità di scrittrice...e quindi non mi aspettavo questa cosa qui. E invece li dice che sarebbero lieti di puntare su di me. E allora ecco, insomma, all'inizio non ho avuto dubbi...poi, riflettendo, mi sono messa a tentennare. Intanto a carico mio ci sarebbero le prime 170 copie del libro...che quelle non avrei quasi problema a piazzarle perchè il compagno di mia mamma, con la sua insita personalità da manager, ha già messo in piano di organizzare un sacco di conferenze stampa!...solo che poi ci sono anche un sacco di cose a cui io non so se riuscirei a far fronte. Tipo un' intervista all'interno di un programma tv che parla di libri, tipo un'altra  intervista in una radio, il libro alla fiera del libro di Torino e ad altre fiere del libro...e serate di presentazione, e vai di qua e vai di là. A me viene tipo l'ansia solo a pensarci! E non ho la faccia per fare queste cose. Perchè sono espansiva si, ma  mica sempre. E poi ecco, mettiamo pure su il fattore che ho riletto quelle poesie. Obbiettivamente, diciamoci la verità, non ci vedo niente di particolare. Sono solo parole. Parole che per me hanno un senso perchè le ho scritte in momenti che mi davano delle emozioni...ma se dovessi leggerle da fuori, ecco, non so, non credo che mi interesserebbero. Voi comprereste un libro di poesie di un'emerita sconosciuta?!...Da un certo punto di vista sono contenta...mi basta sapere che quello che ho mandato loro è piaciuto. Da un altro, non ho più lo spirito nè la voglia di rischiare e di mettermi in gioco. Non ho voglia di prendere delusioni, di crearmi delle aspettative e poi di farle crollare. Ecco...io venerdì ero entusiasta...adesso non lo so più se lo sono ancora. E' pur vero che ancora non ho dato nessuna risposta...è pur vero che posso ripensarci...è pur vero che ho bisogno di dormirci sopra ancora un po' di notti prima...ma per il momento penso proprio che rinuncerò.


E in quel preciso istante


scoprire che ogni centimentro del mio corpo e della mia anima


ti appartengono...



Francesco Hayez - "Il bacio"

venerdì 17 ottobre 2008

VENERDI' 17

E poi si dice che venerdì 17 sia un giorno pieno di insidie...solo che a me oggi è capitata anche una cosa bella. Troppo bella per poterci credere e troppo bella perchè possa raccontarla. Ancora non è tempo...voglio godermi solo un po' il momento.  E' che quando dopo una giornata di lavoro stressante come quella di oggi, torni a casa e tua sorella ti dice "Ti hanno scritto da Roma". Tu pensi alla prima persona di Roma che conosci, che poi sarebbe Psy, e dici "Mi ha scritto Psy?". Poi realizzi che Psy neanche sa il tuo indirizzo, ma non si sa mai. Prendi in mano la busta che pesa anche un po'. Vedi il mittente e hai un tuffo al cuore che ti fa quasi male la testa. Apri e pensi che non può essere, che non è possibile, che quella busta non è una risposta, solo un "premio di consolazione" per dirti "Grazie tante, ma non ci interessi". E invece leggi...e più leggi più ti viene da svenire, da urlare! Non ci credi. Non ci credo. Avrei voglia di dirlo al mondo, avrei voglia di dirvi la cosa bella che mi sta capitando...una cosa che mai avrei pensato e che magari per molti di voi sarà una cosa banale...ma è una cosa che alza il tasso della mia autostima ad un livello quasi impressionante per quello che sono di norma. Ma quando deciderò se buttarmi in questa esperienza, quando firmerò quel foglio che devo firmare...ecco, lo giuro, sarete i primi a saperlo!

giovedì 16 ottobre 2008

RUBRICA: QUELLO CHE ASCOLTAVO QUANDO ERO ADOLESCENTE

Loro...loro non mi ricordo neanche quando li ho sentiti per la prima volta. Forse ho visto il video di questa canzone un giorno, per caso e me ne sono innamorata. Loro mi hanno accompagnata per un bel po'...almeno per i loro due primi album. Loro mi hanno regalato un po' di emozioni...qualche volta ho pianto sulle loro note, qualche volta ho sorriso. Loro erano nelle mie cuffie sul volo per Londra. E questa è la loro canzone che preferisco. E anche il video mi è sempre piaciuto. Loro non li ascolto più tanto spesso, ma oggi non mi dispiace riascoltare questa:


Embrace - Come back to what you know


mercoledì 15 ottobre 2008

BLU MOON

Mi sveglio ancora stanca, con poca voglia di sgusciare da sotto le coperte calde. Prima un braccio, lo ritraggo, è troppo freddo. Visto che ci sono infilo sotto anche la testa. Ma la sveglia suona, imperterrita, non si arrende. Urla, strilla, insistente. Cedo, ok, cedo, hai vinto. Riluttante scivolo svogliata sul pavimento, senza neanche la forza di stirarmi. Le ossa scricchiolano e ciondolante alzo le serrande e apro la finestra. Il cielo è di quel blu che si sta schiarendo, e li, ancora luminosa, coperta dalle nuvole, c’è la luna piena che mi sorride. Come a dire “Io sono stata in piedi tutta la notte. Adesso sta a te continuare la giornata”. Le sorrido a mia volta. Mi sento decisamente meglio

lunedì 13 ottobre 2008

LUCAS LUCAS...LUCAZZ...

 


Correva l'anno 1993. Io avevo 11 anni e mi ero trasferita da neanche un anno in città. Era l'anno in cui avevo finito le elementari e i miei, per la prima volta, mi avevano mandata in campeggio (col prete, of course!). Che una bambina come me, a 11 anni, non vedeva proprio l'ora di togliersi dalle balle e godere di un po' di libertà! E così fu. Diedi subito prova di questo mio slancio di maturità sul pullman che ci portava a Camaldoli. E insomma, ero sul pullman e, girando la testa per dare un'occhiata dietro, ho notato che c'era un biondino niente male seduto sui sedili in fondo. E allora, per tutto il tragitto, abbiamo preso a guardarci. Non eravamo ancora scesi dal pullman che un suo amico mi si avvicina e mi fa “Lucas chiede se vuoi metterti con lui”. E io, un po' imbarazzata, “Ah, si chiama Lucas?...Si, va bene. Digli che io mi metto con lui”. Inutile dire che per tutta la settimana abbiamo fatto fatica a parlarci. Anzi, mi sa che ci evitavamo proprio. Ogni tanto lui mandava un suo amico come messaggero e io mandavo una mia amica come messaggero. Era così, non ci si poteva far niente. A 11 anni non si è abituati ancora bene ad interagire con l'altro sesso nel momento in cui ti piace! E ogni volta che lo vedevo mi veniva il batticuore, che io avevo sempre paura che mi venisse a parlare e non sapevo cosa dirgli. Quando siamo tornati a casa, lui mi chiamava tutte le sere. E io mi vergognavo un casino perchè non volevo che mi sentissero i miei. E comunque questo Lucas iniziava a soffocarmi un po' troppo per i miei gusti. Così, un pomeriggio, mi ha chiesto di andare a fare un giro in bici con lui...e io ho accettato perchè volevo “lasciarlo”. Solo che quando sono stata li non ho avuto il coraggio. Il silenzio tra noi due era imbarazzante, non dicevamo una parola e giravamo in bici così, per queste strada di periferia. Ad un certo punto, dopo mezzora credo, io ho iniziato a sentire proprio il peso del silenzio. Così gli ho detto che i miei si erano raccomandati che non facessi tardi e che dovevo andare. Ci rimase malissimo, ma io tirai un profondo sospiro di sollievo quando lui prese la strada per casa sua! Mi asfissiava anche se stava zitto, per dire! La stessa sera mi chiama...e mi chiede di andare con lui a mangiare una pizza il sabato successivo. Io, consapevole del fatto che due bambini, da soli, in una pizzeria avrebbero fatto uno strano effetto e facendomi una sensazione di disagio assurdo il solo pensarci, gli ho detto di si, ovvio. Che io no non lo sapevo ancora dire...ho imparato col tempo! Passavano i giorni e poi è arrivato sabato. Aspettavo quel giorno come un maiale che va verso al macello. Non avevo ancora chiesto il permesso ai miei, lo chiesi solo il giorno stesso, ringraziandoli per avermelo negato. Quel pomeriggio ero andata in piscina con mio babbo e non avevo per niente voglia di tornare a casa. Sono rimasta in acqua per più tempo possibile, sperando di trasformarmi in un pesce e di nascondermi in uno dei bocchettoni della vasca. Ma mio babbo mi ha urlato di uscire...e neanche la scusa del costume bagnato mi ha fatto guadagnare del tempo. Alle 7 eravamo a casa. E io dovevo dire a Lucas che non potevo andare con lui a mangiare la pizza. (mica ero dispiaciuta del divieto dei miei, per una volta! Solo che preferivo glielo dicessero loro. Una cosa tipo “La Valentina è partita, torna fra un anno”). E invece, alle 7,30, suona il campanello. Piano piano scendo le scale, avevo un paio di pantaloncini arancioni e una maglia a righe bianche e blu col cappuccio. Mi affaccio alla porta. Lui era tutto infighettito, col gel nei capelli, un completo jeans e camicia beige. Tutto fiero, mi chiede se sono pronta. Lo guardo, scuoto la testa con fare triste e gli dico che i miei non vogliono. Lui ci rimane malissimo. Io mi scuso per averlo avvisato così tardi. E mentre lui si allontana con le mani in tasca, il capo chino, scalciando i sassi pensieroso, io faccio le scale fischiettando...e mi sento leggera.


Memorabile mio padre che gli corre dietro e gli chiede il numero di casa per scusarsi coi suoi.


Da quella volta ho evitato sempre gli uomini coi capelli biondi...

domenica 12 ottobre 2008

QUELLO CHE MI EMOZIONA


Vederli li, in massa, con le loro sciarpe bianche e nere, le loro magliette rosse col Che Guevara sopra. Agguerriti, incazzati, che chiedono di essere ascoltati, che urlano perchè vogliono un futuro, la sicurezza di un lavoro, di un mondo migliore. Lottano. Lottano con la grinta di chi capisce, nonostante l'età, cos'è giusto e cos'è sbagliato. Lottano perchè ci credono e non perchè vogliono saltare una giornata di scuola. Lottano come lotterei io se non mi fossi arresa alla pesante evidenza che di noi, piccolistronzipopolani, non gliene frega un cazzo a nessuno. Che loro, i grandi, i superstronzialpotere, fanno i loro di interessi...mica i nostri! Ma loro no, questi ragazzi non si arrendono, gridano la loro voglia di giustizia e di democrazia, democrazia quella vera, eh, non quella in cui ci fanno credere di vivere. E io, che purtroppo, per problemi tecnici, non posso stare in mezzo a una folla come facevo una volta, manifesto con loro, a distanza. Perchè vederli così, mi ha fatto capire che gli anni passano, ma che i giovani rimangono sempre quelli, con gli stessi ideali, con gli stessi miti immortali, con le stesse speranze e con le stesse paure! Io, oggi, domani, sempre, sono con loro, dalla loro parte, per loro...e anche un po' per me, che anche se la scuola l'ho finita da un po', non è che abbia un futuro roseo davanti!


Lotta dura senza paura...e non arrendetevi come ho fatto io.


Foto dal web

 


Ebbri


di ambra e iris,


profumi di bosco e abete.


Sguardi infuocati


intensi


infiniti.


E toccarci


sentirci


silenti e complici.


Dentro al buio accecante


i bianchi sospiri,


come trottole,


trattenuti in gola.


Nell'ora,


nel tempo


che tentenna e si ferma


un istante eterno.


E ci guarda la luna

giovedì 9 ottobre 2008

SULL'INNAMORAMENTO

Un mio amico l’altro giorno mi ha chiesto come facevo ad essere sicura di amare una persona che conosco da così poco tempo e che vedo così poco spesso. In realtà non avevo mai pensato a questa cosa, essendo, come ben sapete, una donna estremamente impulsiva. Il fatto è che certe cose non si possono spiegare. Quando una persona entra nella tua vita e la sconvolge, quando quella persona ti prende tutti i pensieri, ti occupa la testa, vive in ogni cosa che fai anche se non ce l’hai sempre vicino, quando quella persona, pur non sapendolo, sconvolge le tue abitudini, le tue convinzioni, e tu ne rimani sconvolta all’inizio, perché da te non te l’aspettavi, e poi ti stupisci e poi ne sei contenta anche se spaventata, quando inizi a guardare avanti anche se hai sempre guardato ai giorni che stavi vivendo, quando ti eri promessa che mai e poi mai avresti solo sfiorato l’idea di poter fare certe cose e adesso, invece, se pensi che potresti farle con quella persona li non ti spaventano mica tanto (che poi il pensiero e i fatti sono già due cose di sostanziale differenza, ma già il pensarci, quando prima non ne prendevi neanche in considerazione l’idea è già un’evoluzione), ecco, allora forse senti che di quella persona sei innamorata sul serio. Credo poi che l’amore non si possa spiegare, credo che non ci sia una definizione di amore se non quella di “sentimento profondo”…il perché poi lo si provi è ancora più difficile da dire. Si prova. Punto. Si sente. Punto. Si sente quando quella persona ti manca, quando non vedi l’ora di arrivare a sera per poter sentire la sua voce, quando sei con quella persona e parli e senti che c’è un’affinità, un’intesa, un legame a prescindere da qualsiasi forma razionale di pensiero. Punto.


Però, e adesso cambio argomento, io ho dovuto chiedergli, invece, come faceva a stare con una persona con la quale stava bene ma per la quale non provava una cosa sconvolgente…sarà, ma non ho mica ancora capito cosa ci stia a fare. La passione passa, è vero. Le farfalle nello stomaco passano, è vero…ma iniziare una storia senza neanche provarle è triste…molto triste. Poi, oh, la vita è la sua, eh…può fare quello che vuole.


Di una notte


che ti ho perso


e sono morta.


Ritornata alla vita,


dimentica del tuo volto,


ho ripreso a cercarti.


Inquieta agitata arresa.


Di una notte


che ti ho ritrovato


in un paio d'occhi


in una voce nota.


Non sapere nulla


conoscere già tutto.



foto dal web

martedì 7 ottobre 2008

MISINFORMATION

 


Questo blog una volta era più sociale. Me ne sono accorta l'altro giorno, mentre stavo sistemando tutti i post del 2007 in un file per stamparmeli. Metti che per sbaglio cancelli il blog, quelli mi vanno persi tutti! Insomma, dicevamo, io scrivevo un po' di tutto e parlavo, spesso e volentieri, di argomenti che vertevano sulla situazione sociale. Il fatto è che io, da un bel po' di tempo a questa parte, la televisione non l'accendo neanche più. 5 minuti al mattino mentre faccio colazione e sento l'oroscopo. 5 minuti alla sera mentre mangio e non sono io a decidere i programmi perchè sono a casa dei miei...e, udite udite, devo sorbirmi “l'isola dei famosi”! Quindi, ecco, io mi sono rotta le palle di informarmi. Che è sbagliato, lo so...non leggo neanche più i giornali, ho smesso anche di andare sul sito di Grillo. Ho deciso che voglio morire ignorante! Mi arrivano i messaggi del Timspot e io li cancello appena vedo che è il Timspot...può anche esserci scritto che mi bombarderanno tra 10 secondi e io non lo saprei. Ad ogni modo, in questo periodo, un po' qua e un po' là, ho captato qualche notizia abbastanza preoccupante. Ho sentito di sto crollo inesorabile delle banche, sto crack pazzesco che non si aspettava nessuno, l'economia che sta ristagnando, insomma, un bel casino che può precedere una crisi economica non da poco. E ho sentito Silvio che ha detto che gli italiani, nel caso di un eventuale crack anche da noi, non perderanno un euro...Certo, quegli euri ci pensa lui a fotterceli prima!! Ho sentito della legge Germini sul maestro unico (c'è un link per firmare la petizione contro questo decreto nella colonna dx del mio blog). La cosa che mi fa più incazzare è che sanno di dover fare dei tagli allo stato, da qualche parte, certo, devono limare, eh...ma mica limano dai politici inutili, fancazzisti, assenteisti, che si prendono uno stipendio che io non vedo neanche in un anno e lavorano tra si e no 3 giorni alla settimana...lavorano, poi, fanno giusto del casino. Lavorano per loro, certo...mica per i cittadini come vogliono far credere! E così ci rimettono le insegnanti...via, a casa più della metà di quelli che ci sono, tra precari e maestri di ruolo! Olè, questo si che il modo per far girare l'economia!! Bravi coglioni! E queste persone qui? Cosa vanno a fare poi? Gente che per i bambini darebbe l'anima, cazzo vanno a fare? I camerieri? Non che fare il cameriere sia uno sporco lavoro, anzi...però se era quello il loro obbiettivo nella vita, se hanno studiato tanto...e adesso si ritrovano con un pugno di mosche. Poi mi è giunta all'orecchio la notizia che la Carfagna eliminerà la prostituzione...leggi più severe eccetera eccetera...cominciamo a smettere di pagare le puttane dei parlamentai prima?...così, tanto per cominciare. Poi io non è che sono a favore della prostituzione, dico solo, però, che tanto, più clandestinamente ancora, questo mestiere non smetterà mai di esistere...e allora, facciamo delle belle case chiuse, con i loro controlli, con le loro camere al caldo. Io sono a favore delle case chiuse...meglio di così? A parte che una donna se è contenta lei di fare la prostituta io non ci vedo niente di male, e poi almeno non dovrebbero patire freddo su quelle strade, in inverno, con quelle maglie corte che a me mi viene mal di pancia solo a pensarci!


Poi vediamo, cos'ho sentito ancora?!...Mah, poco altro, le solite cose all'ordine del giorno. Roba di mafia, gente che si ammazza, ragazzi che vengono ammazzati per un pacco di biscotti, un ragazzo di colore che è stato pestato dalle autorità non ho capito bene per cosa, forse durante un'operazione antidroga. Un bambino che è stato sbranato dai cani. Ah, e poi questa mi piace tantissimo, questa ve la devo raccontare. Allora fino a un po' di tempo fa si erano pure presi di mira i rom, no? Che la destra voleva sfollarli tutti, che tutti i rom erano assassini, ladri, tutte quelle cose li. E allora, in quel periodo, non solo i rom ne combinavano, ma anche i romeni con residenza fissa in italia e permesso di soggiorno regolare. E allora si era scatenata tutta questa cosa che i romeni, come i rom, fossero cattivi. Quindi, via, pecorelle, tutti contro questo popolo! E adesso, sono un paio di giorni che al mattino vedo una pubblicità. E in questa pubblicità ci sono due ragazzi romeni, Ioana lei, Sorin lui, che fanno i cuochi e sono gentilissimi, e hanno in progetto di sposarsi. E alla fine lo slogan recita una cosa del tipo “conosci gli altri popoli”...grazie al cazzo!!! Grazie al cazzo!!! Adesso è comodo fare delle pubblicità così, vero? Si istiga la maggior parte della popolazione al razzismo, e poi adesso a quella maggior parte gli dite di voler bene alle persone che i media, fino a poco prima, hanno dipinto, indistintamente, come dei delinquenti?! Che schifo! Che schifo! E allora io mi arrabbio, e medito su quale sia la vera rivoluzione...perchè prima o poi la gente si stancherà di pigliarlo sempre in quel posto. Io mi stancherò di non poter progettare un futuro, di non poter comprarmi una casa, di non sapere neanche se domani avrò ancora un lavoro. C'è già chi quel lavoro non ce l'ha. C'è già chi la casa l'aveva e adesso non ce l'ha più. Dov'è? Dov'è finito lo spirito di chi ha combattuto prima di noi, anche solo 40 anni fa? Dov'è la gente che scende in piazza e manifesta e si incazza e sciopera se c'è da scioperare...ma tutti, tutti insieme. Dov'è il cambiamento? Dove la forza proletaria?! Sono incazzata....troppo incazzata! Va a finire che io tiro fuori il mio cappello peruviano e il mio parka...le cose devono cambiare.


 



Francesco Guccini - La locomotiva

lunedì 6 ottobre 2008

RICORDI A RANDOM


Erano gli anni in cui l'estate arrivava lenta. Gli anni in cui, già dalla primavera, cominciavo ad agognare, con le maniche del grembiule rosa alzate fino al gomito, le vacanze estive. Erano gli anni dei compiti nel pomeriggio, con l'odore della cena che mia mamma stava preparando e il rumore delle pentole che borbottavano sul fornello. A volte mi manca lo sciacquio dei piatti nel lavello, mentre facevo il mio pisolino pomeridiano, e il freddo che veniva dalla finestra aperta dopo che lei aveva dato lo straccio in cucina. Erano gli anni in cui tutto aveva un sapore nuovo, in cui tutto sembrava irraggiungibile, lontano, incerto. Erano gli anni di cui oggi, ahimè, ho troppi pochi ricordi se non a sprazzi. Qualche immagine vaga di me, immagine che mi ricordo da una foto, con i capelli biondi sempre spettinati, la faccia con le lentiggini, sempre sorridente, di un sorriso sdentato e furbo. Peccato che all'epoca non tenessi un'agenda dove appuntare tutto quello che mi succedeva, come faccio ora. Oggi avrei avuto materiale a sufficienza per scrivere un libro se sapessi scrivere un libro. A volte mi torna alla mente un profumo. Come l'odore di naftalina dell'armadio della camera nella casa dei nonni dove rimanevo spesso in estate. Ricordo di me, a letto senza riuscire ad addormentarmi, mentre la luce dei lampioni fuori inondava la stanza, e il vociare dei primi amori estivi che sotto a quei lampioni stavano sbocciando. Ragazzi abbracciati sul muretto che io potevo solo immaginare, a baciarsi, abbracciarsi...e verso settembre, quegli stessi ragazzi, si sentivano litigare e piangere e dirsi addio. Questo me lo ricordo, me lo ricordo bene. Perchè poi io mi facevo una discreta dose di viaggi mentali sulla loro storia, su come era iniziata e su come era finita. Come quella volta che ero in piscina con mio babbo (di questo ricordo di aver scritto qualcosa, ma non trovo più il diario di allora), ed ero stesa sullo sdraio a prendere il sole come una lucertolina. Vicino a noi un gruppo di ragazzi aveva la radio accesa...se non sbaglio dalle casse si sentiva “Informer”. E c'erano un ragazzo e una ragazza che stavano distanti. Lei lo guardava ma non gli si avvicinava. Lei piangeva. E la sua amica era li che la consolava. Allora ho sentito che le ha detto “Non vale la pena che ti avveleni il fegato per lui”. E io, a distanza di 20 anni, che se ci penso questi ormai si saranno sposati, avranno avuto dei figli e magari non si ricorderanno neanche l'uno dell'altro, ancora mi chiedo che cosa le avesse combinato di così tremendo l'imbecille che le faceva avvelenare il fegato. Mi piacevano le storie d'amore. Mi sono sempre piaciute. Quando ero piccolissima, la sera mia mamma guardava “Uccelli di rovo”...io avrò avuto tra si e no 2 anni ma capivo tutto. E mi ero appassionata alla storia tra questo prete un po' atipico e questa ragazzina. E allora, il mattino dopo, quando mia mamma mi lasciava dalle suore (decisamente controproducente per una come me!), io raccontavo alla madre superiora tutto il resoconto della puntata che avevo visto. Così lei riprendeva mia mamma il giorno dopo...perchè non erano certo film da fare vedere ad una bambina e neanche lei avrebbe dovuto vederli. Ma a mia mamma Richard Chamberlain piaceva troppo, e la volta dopo lo riguardava e anche io lo riguardavo, giurando che non avrei raccontato niente alle suore. Ma io non sapevo tenere niente...e allora la storia, ogni volta, ricominciava. Fino a quando finalmente non finì la serie.


Erano gli anni in cui l'estate poi arrivava. E estate per me voleva dire campoestivo. Il campoestivo con la parrocchia dei nonni, a Cesenatico. Erano gli anni delle mattine in cui mia nonna mi faceva alzare presto perchè passava il fornaio con l'ape a portare i bomboloni, direttamente a casa. E scendevo le scale di corsa sentendo il profumo ancora prima di aprire la porta. Mille lire di bombolone con la crema. Mi spataccavo tutto il muso di zucchero a velo, mi mettevo il golfino e il nonno mi portava in parrocchia. Che io da piccola non conoscevo la differenza tra essere cattolici e non esserlo...per fortuna l'ho imparata col tempo. Ricordo che mi ero innamorata di un certo Matteo in quell'estate. Un Matteo che abitava proprio davanti a casa dei miei nonni. E sapevo quale era la finestra della sua camera. Allora, la sera, quando io la cugina si rimaneva in cortile a giocare, buttavo sempre un occhio per vedere se la luce era accesa. E poi la luce si spegneva e dicevo “chissà se mi sta pensando”. In realtà non stava certo pensando a me. Ma ad una certa Chiara che si era messa con lui a questo campoestivo. E anche se io non conoscevo bene i termini scurrili con cui poterla apostrofare, un'idea me l'ero fatta lo stesso.


Erano gli anni in cui mia cugina, una notte, vomitò l'anima e l'operarono di appendicite. Da quella volta li credo di avere iniziato a temere il vomito e l'appendicite stessa. Com'era capitato a lei poteva capitare a me. E io non volevo andare in ospedale perché ci ero già finita una volta, a quattro anni, in una sera di luglio che facevo la splendida con un altro Matteo, mio amico di infanzia, su uno scivolo a Sant'arcangelo. Tenevo le gambe ranicchiate e, scendendo così, un paio di volte mi è andata bene, ma alla terza, ho puntato i piedi e mi sono ribaltata dando una facciata memorabile a terra. Setto nasale rotto. Di quei giorni ricordo tutto. Un trauma. La corsa al pronto soccorso di Rimini, il dottore che mi faceva le lastre, il ricovero in ospedale e quello stronzo di anestesista che mi aveva detto che mi portava a prendere le caramelle. Quando ho visto la siringa enorme con cui cercavano di perforarmi il culo per farmi dormire, sono scappata dalla sala operatoria e ho cercato mia mamma. Le sono corsa incontro piangendo. Ma poi mi hanno recuperato. Forse mi hanno dato una botta in testa. L'intontimento ad occhi aperti, senza sentire dolore, senza sentire le voci, ma vedendo tutto. Vedevo i guanti verdi del chirurgo che mi stava sistemando le ossa del naso. E l'intorpidimento dei muscoli al risveglio, nel mio pigiamino a righe rosa e bianche. Chiedevo in continuazione a mia mamma di raccontarmi delle storie affinché riuscissi a svegliarmi. E la sete atroce e non poter bere che qualche goccia da un fazzolettino che mia mamma inzuppava in un bicchiere d'acqua. Brutti giorni. Anche se poi, con questa mascherina al naso, ero diventata un po' la mascotte di tutto il paese. E mi chiedevano tutti cosa avevo fatto e io, allora, raccontavo quello che mi era successo con un certo orgoglio. Non tutte le bambine avrebbero avuto il coraggio di scendere lo scivolo così. Comunque, anche negli anni a venire, tra me e mia sorella, il reparto di ortopedia ci ha viste parecchie volte. Un po' perché ci facevamo male da sole e un po' perché ci picchiavamo talmente tanto che ogni tanto ci rompevamo qualcosa.


Erano gli anni in cui io mi arrampicavo su gli alberi. E non mi facevano paura le formiche rosse o le lucertole. Stavo li, tra i rami degli ulivi, e mi godevo il contatto con la natura. La cosa che mi mancava di più, però, era una casa sull'albero. Che i rami non erano proprio comodi per starci seduti delle ore. E io parlavo da sola, immaginando di essere dentro a quella casetta che in realtà non c'era. E passavo ore estive a far niente e a inventarmi storie. Li, da sola...che a me da sola piaceva stare già da allora.


Erano gli anni in cui il sabato e le domeniche i nostri genitori ci portavano al mare. Mia mamma preparava padelloni di lasagne o nidi di rondine o zuppiere di insalate di riso e le metteva dentro a quei frigo portatili. Noi ne avevamo uno rosso. E dentro c'erano anche le bibite per noi e la birra per il babbo. Erano gli anni in cui, adesso che ci penso, la mia era ancora quella si può definire una famiglia unita. Almeno all'esterno. E allora io ero al mare con le cugine e mia sorella che era piccolissima e non rideva mai, neanche se le facevi il solletico. Ogni tanto faceva un grugnito e poi si metteva a piangere se le avevi dato noia. Un po' mi stava sulle balle sta cosa che piangeva sempre. Con sto muso lungo e così distaccata. E allora io facevo il bagno anche se avevo appena mangiato, stavo 3-4 ore ammollo e poi tornavo a impanarmi nella sabbia, sotto all'ombrellone. Quando si faceva ora di rientrare, mio babbo tirava fuori la bottiglia dell'acqua e ci puliva i piedi perchè non sporcassimo la sua seat ibiza nuova. Poi dai nonni, a farci il bagno vero. Con acqua e sapone. Nella vasca insieme alle cugine. Ho l'immagine di un boccale rosso con cui mia mamma mi sciacquava i capelli e nelle narici l'odore di “felce azzurra”. Quello mi ricorderà sempre, negli anni a venire, i bagni nella vasca dei nonni. Credo che mia nonna non abbia mai smesso di usarlo.


Erano gli anni in cui poi l'estate finiva di nuovo, dove si faceva la spesa dei quaderni, delle penne cancellabili, delle matite, delle gomme e dei pastelli. Dello zaino nuovo, “ti prego, mamma, quest'anno almeno comprami quello di Barbie”. Del diario colorato, dell'astuccio in tinta. Del grembiule nuovo, che quello dell'anno passato non mi andava già più. Di un salto al mercato a comprare un po' di vestiti nuovi che se no mia mamma non sapeva con cosa mandarmi a scuola. Di una tutta di cerata orrenda, color verdino mal di stomaco, che ho odiato talmente tanto mia mamma per anni per avermela comprata.


Erano gli anni in cui tutto scorreva lento e il futuro era incerto.


"In ogni caso il mondo è libero di andare dove vuole tanto quanto esattamente io sono libero di andare dove voglio".


Da "Sulla felicità a oltranza" - Ugo Cornia

Down the Garden Path


Ritrovarti


dentro al suono silenzioso di un abbraccio


nel tacito battito di questi due cuori.


E sguardi


fatti di parole che slittano


e rotolano


slavine di rabbia e rancore


che lentamente si sciolgono.


E in quell'istante


non voler mai perderti.

domenica 5 ottobre 2008

 

DISCORSI SCOMODI





E' che io, quando lei fa certi discorsi, un po' mi incazzo. Mica che non abbia ragione, eh, però potrebbe anche evitare. Lo so bene anche da sola che è meglio che non metta al mondo dei figli. Solo che se io ho queste insicurezze, questa poca stima di me, è perchè, per 26 anni, qualcuno non mi ha rassicurata abbastanza sulle mie potenzialità in questo campo. Come, se lei fosse stata una buona madre. Per carità! Chi lo è? Eppure, quella frase, detta così, tra l'ironico e il serio, quel “Te è meglio che per il bene di quella creatura e dell'universo intero, un figlio non lo faccia!” a me un po' ha fatto male. Perchè da lei, magari, un minimo di fiducia me l'aspettavo...proprio lei deve parlare? Ma ve bene, ecco. Condivido, eh. Confermo. E' che l'altro giorno, studiando, ho scoperto che, per la legge della reincarnazione, il figlio sceglie i propri genitori. E allora penso che, se mai un giorno dovessi cambiare idea in merito, il pensiero che questa piccola anima abbia scelto proprio me come genitrice, potrebbe rendermi consapevole che questa creatura abbia riposto una certa fiducia nelle mie capacità di crescerla. E allora, a quel punto, potrei forse deluderla? Io lo so che sta cosa dei figli in questo blog è un tema ricorrente. Vi svelo un segreto, allora. Io, l'istinto materno, me lo sento, eh. Ma poi ci sono tutte quelle complicazioni concrete (a partire tipo dai 9 mesi di attesa, dall'atto stesso del parto, fino poi ad arrivare alla praticità delle mie paturnie e fisse e ipocondrie e crisi d'ansia che di certo non mi permetterebbero di crescere a dovere un bambino). Però, ecco...diciamo ancora la verità. Se una cicogna me lo portasse già confezionato, evitando, così, il processo base per avere un figlio (ahem...non quello base base...ecco, diciamo il processo successivo al concepimento!), io un pensierino in più potrei anche farcelo. Forse anche per poter dire a mia madre, una volta nella vita, che di me non ha proprio capito niente.

sabato 4 ottobre 2008



"Mia piccola Amelie. Lei non ha le ossa di vetro, lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione, con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci. Accidenti a lei!" 


 


Che se io non avessi guardato questo film, in un giorno all'inizio di luglio, questa frase non me la sarei ricordata...e allora ho guardato la scena finale piangendo...il vecchio dalle ossa di vetro aveva ragione...non si devono lasciare scappare certe occasioni. E mentre riguardo l'ultima scena, con la testa appoggiata sul suo petto, mi commuvo, si, ancora....ma questa volta è una questione di felicità. 


venerdì 3 ottobre 2008

PAROLE E FATTI



Una volta conoscevo una persona che mi ha detto che le parole non contano. I fatti si, quelli contano. Le parole no. Con le parole si può fare quello che si vuole, con i fatti no. Ecco, io non sono mai stata tanto d’accordo con la filosofia di questa persona qui. Perché per me le parole contano. Sarà che io le uso sempre, costantemente, io sono una persona che si esprime più che altro con le parole, in prosa, a volte, parafrasando altre…oppure semplicemente tirando fuori quello che infastidisce e quello che mi rende felice. Io le parole le uso. Le scrivo, le parlo, le leggo. I fatti, spesso e volentieri, sono anche collegati alle parole…ma io sono una persona che coi fatti non ha un bel rapporto. La praticità negli affetti mi piace poco. I fatti…dipende quali sono i fatti…insomma, come si fa a far capire coi fatti ad una persona che la si ama? Perché con le parole io ci riesco bene…coi fatti un po’ meno. Io non lo so come si fa. Se abbraccio quella persona, se la bacio…è un fatto? Se quando ha bisogno ci sono, magari non fisicamente ma anche solo come sostegno a distanza, è un fatto?...Quali sono i fatti con cui si dimostra il bene/l’amore/l’affetto che si prova nei confronti di qualcuno?...Io non lo so. E allora delle volte ho paura di dare troppo poco. E mi viene il sospetto che, forse, quella persona che conoscevo non aveva tutti i torti…I fatti parlano più delle parole stesse.

giovedì 2 ottobre 2008

Io quando si arriva circa a metà settimana divento irrequieta. Sento come se mi mancasse qualcosa…in realtà so cosa mi manca e di solito basta aver pazienza. Però, appunto per il fatto che già di base, in questo periodo della settimana, divento un po’ nervosa, basta anche solo una piccola cosa a farmi saltare in aria. E allora succede che salto in aria (che detta così sembra che salti davvero in aria…in realtà ho il culo che mi tiene ben zavorrata a terra!). Comunque, dicevamo, salto in aria. Mi incazzo…mi incazzo per qualcosa…che io ci metto niente ad incazzarmi per le cose in generale, poi in questi giorni qui ancora di più. E allora, tutto quello che mi manca, tutto quello per cui di solito basta aver pazienza, mi sa che questa volta qui me lo sogno e basta. Che per questa volta qui, e se tutto va bene anche per quelle a venire, visto l’andazzo, mi sa che dovrò farne a meno. Bene, che dire…ognuno fa le sue scelte.

mercoledì 1 ottobre 2008

RUBRICA: LE CANZONI CHE ASCOLTAVO DA ADOLESCENTE


Io ho sempre adorato Daniele Silvstri. Nella mia memoria, ricordo ancora quanto mi era piaciuto a quel famoso Festival di San Remo dove cantò L'uomo col megafono. Però io lui ho cominciato ad approfondirlo dopo che una volta, in radio, avevo sentito "Un giorno lontano"...che a me piaceva un casino e me la sono ascoltata a ripetizione per non sono quanti anni. L'ascolto ancora oggi se sono triste. Purtroppo non ho trovato nulla su youtube di questa canzone qui...perchè non era molto famosa. Però, nello stesso album, Il Dado, c'erano un sacco di canzoni che sicuramente conoscete anche voi. Strade di Francia, Banalità...e, soprattutto, Cohiba. E siccome anche questa canzone qui ha fatto parecchio da colonna sonora alla mia adolescenza, bè, posto questa...perchè poi Cohiba è ben bella, eh...e certe cose non tramontano mai. Ecco, adesso Daniele mi piace un po' meno, questo devo dirlo. Nel commercializzarsi ha un po' perso...però so che dentro, il suo spirito, è lo stesso di quando cantava questa canzone qui.


Hasta siempre!


 


 

IO DA OGGI RAGIONO IN ESSIG





Io da oggi non ragiono mica più in CICS, no no, da oggi ragiono in ESSIG. Che poi se io vi parlo di essig e di cics voi mi sa che non ci capite mica niente. Mica per un fatto di ignoranza, mai mi permetterei, ma questi due sono programmi che usiamo noi al lavoro. In realtà, adesso che ci penso, hanno tutte le potenzialità per diventare i soprannomi dei miei gatti, ESSIG lei e CICS lui...così, perchè suonano bene. Ad ogni modo, ecco, quando per 6 anni sei abituata a lavorare con CICS, tanto abituata che conosci ogni anfratto di quel programma, che le polizze le fai ad occhi chiusi, che conosci tutte le strategie per fare il prima possibile e così, da un giorno all'altro ti ritrovi a lavorare con il sofisticatissimo ESSIG, un po' di tiraculo ti viene. Che mi era stata concessa giusto un'oretta per visualizzare il tipo di programma la settimana scorsa...e questa mattina, tatan!!! ESSIG è il tuo nuovo mondo lavorativo! Che, obbiettivamente, non è male come programma, che ci si giostra anche bene, secondo me, una volta che ci si prende la mano. Ma è prenderci la mano il problema. Ho mandato a casa almeno 5 clienti...un po' perchè non riuscivo io a destreggiarmi, un po' perchè il programma è andato a puttane almeno 8 volte oggi. E così non si riusciva a lavorare. E allora oggi mi sono anche incazzata, per la prima volta in 6 anni ho urlato con una cliente. Io sono una che ingoia e fa la voce gentile. Poi magari butto giù il telefono e ti mando affanculo, però cerco di farti ragionare senza perdere le staffe...mai. E' che questa oggi mi ha telefonato perchè il marito era passato tipo già due volte e, per l'ennesimo blackout di rete, io non sono riuscita a fargli una sostituzione per le 17. Me ne ha dette di tutti i colori...tra le altre cose, quando ha chiamato lei, avevo già risolto il problema e stavo già facendo la polizza della sua cazzo di macchina...e avevo appena avvisato il marito. A quel punto le ho detto che non sono onnipotente, che se il programma non funziona non funziona, non è che io possa fare i miracoli...oddio, forse potrei anche, ma mi pagano troppo poco perchè possa anche solo provarci e mettermi di impegno! Dopo 20 minuti che sbrodolava rabbia, le ho detto che se voleva la polizza per le 17.40 doveva lasciarmi lavorare e lasciar li di rompere i coglioni (non le ho detto proprio così, ma il senso era quello...che anche se mi arrabbio, con i clienti non uso le parolacce, che dopo si scende al loro livello!). Ha taciuto e io ho fatto quello che dovevo fare. Richiama dopo una ventina di minuti e mi chiede scusa. Io le chiedo scusa e mi sono anche messa a piangere in silenzio. Mica per lei...quanto per tutto il nervoso che ho patito oggi. Che uno non ci pensa, che lo so che tutti si incazzano con le assicurazioni perchè sono da pagare, perchè dite che non vi pagano mai e tutte quelle menate li! Ma noi si lavora, cazzo, si lavora anche troppo...si lavora per uno stipendio di merda e non ci pagano gli straordinari. Io quel lavoro li continuo a farlo perchè mi piace e mi è sempre piaciuto, perchè le persone, di norma, mi piacciono, perchè per 6 anni ho avuto pazienza. E anche se adesso quella pazienza la sto perdendo, resisto perchè è il mio lavoro. La prossima settimana, però, mi faccio ricoverare per esaurimento nervoso...perchè io non duro mica molto in queste condizioni!


Che ESSIG sia con voi