lunedì 7 settembre 2009

foto dal web


Aspettavi il treno delle otto,


chiusa in un cappotto grigio.


I tuoi occhi erano di uno strano ceruleo


e i capelli biondi nascosti da un cappellino


stile anni trenta.


Al collo portavi una sciarpa


e i suoi colori,


per un istante,


hanno portato alla memoria


luoghi magici che vedevo solo nei sogni,


da bambino.


C'era la nebbia quel mattino.


Mi guardavi distratta


e, di tanto in tanto,


spostavi lo sguardo


dalla punta dei tuoi stivali di pelle


alla punta dei miei mocassini marroni.


Sentivo il rumore delle onde in lontananza,


potevo immaginare l'odore


del mare in tempesta.


Arrivò il treno,


il nostro treno.


E mentre salivo sul predellino


tirasti la manica della mia giacca.


Un sorriso di denti bianchissimi,


una fitta al mio povero cuore.


"Le maree sono più facili da dipingere


se vedi il sole specchiarsi ad un muro"


dicesti.


La scia del tuo profumo


si dissolse tra la folla.


La mia unica certezza


era che quel viaggio lo avrei fatto da solo.


Il mio unico tormento


l'essermi chiesto


per tutta la vita


cosa avessi voluto dire


e se mai,


un giorno,


avrei potuto capirlo.

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