Aspettavi il treno delle otto,
chiusa in un cappotto grigio.
I tuoi occhi erano di uno strano ceruleo
e i capelli biondi nascosti da un cappellino
stile anni trenta.
Al collo portavi una sciarpa
e i suoi colori,
per un istante,
hanno portato alla memoria
luoghi magici che vedevo solo nei sogni,
da bambino.
C'era la nebbia quel mattino.
Mi guardavi distratta
e, di tanto in tanto,
spostavi lo sguardo
dalla punta dei tuoi stivali di pelle
alla punta dei miei mocassini marroni.
Sentivo il rumore delle onde in lontananza,
potevo immaginare l'odore
del mare in tempesta.
Arrivò il treno,
il nostro treno.
E mentre salivo sul predellino
tirasti la manica della mia giacca.
Un sorriso di denti bianchissimi,
una fitta al mio povero cuore.
"Le maree sono più facili da dipingere
se vedi il sole specchiarsi ad un muro"
dicesti.
La scia del tuo profumo
si dissolse tra la folla.
La mia unica certezza
era che quel viaggio lo avrei fatto da solo.
Il mio unico tormento
l'essermi chiesto
per tutta la vita
cosa avessi voluto dire
e se mai,
un giorno,
avrei potuto capirlo.
Nessun commento:
Posta un commento