Oggi sono una formica...e se nella storia della cicala e della formica che tutti conosciamo, la cicala rimane inculata (ops, scusate il francesismo!), io penso sia peggio essere formica. La cicala canta, si gode la vita. La cicala vive giorno per giorno e non pensa al domani. Non è previdente, la cicala. La cicala coglie l'attimo, se la spassa...è un'epicurea la cicala. Amante del divertimento e senza pensieri. La formica, al contrario, lavora, pensa al futuro, pensa all'inverno e a come farà a sopravvivere. Mette da parte, si fa un mazzo tanto, si preoccupa di come sarà. Non ha un attimo per svagarsi, si rimbocca le maniche e al massimo canticchia raccogliendo i chicchi. Ovviamente è tutta una metafora. Non è una questione di lavorare sempre...è una questione mentale. Vorrei essere ancora cicala, come una volta. Vorrei morderla questa vita, non preoccuparmi di quello che sarà. La vita è breve...me ne accorgo leggendo i giornali, me ne accorgo ogni giorno...eppure mi preoccupo di come sarà un domani. Metto da parte, le mie conoscenze, le mie energie perchè potrebbero servirmi domani. Ma se non ci fosse un domani? Avrei riservato a me stessa la possibilità di vivere cantando, di vivere senza pensieri, di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. Vorrei essere una cicala...odio essere una formica. Vorrei essere una cicala che si ripara all'ombra dell'erba, e che, anche se sa che in inverno morirà di fame, non smette di vivere come piace a lei.

lunedì 24 agosto 2009
mercoledì 12 agosto 2009
Sono cresciuta
seduta sull'erba,
su sassolini appuntiti
che bucavano la carne
ignorandone il dolore.
Sono cresciuta
aggrappata ai rami
di alberi in fiore
graffiandomi le mani
sulla ruvida corteccia.
Sono cresciuta
con l'odore di pesca
albicocca e ciliegia
nelle narici,
col profumo del sole
nei campi di grano.
Ho toccato la neve fredda,
ho camminato scalza
sulla terra arida.
Sono cresciuta
con cieli stellati negli occhi
con il canto del cuculo
e nugoli di formiche
tra le dita.
Sono fatta di albe e tramonti,
miagolii di gatti randagi
lamenti di cani zoppicanti
raccolti dalla strada.
Sono cresciuta
calpestando papaveri,
rincorrendo farfalle
e catturando cavallette.
Sono cresciuta
nascosta in una casina di legno,
con una sola finestra
e le tende rosa
un lucchetto arrugginito
chiudeva la porta.
Sono cresciuta
saltando pozzanghere
col fango sulle scarpe
e i pantaloni bagnati.
Sono cresciuta
camminando per vie
illuminate dalla luna,
disturbate dal canto dei grilli.
Sono cresciuta
e sono il riflesso di quello che ero.
Foto mia
domenica 2 agosto 2009
RICOMINCIO DA QUI
Ok, facciamo un respiro profondo e andiamo avanti. Andiamo avanti perchè avanti si deve andare, perchè la vita continua e dovremmo cercare di arrivare il più integri possibile alla fine...almeno, questo è l'obbiettivo che mi sono data. Arrivare alla fine senza tante storie. Tanto ci tocca vivere. E allora tanto vale cercare di farlo nel modo più sereno possibile. sono più di due settimane che non scrivo. Non so se sono stata così poco presente sul blog come in questo periodo, però sono due settimane che non scrivo. In queste due settimane non sono stata bene, e di scrivere non mi andava. Ho passato momenti in cui non smettevo di piangere, serate dal caldo insopportabile e dal mal di stomaco continuo, mattine in cui doveva venire mia madre a raccogliermi dal pavimento del bagno, ad asciguarmi le lacrime e a portarmi al lavoro. No, decisamente non sono stati giorni facili. Il caldo mi taglia le gambe, mi fa venir voglia di morire. Ma abbiamo detto che dobbiamo continuare a vivere, e allora facciamo qualcosa. E in questo fare qualcosa è anche compresa l'assunzione di paroxetina gentilmente prescritta dal mio medico di base. A parte i primi giorni di nausea costante e voglia di suicidarmi, direi che sta iniziando piano piano a fare effetto. Odio prendere medicinali, e così ho cambiato anche analista. Dopo due anni emmezzo con la solita, mi sono resa conto di non essere arrivata neanche lontanamente al nocciolo del problema e non solo di non averlo risolto, ma neppure di averlo capito. Quindi, si è cambiato. Mi dicono che una terapia per sistemare persone con la mia patologia dovrebbe durare pochi mesi...io sono stata in cura quasi tre anni...e in quei tre anni ho avuto momenti in cui sono stata bene...ma da qualche mese bene non sto più. Non so quale sia il punto. Ho solo deciso che vorrei vivere una vita normale. Come tutte le donne della mia età. Non dico di andare a ballare, non mi piace andare a ballare, ma almeno di riuscire a fare le cose base, di andare ad una cena di compleanno, di riuscire ad entrare in un supermercato senza fare le cose di fretta, di poter visitare posti, fare viaggi in macchina, e magari anche in aereo. Partirei dall'Italia...abbiamo luoghi magnifici e io non ho la forza per andarli a vedere. Non va bene. Non è così che deve andare. Voglio una vita decente. E allora ho avuto il primo incontro con la nuova psicologa...mi è piaciuta molto di primo impatto. Mi ha fatto delle domande, mi ha chiesto un sacco di cose, mi ha spiegato a grandi linee la sua terapia. E mi ha chiesto se voglio sapere da dove deriva il problema o se semplicemente voglio star bene. Non so...a questo punto mi va bene anche sistemarmi e basta. che cosa me ne frega da dove deriva tutto? Voglio solo respirare. I momenti bui ci sono per tutti, i momenti di tristezza, di sconforto...per carità, non voglio sempre essere felice e contenta...ma non voglio farmi prendere dal panico sempre, non voglio avere le gambe di marmo e lo stomaco in subbuglio tutte le volte che devo affrontare qualcosa che per le persone normali è routine. Voglio solo stare bene. E intanto aspetto settembre, aspetto l'aria fresca, aspetto di riuscire a dormire. Per il momento mi sono accontentata di un week end sul mio monte, dove ho sfruttato tutte le ore possibili per il riposo. Voglio essere una persona diversa, per me, per chi mi sta vicino, per mia madre che non ha certo bisogno di occuparsi anche di me in questo periodo. Voglio vivere una vita tranquilla. Chiedo troppo?