Ci sono speranze nel nostro cuore che non muoiono mai...
Quand'ero piccola, in genere sotto le feste di Natale, mi mettevo seduta sul pavimento e piangevo. Piangevo perchè sapevo che c'era gente che soffriva, bambini che non avrebbero ricevuto regali, persone che probabilmente non avrebbero mangiato neanche quel giorno. Mi sedevo, piangevo e pregavo. Pregavo perchè volevo che la guerra, almeno per quel giorno finisse, perchè volevo che il Natale fosse Natale per tutti...nessuno escluso. Dentro di me immaginavo una tavolata che girasse intorno al mondo...una tavolata unica, composta da un melting pot di colori e persone...un giorno di pace e gioia comune...Forse, se fossi stata una bambina normale, avrei pregato affinchè Babbo Natale mi portasse la Barbie Tropici...e invece no. Una volta, e lo ricordo bene, mancavano un paio di giornii alla vigilia...ero a letto, presa da pensieri sui bambini meno fortunati di me...e, ad un certo punto, piangendo, corsi in cucina da mia mamma, col mio gatto di peluche in mano (la cosa a cui tenessi di più...lo giuro!!) e tra le lacrime le dissi “voglio dare questo micio a chi ne ha più bisogno...io ne posso avere altri!”...e mia mamma, forse stupita di vedermi così, disse che poi gli altri bambini avrebbero litigato per averlo...e non era giusto. Tornai a dormire, un po' amareggiata, ma anche un po' contenta per non dover rinunciare al mio gatto!Ma i bambini sono tutti un po' così...hanno una sensibilità che crescendo si perde. Hanno quel senso dell'essenziale e del minimo necessario (oddio, non tutti...), e forse riescono a capire meglio mettendosi nei panni di alri bambini. Sto divagando, e perdendo il filo, come sempre. Ecco, dicevamo...avevo sempre il pallino delle persone che soffrivano la fame...Un pomeriggio ero dai nonni e stavo giocando con la cugina Silvia. Avevamo un'amica immaginaria e andavamo al ristorante. Servendo le porzioni, non misi nulla nel piatto dell'amica...e mia cugina disse “Ma poverina, e lei rimane senza mangiare?”....scoppiai a piangere e da quella volta comincia a non sopportare il termine “poverina”...eh, che ci vogliamo fare...pazzoidi si nasce!
Tutto questo per dire che ancora mi rendo conto di aver tenuto, infondo infondo, una buona dose di quella sensibilità, di sperare sempre in quella tavolata intorno al mondo, di svegliarmi una mattina e trovare solo pace. E non sentire più la parola “Fame”, non sentire più la parola “sofferenza”. Vorrei guardare gli occhi di un bambino e vederli sorridere...e non usare più la parola “pianto”. E, a questo punto, mi piacerebbe tanto che non esistesse neanche il termine “utopia”...mah, ahimè, per quella ci si può far poco!!
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