mercoledì 14 settembre 2011

PER TE










Quanti denti mi hai tolto, nonna? Te lo ricordi? Ci pensavo ieri, non so perchè, mentro era a letto e stavo per addormentarmi. Quante volte, scottex alla mano, con fare deciso, mi sei venuta vicino, mi hai fatto aprire la bocca tranquillizzandomi dicendomi che avresti solo guardato e poi, all'improvviso, zac...il mio dente non era più nella mia gengiva me nel tuo fazzoletto?! Quante volte, nonna, mi dicevi di metterlo sotto al cuscino che il giorno dopo il topolino mi avrebbe portato i soldini? E poi, di nascosto, mi mettevi dicimila lira in mano e piano dicevi "comprati il gelato". Anni dopo continuavi a farlo, ma la frase era cambiata in "Non comprare le sigarette, però". Tanto lo sapevi che li avrei spesi lì! Nonna, lo sai, stamattina ti ho sentita ancora. Stavo facendo colazione e il mio latte di soia col caffè d'orzo e i fiocchi di mais aveva, non so come, lo stesso sapore del caffè e latte col pane che mi facevi tu. Mi sono messa a piangere. Questa colazione mi ha riportato un sacco di ricordi di te. Eppure, mentre le lacrime si mischiavano al latte, ho provato a pensare all'ultima volta che ti ho vista. Che ho visto te com'eri, non come sei diventata dopo la malattia. L'ultima volta che ho sentito te come la donna tenace che eri, con la grinta che avevi. Non mi è venuta in mente. Ricordo le tue facce storte davanti ai pochi maccheroni che riuscivi a mangiare, li contavi...erano sette, me lo ricordo bene. Sono dovuta correre in bagno per nasconderti che stavo iniziando a piangere. Gli ultimi tuoi giorni non riesco a dimenticarli. Lo sai che cerco di tirare fuori il tuo nome il meno possibile? Sei diventata un argomento tabù. Se ti nomino ho sempre paura di ferire qualcuno. E tu sai di che qualcuno parlo. L'altro giorno lei ha visto una foto di me e te insieme. E' scoppiata in un pianto isterico. Manchi. Manchi tanto anche a lei. Ma questo è un discorso vostro, un argomento che dovreste trattare voi due. Io adesso voglio parlare per me. 



Pensavo al tuo nome. Silvana. Sai, non l'ho mai preso in considerazione, mi è sempre sembrato così desueto. Eppure suona bene. Mi ricorda "la pioggia nel pineto"...piove sui nostri volti silvani...Mi da questa fresca sensazione di boschi, di tangibile e reale. Nel tuo nome c'è la natura, il vero, il concreto. Mi ricorda anche qualcosa di magico e fatato, un'ombra, un riparo. Il tuo nome, per me, nonna, è un rifugio. Eri tutte queste cose messe assieme. Vera quanto un faggio, un luogo dove si trovava sempre un nascondiglio.



Eppure non sei mai stata una persona affettuosa. Non ricordo una carezza, un bacio o un abbraccio datomi da te per prima. Ero sempre io ad avvicinarmi. Il tuo amore lo dimostravi in un  modo diverso. Il tuo amore, per esempio, era il cibo. Mi facevi mangiare tutto fino a quando non ti dicevo "nonna, basta, sto per vomitare!". Sai, ti immagino adesso, mentre prepari tagliatelle e lasagne per tutti quelli che sono lì con te. E posso anche vedere un bambino che da sotto il tavolo ti rubo un tortellino crudo e se lo mangia di nascosto. Lo so che lo hai visto. E so anche che farai finta di niente. 



Il tuo amore nei piccoli gesti. Nella coperta che mi mettevi sulle spalle anche il 15 di agosto se mi addormentavo sul tuo divano. "Vally, lo vuoi il caffè?" (la tua voce la sento ancora) quando mi svegliavo. Sapevi che non lo bevevo, eppure non mancavi mai di chiedermelo, perchè avrei potuto cambiare idea, prima o poi. Ma tu hai mai capito che anche io ti volevo bene? So che non sono stata una nipote molto presente. Qualche telefonata, una visita di sfuggita uscita dal lavoro, o qualche pausa pranzo passata a mangiare il tuo minestrone o i tuoi tagliolini al salmone. 



Nonna, lo sapevi che ti volevo bene? Lo sai che te ne voglio ancora? Non vengo mai al cimitero, lo so. Ti ho portato solo un girasole una volta. Ti piacciono i girasoli? Li  mettevi sempre nei mazzi di fiori che mi regalavi per il compleanno. Non è venire a piangere sulla tua tomba che ti dimostra che ti amo. Ti penso comunque ogni giorno. Ti parlo quando sento che sei qui vicina. Adesso, mentre scrivo, mi sei dietro, hai gli occhiali e stai guardando cosa viene fuori da questa penna. Vorrei che potessi parlarmi. Vorrei che mi dicessi davvero che stai bene e sei serena. Vorrei che tutte queste convinzioni che ho sulla vita dopo la morte fossero vere. 



Nonna, come stai adesso? Hai ancora la tua bella lingua lunga? Fai ancora la bravina? Lo sai, quando alzo la cresta e mi arrabbio con Fabio, lui mi dice sempre "sei proprio uguale alla tua nonna". Non mi offende, non mi offende per niente. Anzi, penso che vorrei avere non so quanto il tuo carattere combattivo. Magari fossi come te! 



Nonna, mi manchi. Questa lettera non può andare avanti all'infinito, ma ti giuro che di cose da dirti ne avrei ancora tante. Allora ti dico che mi manchi, mi manca il tuo russare quando ti addormentavi sulla sedia in cucina. Io ti guardavo, ti svegliavi e facevi finta di niente. Mi mancano i tuoi maglioni di pile colorati (barnussi li chiamavi te). Mi manca lo sciacquio dei piatti, l'odore del caffè il giorno di Natale, i tuoi fagiolini con l'aceto, li facevi solo per me. Mi manca essere presa in giro, le tue battute su di me. Chissà cosa avresti da dire oggi...oggi che, forse, da dove sei, hai capito chi sono e come sono davvero. Mi manca saperlo.